Tumore al seno, il (tanto) lavoro delle associazioni in Emilia Romagna


In Emilia Romagna, le 17 associazioni di volontariato nell’ambito del tumore al seno legate a Europa Donna Italia (EDI) hanno permesso di raccogliere, solo nel 2022, oltre 3 milioni di euro di fondi (un valore quadruplicato rispetto all’anno precedente) che hanno permesso di acquistare mammografi, sonde, ecografi, parrucche, protesi, caschetti refrigeranti per evitare la perdita di capelli dovuta alla chemioterapia. E di realizzare numerose attività di awareness e prevenzione che hanno raggiunto più di 1.880 donne. Ancora, sono stati effettuati circa 2.000 incontri e visite. Nel complesso, sono stati impegnati oltre mille volontari (più del doppio rispetto all’anno precedente, in controtendenza rispetto alla media nazionale in calo negli ultimi anni). 

Il Rapporto sul valore sociale

Sono questi solo alcuni dei dati presentati in settimana presso l’Aula Magna della Regione, a Bologna, nell’incontro tra Europa Donna, il movimento impegnato a fianco delle donne con tumore del seno, e le istituzioni regionali. Dati che provengono dal Rapporto sul valore sociale generato dalle associazioni di volontariato del tumore al seno che Europa Donna realizza ogni anno insieme a  PwC dal 2019. “Coordiniamo una rete di circa 190 associazioni di pazienti con tumore del seno – ha dichiarato Rosanna D’Antona, presidente EDI – Questo ci rende testimoni privilegiate della professionalità delle volontarie attive nelle associazioni e della loro capacità di far fronte alle necessità che impone la malattia in tutti i suoi drammatici aspetti, assistendo le donne con empatia e riportando le loro istanze ai decisori istituzionali”.

Il “ritorno a screening” delle ex pazienti: la delibera dell’Emilia Romagna

L’obiettivo dell’incontro è stato soprattutto quello di rinnovare il dialogo tra associazioni di pazienti e istituzioni al fine di rendere omogenei – e in linea con le reali esigenze delle pazienti – i percorsi assistenziali. Proprio in questo quadro si inserisce la recente delibera (inizio 2024) sul rientro a screening delle ex pazienti, a conclusione del follow-up di 10 anni, nello stesso centro che l’ha avuta in cura: “In Regione Emilia-Romagna il follow-up è parte integrante del percorso diagnostico terapeutico assistenziale senologico – ha dichiarato Rossana De Palma, Responsabile Area Qualità delle cure, reti e percorsi della Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare di Regione Emilia-Romagna – Nei primi dieci anni dopo il trattamento chirurgico, viene garantito nel Centro di Senologia e gestito dallo specialista del Gruppo Multidisciplinare, che condivide le informazioni con il medico di medicina generale. Successivamente, come stabilisce la nuova delibera, il percorso viene personalizzato in base al profilo di rischio delle pazienti: quando previsto, alle donne nelle fasce di età dello screening (45-74 anni, ndr.) viene garantita una presa in carico sistematica in un percorso controllato e di qualità come lo screening”.

“In questo modo – ha concluso De Palma – intendiamo ridurre le diseguaglianze di accesso attraverso una maggiore omogeneità dei protocolli regionali, assicurare la continuità di cura riducendo negli anni la probabilità di abbandono del percorso di sorveglianza da parte della donna, garantire una risposta adeguata a bisogni diversi e ridurre gli oneri burocratici e logistici”. 



www.repubblica.it 2024-05-31 12:49:56

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