Un campanello d’allarme per capire chi rischia un secondo infarto


Secondo i risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Centro Cardiologico Monzino di Milano (tra i centri di eccellenza per la cardiologia), la sclerosi valvolare aortica (Aortic Valve Sclerosis, AVSc), ossia l’ispessimento della valvola aortica, è correlata a un maggiore rischio di infarto al miocardio in pazienti che già in passato ne hanno sofferto. Questo anche se l’AVSc (da non confondere con la stenosi aortica) non causa di per sé una riduzione del flusso sanguigno e non dà generalmente origine a sintomi specifici. Secondo quanto emerge dalla ricerca, che è stata pubblicata su European Journal of Preventive Cardiology, l’AVSc dovrebbe però essere considerata come un ulteriore campanello d’allarme per chi ha già avuto un infarto in precedenza.

Che cos’è la sclerosi valvolare aortica

“La sclerosi valvolare aortica è una condizione asintomatica e non è classificata come patologia in Europa”, spiega a Salute Paolo Poggio, che ha coordinato lo studio ed è professore all’Università degli Studi di Milano e capo dell’Unità per lo Studio di Patologie Aortiche, Valvolari e Coronariche presso il Centro Cardiologico Monzino IRCCS. La presenza di questa condizione, prosegue, viene infatti riscontrata incidentalmente attraverso l’esame ecocardiografico, che permette di valutare la struttura e la funzionalità delle diverse parti del cuore, inclusa la valvola aortica. “Se viene riscontrato un ispessimento non uniforme dei lembi della valvola, con piccole calcificazioni, di solito viene segnalata la presenza di sclerosi valvolare aortica”, spiega ancora Poggio.

Studi precedenti avevano mostrato che l’AVSc è anche un marker di altre condizioni, come per esempio la presenza della cosiddetta arterosclerosi subclinica, una condizione pre-patologica caratterizzata da cambiamenti morfologici nei vasi sanguigni che predispongono alla formazione delle placche arterosclerotiche. 

Lo studio

Per questo motivo, gli autori della ricerca si sono chiesti se l’AVSc potesse avere qualche tipo di legame anche con la ricorrenza dell’infarto. “L’obiettivo era quello di individuare fra i pazienti che già hanno avuto un infarto in passato quelli che corrono un rischio maggiore di recidiva”, prosegue Poggio. Per lo studio sono stati analizzati i dati di oltre 2mila persone ricoverate a seguito di infarto e successivamente seguite dagli specialisti del Monzino per un periodo di cinque anni. “Tra i tanti fattori già noti – continua l’esperto – è emerso che anche la presenza di sclerosi valvolare aortica è correlata a un maggiore rischio di ricorrenza dell’infarto”. Quest’ultima, sottolinea, non è di per sé una causa scatenante, ma piuttosto un’ulteriore spia di allarme per quei pazienti già considerati a rischio a causa della propria storia clinica.

Le implicazioni per i pazienti

“Attualmente non esiste un trattamento per la sclerosi valvolare aortica, non sappiamo come impedirne la progressione – spiega Poggio – L’unica cosa che si può fare è agire per ridurre i classici fattori di rischio cardiovascolare, come alti livelli di colesterolo nel sangue, fumo, ipertensione, obesità”. E sapere che l’AVSc costituisce un campanello di allarme per la ricorrenza dell’infarto può essere d’aiuto per valutare al meglio la “traiettoria terapeutica” di ogni singolo paziente: un paziente ad alto rischio di recidiva (come uno che ha già avuto un infarto e che presenta inoltre AVSc) dovrà per esempio seguire una terapia farmacologia che gli consenta di tenere il livello di colesterolo nel sangue al di sotto della soglia minima di rischio.

“L’ecocardiografia viene eseguita di routine nei pazienti che arrivano in pronto soccorso a seguito o durante un infarto al miocardio, perché è una delle tecniche utilizzate per valutare il danno che il cuore ha subito – conclude Poggio -. Aggiungere se è presente o meno la sclerosi valvolare aortica darebbe un’ulteriore indicazione ai clinici, non tanto per quanto riguarda il trattamento salvavita immediato, ma per l’individuazione della migliore strategia preventiva futura”.



www.repubblica.it 2024-06-14 14:29:42

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