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Nuove strategie per il linfoma non-Hodgkin

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Un terzetto di farmaci innovativi, disegnati per agganciare le cellule tumorali ed eliminarle nella maniera più specifica possibile. I loro nomi sono difficili da pronunciare – polatuzumab vendotin, glofitamab, mosunetuzumab – ma nella cura del linfoma non-Hodgkin la loro azione sul sistema immunitario è molto promettente, come dimostrano i risultati presentati durante il congresso dell’American Society for Clinical Oncology. Il primo è un farmaco già approvato in associazione con altre molecole nel trattamento del linfoma a grandi cellule B, le seconde due sono nuove molecole in grado di legarsi all’antigene CD20 e al CD3 delle cellule T, traghettando l’azione di queste cellule direttamente su quelle malate. Quelli presentati ad Asco sono risultati preliminari, che però fanno davvero ben sperare.

Gli studi

La molecola glofitamab è stata studiata in un trial di fase I e ha fatto registrare risposte metaboliche complete in almeno il 70% dei linfomi, sia a crescita lenta sia aggressivi: in questi pazienti, cioè, le indagini diagnostiche non sono più in grado di rilevare il tumore, che si considera quindi scomparso. Una percentuale più alta di quanto mai ottenuto con la chemioterapia nello stesso tipo di pazienti. Mosunetuzumab, invece, viene studiato in combinazione con polatuzumab vendotin in pazienti con malattia refrattaria, che non rispondono cioè agli altri trattamenti, o recidivata, che cioè si è ripresentata dopo le cure. I risultati presentati ad Asco mostrano una risposta completa nel 54% dei pazienti. Infine,  polatuzumab vendotin viene studiato anche insieme a rituxan e lenalidomide nei pazienti con linfoma a grandi cellule B refrattario nei quali ha portato la sopravvivenza mediana libera da progressione a 6,3 mesi.

La malattia

Il linfoma non-Hodgkin è un tumore che colpisce i linfociti, un tipo di cellule del sistema immunitario. Nella maggioranza dei casi inizia nei linfonodi ma può diffondersi in altre parti del sistema linfatico, milza e midollo osseo in particolare, e in altri organi, compreso il sangue. È la forma più diffusa di linfoma e in Italia nel 2020 si sono registrati circa 13mila nuovi casi. Fra i diversi tipi di linfoma non-Hodgkin quello più diffuso è il linfoma a grandi celule B, un tumore aggressivo per cui è necessario migliorare i trattamenti poiché, nonostante i progressi della medicina, spesso i pazienti non rispondono alle terapie o la malattia si ripresenta dopo le cure.



www.repubblica.it 2021-06-07 13:39:36

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