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Tumori, Aiom: “Serve un New Deal per migliorare la lotta al cancro”

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Ripensare l’intero sistema di cura e ricerca contro il cancro imparando dalla lezione di Covid-19 che una modalità diversa e più rapida è possibile oltrechè necessaria per dare di più agli oltre 3,6 milioni di pazienti colpiti da tumore. E’ questo il piano su cui lavorerà l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) nel prossimo futuro che è già iniziato. Riuniti a Roma in occasione del XXIII Congresso della Società scientifica, gli oncologi lo hanno battezzato come ‘New Deal’ perché hanno tutta l’intenzione di fare un salto di qualità impegnandosi di più per la prevenzione primaria e per far ripartire a regime gli screening.

Le priorità su cui agire

Se l’approvazione rapida dei vaccini anti-Covid ha mostrato che si possono accorciare i tempi per rendere disponibili le terapie innovative, è anche vero che i danni della pandemia provocati dalle interruzioni degli screening sono pesanti e difficili da recuperare. Per questo, l’impegno degli oncologi è massimo e guarda ad una maggiore implementazione delle Reti Oncologiche Regionali anche per una più forte collaborazione ospedale-territorio per garantire l’adesione alle terapie per malattie che diventano finalmente croniche. “Questo fine 2021 e tutto il ‘22 dovranno essere fortemente dedicati alla ripresa dopo il terribile biennio che abbiamo dovuto affrontare – spiega il presidente nazionale Giordano Beretta. “Vanno recuperati due milioni e mezzo di screening persi che hanno già portato a diagnosi di tumori più avanzati. Per questi aspetti come Aiom lanceremo nelle prossime settimane due campagne specifiche rivolte a tutte le fasce d’età della popolazione. Ma dobbiamo concentrarci anche sui pazienti già colpiti da una neoplasia favorendo l’aderenza alle terapie e la ripresa degli esami diagnostici e di follow up. Va meglio utilizzata e regolamentata la telemedicina per la gestione del follow up a distanza, favorendo i pazienti e garantendo la continuità assistenziale. Anche la collaborazione con le associazioni di malati deve essere al più presto potenziata”.

Riprendere le buone abitudini

I danni della pandemia si vedono anche nelle cattive abitudini a cui molti italiani (inclusi alcuni pazienti oncologici) si sono aggrappati durante i lockdown a partire dal cibo come rifugio e dalla sedentarietà. “Il Coronavirus – prosegue Beretta – ha imposto un radicale mutamento alla nostra agenda e un profondo ripensamento del lavoro dell’oncologia medica. In primo luogo, dobbiamo impegnarci per informare i cittadini della necessità di non fumare, di controllare il proprio peso, di combattere la sedentarietà, di limitare il consumo eccessivo di alcol. Oggi i dati su questi stili di vita errati sono diventati preoccupanti e dobbiamo invertire una allarmante tendenza”.

La Tv degli oncologi per i pazienti

Nell’ambito del progetto di Aiom lanciato oggi a Roma in apertura del XXIII congresso nazionale della Società Scientifica rientra anche una programmazione più ampia di AIOM TV (www.youtube.com/c/AIOMTv), l’emittente ufficiale degli oncologi italiani, pensata proprio per mantenere i contatti con pazienti e caregiver, attraverso nuove iniziative. Saranno prodotti video con interviste a diversi specialisti e verranno forniti consigli pratici su come affrontare la malattia. Istruttori sportivi e nutrizionisti spiegheranno quali attività fisiche possono essere svolte, durante e dopo le cure, e che alimentazione bisogna seguire. “Vogliamo riuscire a raggiungere anche da remoto i pazienti per fornire loro informazioni utili e certificate – sostiene Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom. Per farlo è ormai indispensabile ricorrere a tutti gli strumenti digitali a nostra disposizione, tra cui i social media. Compito dell’oncologia medica deve essere aiutare i malati non solo nel momento in cui somministriamo i trattamenti ma anche nella vita quotidiana. La sopravvivenza da tumori sta aumentando e si aprono nuove esigenze alle quali la sanità e l’intero sistema Paese devono saper rispondere. Bisogna però evitare facili trionfalismi e sottolineare come il cancro sia un gruppo di malattie molto complesse e difficili da trattare. E ci attende un futuro difficile, una vera a propria “pandemia da cancro”. Secondo le ultime stime il numero di decessi, provocato dalle neoplasie, in tutta l’Unione Europea è destinato a crescere del 24% entro il 2035”.

Il Libro Bianco dell’oncologia

Al XXIII congresso nazionale Aiom viene presentata anche l’XI edizione de Il Libro Bianco, La Carta dei Servizi dell’oncologia italiana 2021, un vero e proprio censimento del sistema assistenziale attivo nel nostro Paese. “Abbiamo scattato una fotografia dettagliata dell’assistenza nel nostro Paese – sottolinea Beretta. I dati raccolti dimostrano come sia necessario attivare o implementare le Reti Oncologiche Regionali in tutta la Penisola. Delegare parte dell’assistenza dall’ospedale al territorio è fondamentale come ha dimostrato il Covid-19, soprattutto nelle fasi più acute della malattia. Questo può avvenire solo se miglioriamo l’interconnessione dei medici e delle varie strutture sanitarie in un sistema di Rete efficiente. Così si favorisce la multidisciplinarietà, la disponibilità di terapie innovative e si possono ottimizzare le risorse umane e finanziare utilizzate nella lotta al cancro”.

Più risorse, ma un piano per usarle bene

Gli oncologi ribadiscono anche la necessità di maggiori fondi per la ricerca, l’assistenza e l’aggiornamento tecnologico. “Dal Pnrr possono arrivare nuovi fondi per incentivare ulteriormente la ricerca medico-scientifica – conclude Cinieri. Stiamo facendo importanti passi in avanti soprattutto per quanto riguarda diagnosi sempre più accurate e una migliore selezione dei pazienti su basi molecolari solide. Questo ci permette di avere strategie terapeutiche multidisciplinari e nuovi e più efficaci trattamenti. I risultati positivi raggiunti rischiano però di essere vanificati se non miglioriamo l’organizzazione sanitaria e superiamo alcune difficoltà burocratico-amministrative. Rimane, per esempio, il problema dei nuovi farmaci che accumulano ritardi importanti prima di essere effettivamente disponibili per i pazienti. In media trascorrono oltre due anni prima che una terapia, approvata dall’ente regolatorio nazionale, sia inserita nei prontuari regionali e quindi prescrivibile da parte dei clinici. Come rappresentanti dell’oncologia medica italiana chiediamo quindi a gran voce l’avvio di un “New Deal” per un sistema di cure più virtuoso e che possa essere d’esempio anche per altri Stati europei”.

 



www.repubblica.it 2021-10-22 11:21:14

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