Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Marco e il tumore, io nato dopo mio figlio – Sanità

42

- Advertisement -


(ANSA) – ROMA, 18 NOV – Il cancro: una parola “paurosa, acida
come certe piogge. Una parola che quando inizia a frequentarti
ti rimane incollata addosso”. Ma per il quale, nonostante i
segni che possono rimanere, esiste una prima, un durante e un
dopo: e forse proprio quest’ultima la parte più importante,
quella della ‘rinascita’. Nella quale tutto prende una forma
diversa e più solida. Magari quella di un neonato: “3770 grammi,
il peso esatto della felicità”. La storia raccontata nel libro
dal giornalista pubblicista Marco Dell’Acqua, “Sono nato dopo
mio figlio” per Laurana Editore, è quella di chi contro un
tumore del sangue, il mieloma, ha vinto una battaglia durissima,
rinascendo più volte al di là del dato anagrafico: la più
importante dopo due autotrapianti e un trapianto da donatore di
midollo osseo. Nel mezzo delle cure la nascita di Lorenzo, suo
figlio. “Senza dire una parola – si legge nel libro – mi aveva
già spiegato tutto sulla vita. La morte era stata cacciata via,
e il primo colpo del dopo era compiuto”. Ogni cosa prende un
significato diverso dopo la nascita del figlio. Anche le cure:
occorre combattere con più coraggio ancora di prima perché c’è
una persona importante in più in famiglia, un esserino che
cresce e ha bisogno di attenzioni. È uno spirito di realismo
quello con cui il volume racconta la battaglia contro il cancro,
senza nulla omettere sulle cure, su come vengono erogate, su
come si inizi col percorso oncologico ad avere familiarità con
gli ospedali, i ricoveri e i bagagli da preparare, parole che
prima non si conoscevano ma che si impara a comprendere da
pazienti esperti, speranza e incertezza che a fasi alterne fanno
parte del vocabolario giornaliero. Con altrettanto realismo
viene raccontata anche ‘la rinascita’: l’affetto di familiari e
amici, la durezza e anche una sorta di ‘egoismo’ che si è dovuto
tirare fuori durante il periodo più difficile delle cure che si
sciolgono (anche se su certe cose non si finisce mai di ‘restare
in guardia’, come i saluti con un bacio). I luoghi della
rinascita rimangono sempre li, a ricordare ciò che nel bene o
nel male è stato il cammino tortuoso della vita. “La clinica
Mangiagalli dopo la nascita di mio figlio è salita subito ai
primi posti insieme all’Istituto dei Tumori tra i miei luoghi
preferiti di Milano. Dove mi hanno salvato la vita e dove la
vita è arrivata”. (ANSA).
   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA