Glaucoma colpisce 2% italiani,patologia spesso sottovalutata – Medicina


Una patologia che colpisce il 2%
della popolazione italiana, quasi un milione e 200mila persone,
e la cui diagnosi, troppo spesso, arriva in ritardo: eppure
prevenirlo sarebbe possibile. E’ il glaucoma, al centro del
congresso internazionale dell’Associazione italiana per lo
studio del glaucoma (Aisg) che si è aperto oggi a Milano (fino
al 16 marzo). “Chi ha più di 40 anni – spiega il professor
Stefano Miglior, Ordinario di Malattie dell’apparato visivo
presso la Bicocca di Milano e presidente dell’Associazione
italiana per lo studio del glaucoma – dovrebbe sottoporsi a una
visita oculistica. Solo così si può accertare la presenza di
questa patologia che purtroppo non dà sintomi e quando li dà è
spesso troppo tardi. La visita presso uno specialista permette
dunque di verificare se vi sono segni della malattia e procedere
dunque a ulteriori accertamenti. Altre soluzioni sono del tutto
inefficaci. Si dice che un’elevata pressione oculare possa dare
un’indicazione abbastanza veritiera ma non è così. E anzi
affidarsi a questo parametro potrebbe essere persino
fuorviante”.

   
Il parametro di cui si parla spesso riguarda la pressione
oculare che, se superiore a 21, potrebbe indicare che quel
soggetto è a rischio: “Ma non è così -ricorda Miglior. Ci sono
persone colpite da questa patologia che hanno una pressione
normale. Se ci si lascia condizionare da questo falso mito, si
rischia che il soggetto, con una pressione normale, possa
sentirsi fuori pericolo e magari decida di non farsi mai
controllare da un oculista. Senza sapere che invece potrebbe già
essere affetto dalla malattia o potrebbe svilupparla nel tempo.

   
Si stima che il 20/25% dei pazienti con glaucoma hanno una
pressione oculare del tutto normale. Test diagnostici adatti ad
operare un adeguato screening della popolazione non esistono, e
farsi esaminare, da una certa età in poi, è l’unico modo per
stare tranquilli”. “La pressione oculare elevata, la miopia, la
bassa pressione arteriosa e la familiarità -ricorda il professor
Michele Iester, Ordinario di Malattie dell’apparato visivo
presso l’Università di Genova- sono i più importanti fattori di
rischio di questa patologia. Ma chi è miope o chi ha casi di
glaucoma in famiglia è portato a farsi visitare da uno
specialista perché sa di essere a rischio. Il problema riguarda
il resto della popolazione che invece sottovaluta il pericolo e
non si sottopone ai dovuti controlli”.

   

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www.ansa.it 2024-03-14 18:45:20

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