Tumore al polmone: con lo screening la sopravvivenza si allunga di oltre 7 anni


Lo screening contro il tumore al polmone è costo-efficace: salva vite, allunga la vita ed è sostenibile, al punto che consentirebbe di rientrare nei costi teoricamente già dopo un anno dal suo lancio. Ad annunciarlo, snocciolando i dati a sostegno di uno screening nazionale (al pari di quelli già in essere per tumore del collo dell’utero, della mammella e del colon-retto) sono stati i clinici e gli esperti di economia sanitaria riuniti oggi a Roma per la presentazione di un modello di analisi costo-efficacia, realizzato da CREA Sanità con il contributo di Roche Itali.

La neoplasia di cui si parla è tra quelle a prognosi più infausta, causa in Italia di circa 44 mila diagnosi l’anno e di oltre trenta mila decessi. I dati indicano che un programma di screening potrebbe consentire, nel lungo termine, di aumentare di circa sette anni e mezzo la sopravvivenza dei pazienti valutati rispetto a quelli non valutati, con un risparmio di 2,3 miliardi di euro. Perché, grazie allo screening, i pazienti potrebbero essere diagnosticati in una fase più precoce, guadagnando in salute e, quindi, con un risparmio per il sistema sanitario.

Sopravvivenza a 5 anni fino all’80%, se la diagnosi è precoce

Lo screening per il tumore al polmone consiste nell’utilizzo di una TAC a basso dosaggio di radiazioni, effettuata su persone a rischio: fumatori o ex fumatori di lungo corso. Non esiste ancora un programma di screening nazionale, ma diversi sono stati i programmi pilota avviati negli anni, sia a livello nazionale, come è stato per il programma Risp (Rete italiana screening polmonare) che per altri avviati a livello regionale. Come ha infatti ricordato Giulia Veronesi, direttrice del Programma di Chirurgia Robotica Toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele, abbiamo programmi di screening pilota ormai da vent’anni, e i dati sono abbastanza solidi per confermare che, grazie alla TAC a basso dosaggio, è possibile identificare precocemente il tumore al polmone. “Con lo screening, la quota di tumori allo stadio I si aggira intorno al 50-70% e in questo stadio è possibile intervenire con efficacia con la chirurgia, e in maniera meno invasiva. Anche se oggi, grazie all’immunoterapia, possiamo intervenire anche in stadi più avanzati, rendendo operabili soggetti che una volta non lo sarebbero stati – ha spiegato l’esperta – Quando il tumore al polmone viene diagnosticato e trattato in fase precoce con chirurgia e farmaci si possono raggiungere tassi di sopravvivenza a 5 anni intorno all’80%”. Contro una media, per tutti i casi, che invece si aggira intorno al 16%. 

Insomma, dopo i programmi pilota di screening è tempo di rendere disponibili più posti per la popolazione. Risp infatti, ha ricordato Veronesi – è stato un programma aperto in tutta Italia ma è ormai in dirittura di arrivo, avendo quasi esaurito la quota di posti disponibili (10 mila). E altri programmi non consentono l’adesione volontaria, ma sono stati progettati per funzionare a chiamata. Uno di questi, per la Lombardia, prenderà il via il prossimo settembre al San Raffaele di Milano e metterà a disposizione circa 6 mila posti.

 

Lo screening per il tumore al polmone è costo-efficace?

Per il modello – come ha sottolineato Federico Spandonaro, professore aggregato dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Presidente Comitato Scientifico C.R.E.A. Sanità, presentando i dati – è stato considerato un orizzonte temporale di 30 anni. Durante questo periodo, con un programma di screening biennale per la popolazione a rischio (forti fumatori o ex fumatori di età superiore ai 50 anni) e immaginando un tasso di adesione intorno al 30%, si stimano quasi 14 milioni di screening e un milione di diagnosi di tumore al polmone.

Quanto costerebbe un simile programma di screening per il sistema sanitario e la società, mettendo in conto il costo del personale, degli esami istologici, l’utilizzo di farmaci, ma anche i costi indiretti quali quelli dei trasporti e delle giornate di lavoro perse a causa della malattia? E che guadagno ne trarrebbero i pazienti per la salute? A conti fatti, ha risposto Spandonaro, nel corso di trent’anni lo screening per il tumore al polmone consentirebbe di risparmiare 2,3 miliardi di euro. Ma i risparmi, ha aggiunto l’esperto, si osserverebbero già nei primi anni del programma di screening, e si avrebbero anche con tassi di adesione ben inferiori al 30%. Lo screening, infatti, fa aumentare i costi del personale e degli esami, ma diminuire quelli per i farmaci, soprattutto quelli più costosi usati per gli stadi avanzati, compresi quelli utilizzati per il fine vita. “Già da diversi anni abbiamo una fiorente letteratura scientifica che mostra come gli screening per il tumore al polmone siano costo-efficaci – rimarca l’esperto – ma negli ultimi anni abbiamo visto crescere le opportunità terapeutiche per i pazienti e sappiamo che la diagnosi precoce consente di risparmiare. Con questo nuovo modello abbiamo voluto calcolare qual è l’esito finale di diagnosi precoci e nuovi trattamenti, così da avere uno strumento che ci possa consentire di prendere decisioni su base razionale”.

 

Verso uno screening nazionale, senza dimenticare la prevenzione

Chi infatti è chiamato a decidere se, come e quando implementare un programma di screening, ha bisogno di conoscere anche l’aspetto relativo ai costi e la sua sostenibilità, ha ricordato Francesco Perrone, Presidente AIOM: “E’ una macchina che deve avviarsi, e oggi abbiamo la conferma che non sarebbe solo un costo, ma un investimento che in un lasso di tempo più o meno breve consentirebbe di liberare fondi per altro. Fondi di cui ha bisogno il sistema sanitario. Gli screening hanno senso quando si può identificare una popolazione bersaglio, quando si ha a disposizione un test accurato, che sbaglia poco, e quando sia dimostrato che alla diagnosi precoce fanno seguito delle strategie terapeutiche che possono ridurre la mortalità. Oggi sappiamo che questo vale anche per il tumore al polmone, anche se dobbiamo ricordare che la prima battaglia rimane quella contro il fumo. E il tasso dei fumatori in Italia scende, ma troppo lentamente”.



www.repubblica.it 2024-06-18 14:42:44

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