Sclerosi multipla, la terapia sottocute è efficace come quella endovena


Due iniezioni sottocute da 10 minuti l’una, due volte l’anno. Per le persone con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva (SMR o SMPP) la terapia potrebbe notevolmente semplificarsi. Lo dimostrano i dati presentati al 76° congresso annuale dell’American Academy of Neurology (AAN), dal 13 al 18 aprile a Denver, su una delle molecole più innovative nel campo della sclerosi multipla, ocrelizumab.

Il farmaco

Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato pensato per colpire i linfociti B CD20-positivi, un tipo specifico di cellula immunitaria che si ritiene sia uno dei maggiori responsabili del danneggiamento che la malattia provoca al sistema nervoso. Un danno che può causare disabilità. Nella sua formulazione endovena, ocrelizumab viene somministrato in infusione ogni sei mesi, ogni volta con una seduta che dura circa 2 ore. La nuova formulazione, invece, utilizza una ialuronidasi PH20 umana ricombinante proprietaria, un enzima che degrada a livello locale e temporaneamente l’acido ialuronico presente nello spazio sottocutaneo. In altre parole “fa spazio” al farmaco aumentando la permeabilità del tessuto sotto la pelle. Il risultato è che bastano 10 minuti per somministrare la terapia.

Lo studio

I risultati presentati a Denver si riferiscono allo studio di fase III Ocarina II e hanno evidenziato che l’efficacia dell’iniezione sottocutanea è in linea con quella dell’infusione endovenosa, dimostrando una soppressione quasi completa dell’attività infiammatoria (97%) e delle lesioni alla risonanza magnetica (97,2%) nel corso di 48 settimane.

“I risultati aggiornati dello studio sottolineano ulteriormente i benefici potenziali di ocrelizumab sottocute per i pazienti con forme sia recidivanti che progressive di SM” ha affermato Scott Newsome, D.O., autore principale, Johns Hopkins University School of Medicine. “I pazienti trattati con ocrelizumab sottocute hanno manifestato una soppressione adeguata dei linfociti B e una soppressione quasi completa dell’attività di malattia infiammatoria. Questi risultati dimostrano le potenzialità di ocrelizumab sottocute come opzione terapeutica in grado di rispondere alle specifiche esigenze delle persone affette da SM e degli operatori sanitari”.



www.repubblica.it 2024-04-19 14:36:42

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