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Miopia bimbi favorita da uso smartphone, 33 studi confermano – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 15 OTT – La miopia insorge sempre più
precocemente e va di par passo con un maggior utilizzo, sin da
piccoli di smartphone e tablet. A togliere gli ultimi dubbi su
come la vista dei bambini sia negativamente influenzata dai
‘digital device’, di cui in pandemia si è fatto largo uso, è una
analisi comparativa di 33 studi, pubblicata sulla rivista Lancet
Digital Health.
   
“La miopia è in aumento in tutto il mondo, e la metà della
popolazione mondiale ne soffrirà entro il 2050”. Questa
tendenza, scrivono gli autori, “è stata accompagnata da una
riduzione dell’età di insorgenza, un’accelerazione del tasso di
progressione, che preannunciano un aumento del carico globale di
miopia elevata e delle sue complicanze nei prossimi decenni”.
È probabile “che l’epidemia di miopia sia guidata
dall’esposizione a fattori di rischio durante infanzia, presenti
in società sempre più urbanizzate” come “il tempo insufficiente
trascorso all’aperto e il troppo tempo dedicato alle attività
che impongono una messa a fuoco da vicino”. Attraverso una
ricerca sulla letteratura scientifica, i ricercatori
dell’Università di Melbourne e della National University of
Singapore, hanno identificato 3.325 articoli, di cui 33 sono
stati inclusi nella revisione sistematica, anche se molto
eterogenei fra loro in base alla dimensione del campione (tra
155 e 19.934 persone), e all’età media dei partecipanti (3-16
anni). Il tempo di visualizzazione del dispositivo era
significativamente associato a un rischio del 30% di sviluppare
miopia, che saliva all’80% se veniva utilizzato spesso anche il
pc. I bambini, spiegano i ricercatori, “utilizzano smartphone e
tablet per lunghi periodi ininterrotti e a distanze di
visualizzazione inferiori rispetto ai libri”. Questi risultati
sono ancor più importanti, perché “arrivano dopo che milioni di
bimbi in tutto il mondo hanno trascorso gran parte delle loro
giornate svolgendo didattica a distanza a causa della chiusura
delle scuole durante la pandemia”, commenta uno degli autori,
Rupert Bourne, professore di oftalmologia presso l’Anglia Ruskin
University. (ANSA).
   

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