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Psoriasi e artrite psoriasica, la terapia è mirata

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Sono circa 2 milioni e mezzo le persone che in Italia convivono con malattie immuno-mediate come la psoriasi e l’artrite psoriasica. Queste due condizioni hanno un legame comune: uno squilibrio nel sistema immunitario che porta all’infiammazione cronica. Infatti fino al 30 per cento di chi soffre della prima può sviluppare la seconda. “Non esiste una cura per la psoriasi, ma esistono terapie grazie alle quali è possibile tenere sotto controllo le manifestazioni cliniche della malattia, consentendo lunghi periodi di remissione. Più della metà delle persone affette da psoriasi, inoltre, convive con altre malattie, come il diabete, alcune patologie cardiache e la depressione”, spiega Ketty Peris, Professore Ordinario di Dermatologia, Direttore UOC Dermatologia, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma e Presidente della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse – SIDeMaST.

L’artrite psoriasica provoca dolore, rigidità e gonfiore delle articolazioni; insorge comunemente tra i 30 e i 50 anni, ma può svilupparsi a qualsiasi età. Nei pazienti affetti da artrite psoriasica, spesso sono presenti comorbidità come obesità, malattie cardiovascolari, malattie infiammatorie intestinali, ansia e depressione. “Sebbene la causa dell’artrite psoriasica sia sconosciuta, si ritiene che la predisposizione genetica, il sistema immunitario alterato e alcuni fattori ambientali abbiano un ruolo nell’insorgenza della malattia” prosegue Peris.

L’azione selettiva

Un meccanismo comune alle due patologie è l’attivazione di una cascata di eventi infiammatori in cui sono coinvolte specifiche molecole, le citochine. Indicate con numeri, le citochine sono il motore dell’infiammazione. “La scoperta di IL-23, come meccanismo immunologico specifico della psoriasi e dell’artrite psoriasica, ha permesso negli ultimi anni di sviluppare farmaci molto precisi contro questo bersaglio”, spiega Carlo Francesco Selmi, Responsabile UO Reumatologia ed Immunologia Clinica, IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Rozzano e docente di Humanitas University. 

Uno di questi è guselkumab, il primo anticorpo monoclonale interamente umano che si lega selettivamente alla subunità p19 di IL-23 bloccandone gli effetti senza influenzare quelli di altre citochine infiammatorie come, per esempio, IL-12 e IL-17 che sono, invece, importanti per la difesa dell’organismo nei confronti dei patogeni. Ciò significa che anche quando viene inibita l’IL-23, le risposte immunitarie possono comunque mettersi in atto. In Italia, guselkumab è attualmente rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale nell’indicazione psoriasi a placche. “L’inibizione della IL-23 impedisce la riattivazione delle cosiddette cellule T della memoria residenti, le cellule TRM, cellule che si trovano nella cute di pazienti trattati con qualsiasi farmaco efficace nella psoriasi. Oggi, però, sappiamo che la presenza di un fattore trigger e di IL-23 genera la riattivazione delle cellule TRM con conseguente produzione e liberazione di citochine pro-infiammatorie”, chiarisce Giovanna Malara, Direttore UOC di Dermatologia, Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. “Una recente sotto analisi dello studio Eclipse ha dimostrato che l’inibizione della IL-23, e non della IL-17, impedirebbe questo fenomeno e pertanto ridurrebbe significativamente i flare di malattia”.

 

Utile anche nell’artrite psoriasica

“La disponibilità di un farmaco in grado di bloccare selettivamente IL-23, già utilizzato con efficacia dai colleghi dermatologi per la cura della psoriasi, permetterà un trattamento delle diverse manifestazioni dell’artrite psoriasica con un profilo di sicurezza ora ben chiaro”, afferma Selmi. “I dati a due anni presentati di recente al congresso della Società americana di reumatologia confermano la stabilità della risposta sia sull’infiammazione delle articolazioni sia su quella di altre sedi di malattia. Alcuni studi, inoltre, suggeriscono che il blocco di IL-23 potrebbe migliorare anche l’astenia e il dolore associati all’artrite psoriasica. Alla luce di questi dati le raccomandazioni GRAPPA ed Europee pongono guselkumab anche in prima linea, al pari di farmaci che colpiscono TNFalfa e IL-17, nel trattamento dell’artrite psoriasica candidata a terapia biologica», aggiunge Selmi.

L’impatto sulla qualità di vita

La convivenza con queste malattie ha un impatto importante sulla qualità della vita: sono debilitanti, croniche, possono provocare dolore con incapacità di svolgere le attività quotidiane e in molti casi si accompagnano a comorbidità, tra cui la depressione. “Oggi, con l’avvento di terapie mirate a particolari target immunologici, quali citochine, è possibile raggiugere la remissione clinica o, in alternativa, una attività minima di malattia. Questi due obiettivi terapeutici sono di fondamentale importanza per i pazienti, in quanto consentono un miglioramento della qualità di vita”, conclude Ennio Lubrano, Professore ordinario di reumatologia, Università degli Studi del Molise, Campobasso.



www.repubblica.it 2021-12-31 12:18:22

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