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È ora di studiare l’impatto di Covid sui bambini: negli Usa si comincia

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Sta per cominciare uno studio a lungo termine per scoprire l’impatto di Covid-19 sui bambini, dal punto di vista fisico e mentale. Anzi, in realtà il primo partecipante è già stato ‘arruolato’ presso il Centro Clinico del National Institutes of Health a Bethesda, nel Maryland.

La ricerca, supportata dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), parte del National Institutes of Health (NIH), seguirà fino a mille bambini e giovani adulti risultati precedentemente positivi al Covid-19 e valuterà l’impatto che la malattia ha avuto sulla loro salute fisica e mentale nel corso di tre anni.

Il progetto fa parte dell’iniziativa Researching Covid to Enhance Recovery del NIH, la principale agenzia federale di ricerca medica degli Stati Uniti, che comprende 27 istituti e fa parte del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti.

Covid-19 e bambini

I risultati dovrebbero portare a un quadro dettagliato degli effetti della malattia da coronavirus su crescita fisica e sviluppo, risposte immunitarie all’infezione e qualità complessiva della vita negli anni successivi al contagio.

Nei primi giorni della pandemia, i dati suggerivano che i bambini avevano meno probabilità di contrarre il virus e comunque di soffrirne in maniera grave. Tuttavia, tra i 6 milioni di casi di Covid-19 pediatrico riportati negli Stati Uniti, sono stati numerosi quelli che hanno registrato effetti acuti della malattia e per un lungo periodo. Senza contare che i bambini possono soffrire di una serie di sintomi infiammatori, chiamati collettivamente sindrome multisistemica infiammatoria pediatrica (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children o MIS-C), che colpiscono più organi e causano anche gravi malattie.

Negli ultimi mesi sono state numerose le pubblicazioni sull’argomento: la clinica pediatrica dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” ha portato avanti con la clinica pediatrica di Brescia, un lavoro multicentrico che ha raccolto tutti i casi di Malattia di Kawasaki e tutti i casi di Malattia Multi-Infiammatoria Sistemica registrati in Italia durante la prima ondata epidemica. I risultati sono stati pubblicati su Pediatric Rheumatology.

La sindrome è studiata con attenzione anche nelle università di Verona e Padova, in particolare al Centro regionale di Reumatologia pediatrica di Padova diretto da Francesco Zulian che ha seguito 46 tra giovani e bambini ricoverati dopo dopo 4-6 settimane dall’esposizione al virus, con sintomi come febbre, problemi gastro-intestinali, eruzioni cutanee e infiammazione degli organi interni.

I partecipanti allo studio

Tornando allo studio a lungo termine, ogni passo avverrà ovviamente con il consenso di genitori o tutori. Il Centro Clinico NIH recluterà bambini e ragazzi dai 3 ai 21 anni di età, e il Children’s National Hospital di Washington, DC, bambini che vanno dalla nascita ai 21 anni. L’intento è anche quello di individuare eventuali fattori di rischio per le possibili, varie complicazioni ed effettuare uno screening di fattori genetici che possono influenzare la risposta immunitaria e determinare se i fattori immunologici possono influenzare gli esiti nel corso del tempo.

Come si svolgerà lo studio

Le persone coinvolte, che devono essere risultate positive al Covid-19, anche se asintomatiche, saranno sottoposte a un’anamnesi completa. I medici raccoglieranno una varietà di campioni di base, tra cui sangue, tamponi nasali, feci e urine e sottoporranno i giovani a ulteriori esami del cuore e degli altri organi. Le procedure dello studio prevedono tomografie computerizzate del torace, risonanze magnetiche cardiache, ecocardiogramma, test di funzionalità polmonare. È prevista anche un’analisi genetica per identificare potenziali fattori di rischio. I membri delle famiglie che non si sono infettati possono iscriversi come coorte di controllo e verranno coinvolti per confrontare i dati degli esami.

Lo studio sarà suddiviso in due sezioni: i partecipanti arruolati entro 12 settimane dall’infezione acuta o dal test positivo faranno parte del “gruppo di recupero” e prenderanno parte alle visite dello studio all’inizio e a seguire ogni 3 mesi per i primi 6 mesi, e successivamente ogni 6 mesi per un totale di 3 anni. I partecipanti arruolati più di 12 settimane dopo l’infezione acuta o il test positivo saranno nel “gruppo di convalescenza” e parteciperanno alle visite dello studio alla partenza e successivamente ogni 6 mesi per un totale di 3 anni.

I ricercatori stimano che, in totale, lo studio durerà circa sei anni.



www.repubblica.it 2021-11-17 17:15:36

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