Tante iniziative per la Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico


Contro il tumore ovarico serve un’azione globale. Lo ricorda l’Ovarian Cancer Coalition in occasione dell’8 maggio, la Giornata Mondiale di sensibilizzazione verso questa neoplasia che secondo le stime arriverà a colpire 12 milioni di donne nel mondo entro il 2050. Una Giornata a cui aderisce anche l’Italia, dove ogni anno si registrano circa 6 mila nuove diagnosi: “Condividiamo l’iniziativa che si concentra sul superamento delle disparità e delle disuguaglianze tra le pazienti – afferma Sandra Balboni, Presidente dell’associazione Loto Odv – L’innovazione e la ricerca medico-scientifica stanno portando allo sviluppo di nuovi trattamenti anti-tumorali. Risultano solitamente molto efficaci, più personalizzati rispetto alle precedenti cure e sono in grado di dare nuove chance a migliaia di donne. Vanno però resi disponibili per tutte le donne che devono affrontare questa difficile malattia”. 

I fattori di rischio

Il tumore ovarico è una patologia molto complessa, come ricorda anche Rossana Berardi, Presidente del Comitato Scientifico di Loto OdV e Tesoriere Nazionale AIOM-Associazione Italiana di Oncologia Medica: “Presenta delle caratteristiche morfologiche molto eterogenee e si suddivide in diversi sottogruppi. Le condizioni di rischio sono soprattutto i fattori endocrini: tra questi i più frequenti sono la nulliparità, l’infertilità oppure una prima gravidanza sopra i 35 anni. Esistono poi altri fattori come quelli genetici e quelli legati alla presenza di alterazioni associate ad un incremento del rischio oncologico. I più importanti sono le mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2 che svolgono un ruolo anche nei tumori mammari e prostatici. Al contrario invece la multiparità, l’allattamento al seno e un prolungato uso di contraccettivi orali riducono il rischio d’insorgenza”. 

“Fino a pochi anni fa non avevamo nessuna possibilità di fare prevenzione nei confronti del carcinoma ovarico – aggiunge Giovanni Scambia, ordinario di Ginecologia e ostetricia all’Università Cattolica e direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS -. Oggi invece gli avanzamenti nella conoscenza della genetica di questo tumore ci consentono di identificare le persone a rischio”. “Per questo motivo abbiamo realizzato al Gemelli un ambulatorio dedicato a diagnosi e follow-up delle pazienti con predisposizione genetica”, sottolinea Anna Fagotti, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università Cattolica e Direttore UOC Carcinoma Ovarico del nosocomio. 

Le iniziative per la Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico

Sempre nell’ambito della Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, per le pazienti in cura  presso il reparto di Ginecologia Oncologica del Policlinico Gemelli è nato oggi il progetto “IO nonostante tutto”, per aiutarle a prendersi cura della propria immagine. Saranno organizzati eventi di gruppo per condividere spunti e strumenti per valorizzarsi mediante l’uso di colori, abbigliamento, accessori, make up e skin care, con l’aiuto di consulenti specializzati in collaborazione con Asso Style Image (ASI). 

Alla Giornata aderirà anche il Senato della Repubblica e la facciata della sede istituzionale di Palazzo Madama a Roma verrà illuminata di azzurro Tiffany, colore simbolo della lotta alla malattia, nella notte fra il 7 e l’8 maggio. Il 14 maggio si terrà poi il webinar “One Healthon: focus sul tumore ovarico e HPV”, mentre il 15 maggio Ancona ospiterà la seconda edizione del convegno “Aspetti valutativi medico-legali Oncologia Lavoro Invalidità” in collaborazione con l’INPS. Dal 17 al 18 maggio, infine, si terrà a Bologna il congresso “Tumore ovarico ed endometriale”, patrocinato da Loto OdV. 

L’importanza di rivolgersi a centri di riferimento

“La malattia andrebbe affrontata solo da medici specialisti in centri di riferimento da gruppi multidisciplinari di patologia composti da ginecologi, oncologi medici, radioterapisti, anatomo-patologi ed esperti di terapie di supporto – conclude Balboni – Questo non sempre avviene in Italia e perciò raccomandiamo a pazienti e caregiver di rivolgersi solo a centri ad alto volume di interventi (che cioè, trattano molti casi l’anno, ndr.) dove, non a caso, si registrano i tassi di sopravvivenza migliori”.



www.repubblica.it 2024-05-06 16:15:44

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