Fibrosi polmonare, in Italia oltre 20 mila persone colpite


Esiste una malattia dei polmoni diagnosticata ancora poco e male. Si tratta della fibrosi polmonare. Troppo spesso scambiata, almeno all’inizio, per broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), la fibrosi polmonare affligge oltre 20mila persone in Italia: una patologia rara ma in crescita, dicono gli esperti, e molto invalidante. Per fare luce sulla malattia si apre oggi ad Ancona il congresso internazionale “Interstitial Lung Diseases: update 2.0“, organizzato dalla SOSD-Diagnosi e Terapia delle Patologie Polmonari Infiltrative Diffuse, Pleuriche e Bronchiectasie dell’Adulto dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche. Il centro è incluso nell’European Reference Network (ERN-LUNG), la rete che connette diverse strutture sanitarie di riferimento del Vecchio Continente ai fini clinici e di ricerca.

Cos’è la fibrosi polmonare

Come spiega Martina Bonifazi, Professoressa di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università Politecnica delle Marche e Responsabile della SOSD di Ancona, la fibrosi polmonare rientra nel gruppo delle patologie polmonari diffuse fibrosanti e si caratterizza per una progressiva sostituzione di tessuto polmonare sano con tessuto “cicatriziale”, causando bassi livelli di ossigeno nel sangue. Compaiono perciò sintomi respiratori come tosse secca persistente e mancanza di fiato, prima sotto sforzo poi a riposo. I principali fattori di rischio sono l’età avanzata, il fumo di sigaretta, l’esposizione lavorativa a polveri e l’inquinamento ambientale. “Proprio perché sono queste le principali cause, pensiamo che l’incidenza e la prevalenza potrebbero aumentare nei prossimi anni – sottolinea l’esperta – Quindi, anche se al momento la malattia non presenta grandi numeri, non può essere sottovalutata, anche perché ha un significativo impatto sulla sopravvivenza, soprattutto se diagnosticata in fase avanzata”.

Telemonitaggio per rilevare la progressione

L’innovazione tecnologica può giocare un ruolo importante nel percorso diagnostico e di cura dei pazienti, telemedicina e intelligenza artificiale in primis, che infatti trovano ampio spazio di discussione all’interno del congresso marchigiano. Presso la SOSD dell’AOU delle Marche, per esempio, è attivo da oltre un anno un servizio di telemonitoraggio. “I pazienti possiedono a casa una serie di strumenti con i quali possono tenere sotto controllo la patologia e inviare al nostro Centro i loro dati – spiega Bonifazi – Possiamo così ridurre la frequenza delle visite di controllo in ospedale e al tempo stesso intercettare precocemente alcuni aggravamenti repentini o eventuali progressioni della malattia, e quindi convocare immediatamente il paziente a visita”.

Da alcuni mesi presso la stessa struttura è inoltre disponibile un servizio di teleriabilitazione. “Anche in questo caso il paziente ha delle strumentazioni a domicilio, con le quali può fare gli esercizi quotidianamente in autonomia e una volta alla settimana in sincrono con un fisioterapista collegato da remoto che controlla il corretto svolgimento e ne modifica eventualmente il programma in accordo con il fisiatra della nostra AUO – chiarisce il medico – Infine, è in fase di studio anche il ruolo dell’intelligenza artificiale nella diagnosi e probabilità di progressione della fibrosi polmonare, mediante l’elaborazione di algoritmi multidimensionali, nell’ambito di uno spoke dedicato del progetto Pnrr ‘Heal Italia’, di cui l’università è capofila”.

Le terapie

Da circa un decennio la fibrosi polmonare può essere trattata con due farmaci molto efficaci nel prevenire la progressione, soprattutto se assunti nelle fasi iniziali. “L’arrivo di nuove cure ha migliorato sensibilmente la vita e la sopravvivenza dei pazienti, ma serve una migliore gestione dell’organizzazione dell’assistenza stessa, mediante programmi di screening per la diagnosi precoce e creazione o implementazione di reti cliniche che consentano a tutti pazienti un rapido e standardizzato accesso ai centri di riferimento per un’appropriata e multidisciplinare presa in carico, essenziale in una patologia così seria – conclude Bonifazi – Dobbiamo promuovere una maggiore cultura tra gli specialisti di diverse discipline e i medici di medicina generale, per ottenere una diagnosi più accurata e precoce possibile. Ed eventi come questi, ai quali partecipano anche molti medici in formazione e studenti dei nostri corsi di laurea, sono fondamentali”. All’evento “Interstitial Lung Diseases: update 2.0” intervengono, infatti, esperti di fama internazionale provenienti dal Royal Brompton Hospital di Londra, dalla Mayo Clinic di Rochester (USA) e dai centri di riferimento europei (Università di Nottingham, Creta ed Hessen), con i quali il gruppo di Ancona ha avviato una collaborazione. Partecipano anche rappresentanti delle associazioni di pazienti, che – sottolineano gli esperti – svolgono un ruolo sempre più centrale e fondamentale nel sensibilizzare le Istituzioni e nel promuovere e supportare la formazione e l’informazione.



www.repubblica.it 2024-06-14 11:35:43

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