Aifa, studi televisivi dove si parla di aborto: perché non ci sono mai donne?


Bruno Vespa che invita a parlare di aborto solo uomini, il nuovo Cda di Aifa tutto al maschile. Due coincidenze o una chiara tendenza a voler escludere le donne? Sposano la seconda possibilità le professionista di Women For Oncology Italy che parlano di ostinazione incomprensibile di scegliere solo uomini e di offesa alle professioniste donne della sanità e della ricerca, che l’Associazione non è più disposta a tollerare.

Una volontà scientifica di escludere le donne

“A questo punto il dubbio diventa legittimo: che ci sia una volontà precisa, quasi scientifica, di escludere le donne. Altrimenti non si spiega. Stavolta ci rivolgeremo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella”. Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy, commenta l’ennesimo tavolo decisionale tutto ‘al maschile’: il CdA dell’Aifa-Agenzia Italiana del Farmaco, che si è riunito per la prima volta in questi giorni dopo la nomina del suo nuovo presidente. E nel quale spicca, come sempre, la vistosa assenza di componenti donne. “Ormai abbiamo perso il conto di tutte le volte in cui solo uomini sono stati chiamati a far parte di tavoli tecnici di rilevante importanza – continua Berardi – L’ostinazione con cui si continua a farlo ignorando la grande componente femminile su cui si basano la professione medica e il mondo della ricerca lascia a questo punto pensare che ci sia davvero una volontà scientifica, quasi provocatoria, di proseguire su questa strada. Non si può più restare a guardare: ci mobiliteremo presso le massime cariche dello Stato affinché si prenda atto istituzionalmente di una prassi anacronistica che non è più tollerabile”.

I precedenti non mancano

I precedenti non mancano: quello più clamoroso meno di un anno fa, con l’istituzione del Tavolo tecnico ministeriale per la revisione degli standard della medicina del territorio, con i suoi 18 componenti tutti uomini. Salvo poi fare retromarcia trasformandolo in un tavolo-monstre di 76 membri pur di far rientrare ‘dalla finestra’ esperte e studiose accanto ai colleghi maschi. “Non servono soluzioni tampone  – continua Domenica Lorusso, vicepresidente dell’Associazione W4O Italy – che tentano di porre rimedio ad un danno già fatto. Occorre lavorare prima su meccanismi decisionali ‘al maschile’ che, anche statisticamente parlando, non rispecchiano la realtà dei fatti: il mondo della salute è in maggioranza netta composto da donne e la stessa ricerca scientifica va avanti con il contributo importante di scienziate donne. Possibile non ce ne sia mai una adeguata a ricoprire questi ruoli? La domanda è retorica, ma le risposte non arrivano: per questo abbiamo scritto a Giorgia Meloni, come Presidente del Consiglio e donna capace, e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella quale garante delle istituzioni, per chiedere un incontro su questo tema. Siamo pronte a mobilitarci in ogni sede come Women For Oncology e abbiamo già il sostegno di molte altre associazioni pronte ad affiancarci in questo percorso”.

Fuga femminile di cervelli

Un percorso che diventa estremamente urgente, anche per evitare la continua fuga di cervelli ‘al femminile’ che sta privando il nostro Paese di professioniste di primissimo piano. Ne sa qualcosa la past-president di W4O Italy, Marina Chiara Garassino, da anni negli USA per poter svolgere il suo lavoro a livelli che l’Italia non le ha saputo garantire: “Purtroppo in Italia non si lavora in modo coerente per la parità di genere nel nostro settore – commenta Garassino, oggi Professor alla University of Chicago – e molte professioniste, me inclusa, hanno lasciato il Paese soprattutto per questo motivo. Chi si impegna per la parità ottiene risultati in questo senso, penso a ciò che accade nelle Università americane, dove il sistema meritocratico è reale. La missione della nostra Associazione è proprio quella di reagire di fronte a questo problema per aprire la strada alle altre colleghe, specialmente le più giovani che ci guardano come modelli nonostante le difficoltà che noi stesse abbiamo dovuto affrontare per perseguire le nostre carriere”.



www.repubblica.it 2024-04-19 14:12:26

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