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Medical coaching: un aiuto per i pazienti con un tumore del sangue

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Conoscere la propria malattia per imparare a gestire i sintomi, aderire meglio alle terapie e acquisire maggior consapevolezza anche nel rapporto con il proprio medico. Sono alcuni degli obiettivi del Medical Coaching, un percorso di formazione gratuito dedicato ai pazienti affetti da Leucemia Linfatica Cronica e altre patologie onco-ematologiche croniche e ai loro familiari, ideato e realizzato dalla Fondazione Renata Quattropani.

L’umanizzazione delle cure

Grazie ai progressi delle terapie oncologiche la sopravvivenza per alcuni tipi di neoplasie è aumentata sempre di più e nei casi in cui la malattia non è curabile, l’obiettivo è quello di cronicizzare il tumore, controllandolo per un lungo periodo e cercando di mantenere una qualità di vita accettabile. In altri casi, la neoplasia ha già di per sé una progressione lenta, come nel caso della leucemia linfatica cronica, della leucemia mieloide cronica e del mieloma multiplo. “Proprio per questo – spiega Giovanna Ferrante, presidente della Fondazione Renata Quattropani Onlus, dedicata a sua madre che è stata una paziente affetta da leucemia linfatica cronica – diventa fondamentale far acquisire al malato la capacità di gestire la malattia, con nuove competenze, in un’ottica di umanizzazione delle cure”.

Il servizio di Medical Coaching

L’obiettivo della Fondazione è quello di offrire un supporto, totalmente gratuito, ai pazienti onco-ematologici cronici e ai loro caregiver. È per questo che dal 2017 è stato avviato il Progetto Medici. Pazienti. Parenti, incentrato su un servizio di Medical Coaching, erogato da coach professionisti. “Il Medical Coaching – prosegue Ferrante – è una professione ancora poco conosciuta in Italia, ma già affermata negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni. Il Medical Coach è l’alleato del paziente nel lavoro di ottimizzazione delle relazioni con i parenti e i medici, lungo il percorso di assunzione di consapevolezza e di responsabilità in presenza della patologia. Il Servizio gratuito di accompagnamento è finalizzato ad individuare strumenti concreti per superare le difficoltà pratiche ed emotive derivanti dalla malattia cronica”.

Il paziente non è la sua malattia

Tra gli obiettivi del percorso di Medical Coaching quello di migliorare la qualità di vita attraverso l’esplorazione delle proprie risorse: “L’insorgenza di una patologia onco-ematologica cronica – spiega la presidente della Fondazione – comporta cambiamenti importanti che rendono difficile accettare il proprio stato e incidono sul quotidiano, ma è bene capire che il paziente non è la sua malattia”. Il programma mira anche a sensibilizzare e affiancare parenti/caregiver nelle problematiche che incontrano nella gestione del quotidiano con il loro familiare e a trovare metodi e strumenti attraverso i quali il paziente raggiunga una buona consapevolezza nelle relazioni con il medico e la terapia.

Come funziona

Il Servizio di Medical Coaching si occupa di affiancare il paziente cronico e la sua famiglia oltre le mura ospedaliere ed è svolto da Coach professionisti. “Il metodo – spiegano i Medical Coach Roberto Assente e Michela Serramoglia – sviluppa nel paziente onco – ematologico cronico la motivazione intrinseca e l’acquisizione di una nuova responsabilità, strumenti indispensabili per affrontare la patologia. Non si occupa di aspetti medici né psicologici, ma di tutto ciò che ruota attorno alle problematiche generate dalla presenza della malattia”. Il percorso inizia con un colloquio conoscitivo individuale, dove viene presentata la metodologia del coaching.  A seguire, si potrà partecipare a 14 incontri di gruppo nell’arco di 6 mesi suddivisi in 5 fasi. Completa il Servizio un affiancamento individuale di durata semestrale denominato Coaching time, per un totale di un anno di servizio. maggiori difficoltà a raggiungere la sede dove si tengono gli incontri dal vivo.

Un percorso anche per i parenti

Attraverso un percorso di coaching anche il caregiver familiare sviluppa una maggiore consapevolezza e trova un maggiore equilibrio per sé stesso e nei confronti del malato. “Mentre il paziente definisce nuovi obiettivi, intraprende azioni efficaci e apprende ad attingere alle proprie risorse naturali e ai propri punti di forza – spiegano i Coach Assente e Serramoglia – il caregiver, in parallelo, sviluppa una nuova consapevolezza riguardo le decisioni prese dal paziente per poterlo così appoggiare e supportare verso il raggiungimento del suo obiettivo. Con il caregiver si lavora inoltre sull’identificazione di eventuali problemi o difficoltà di comunicazione, per andare poi a sviluppare e allenare una comunicazione più efficace”.

Il servizio anche online

A partire dal 2020 l’intero percorso può essere erogato anche in forma online attraverso la piattaforma Zoom in modo da poter offrire il servizio anche a pazienti che hanno maggiori difficoltà a raggiungere la sede dove si tengono gli incontri dal vivo. Ciascun incontro in videoconferenza, che prevede la partecipazione attiva sia di pazienti che di parenti, può accogliere un numero massimo di 12-15 persone e ha la durata di un’ora e mezza ogni due settimane.



www.repubblica.it 2022-01-12 16:25:41

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