Tumore al seno, cosa fare quando colpisce le giovani


Secondo l’ultimo Rapporto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) è il tumore femminile più frequente, visto che rappresenta il 30 per cento di tutti i tumori nelle donne. Ma è anche una malattia “giovanile”, giacché ogni anno il 7 per cento dei nuovi casi si verifica in pazienti con meno di 35 anni, per un totale di 3.800 nuove diagnosi, e l’11 per cento in pazienti con meno di 45 anni. E nonostante gli innegabili miglioramenti nella diagnosi e nella terapia, la scoperta e l’esperienza di un tumore al seno resta un’esperienza difficile per una donna, soprattutto se giovane. Perché a questa età il cancro può causare, più spesso che in altre fasi della vita, depressione e sfiducia nel futuro, con problemi relazionali, sociali e lavorativi. Si tratta, dicono gli esperti, di reazioni frequenti nelle pazienti che non si aspettano di dover affrontare una malattia a quell’età. 

Gli oncologi al fianco di pazienti e caregiver

Proprio per affrontare insieme temi così complessi e delicati, a Barletta si sono riunite le pazienti che stanno attraversando questa esperienza in occasione del 41° Congresso dell’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno (ANDOS), l’associazione che da oltre 40 anni è presente in modo capillare sul territorio nazionale con iniziative in sostegno di pazienti e caregiver. Al fianco di queste donne, anche oncologi, radioterapisti, infermieri, fisioterapisti e psiconcologi. 

I progressi delle terapie

In questi ultimi decenni, concordano gli esperti, i trattamenti contro il carcinoma mammario hanno avuto una grande evoluzione. In particolare, ricorda la presidente dell’Associazione Flori Degrassi, in passato gli interventi chirurgici risultavano molto demolitivi e invalidanti sia da un punto di vista fisico che psicologico. Ora invece le cure si sono evolute e adesso risultano meno invasive: disponiamo di farmaci più mirati ed efficaci, di una migliore integrazione tra le diverse terapie e di una maggiore conoscenza delle singole caratteristiche dei diversi carcinomi. Fattori che, ricorda Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM e Direttore dell’Oncologia Medica & Breast Unit dell’Ospedale Berrino di Brindisi, hanno aumentato la sopravvivenza globale fin all’88%. E oggi, continua Cinieri, siamo in grado di affrontare con successo quasi tutti i casi della patologia, compresi quelli metastatici che interessano oltre 37.000 donne in Italia.

Garantire la qualità di vita

Il prossimo passo resta quindi quello di garantire una buona qualità di vita alle pazienti. Che non significa solo, aggiunge Degrassi, limitare il più possibile gli effetti collaterali delle terapie, ma anche preoccuparsi della sua psiche, come già accade grazie alle iniziative di assistenza psicologica attivate da ANDOS in diverse località d’Italia. Parlare con uno psicologo o con le volontarie dell’Associazione può aiutare a superare le difficoltà comunicative e relazionali e agevolare il pieno ritorno alla vita. Per una paziente, soprattutto dopo un intervento chirurgico, è fondamentale recuperare una percezione positiva di sé, della propria femminilità e anche della propria sessualità. Anche in questo modo – conclude Degrassi – è possibile sconfiggere definitivamente una malattia oncologica.



www.repubblica.it 2024-05-24 14:04:32

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