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Anticorpi monoclonali per battere l’antibiotico resistenza – Medicina

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(ANSA) – VERONA, 26 GEN – L’antibiotico resistenza, cioè la
capacità dei batteri di sviluppare meccanismi di resistenza ai
farmaci progettati per contrastare le infezioni da essi causati,
ovvero gli antibiotici, è attualmente considerata
dall’Organizzazione mondiale della Sanità una delle dieci
principali minacce alla salute umana. E l’Italia è il Paese
europeo con il numero più alto di morti per antibiotico
resistenza. Con il progetto Primavera, Predicting the impact of
monoclonal antibodies and vaccines on antimicrobial resistance,
cui partecipa l’Università di Verona, con la sezione di Malattie
infettive guidata da Evelina Tacconelli, si vuole studiare il
ruolo che potrebbero svolgere gli anticorpi monoclonali nella
lotta contro l’antibiotico resistenza.
   
I vaccini e gli anticorpi monoclonali, molecole prodotte in
laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di
combattere patogeni nocivi come i virus, possono, infatti,
svolgere un ruolo vitale nella lotta contro l’antibiotico
resistenza in quanto non sono soggetti, come gli antibiotici,
alla naturale perdita di efficacia. Attualmente, non sono
disponibili dati completi che possano orientare le decisioni
sull’uso più efficiente di vaccini e mAbs nella lotta contro
l’Amr. Questo ha scoraggiato gli investimenti nello sviluppo di
vaccini e mAbs che contrastano i patogeni resistenti, acuendo il
problema della resistenza agli antibiotici.
   
Il progetto Primavera, che prevede una collaborazione di
istituti pubblici e privati a livello internazionale, ha
l’obiettivo di sviluppare una piattaforma web open-source che
permetta di combinare le informazioni provenienti da modelli
matematici con dati epidemiologici completi (cioè che includono
sia dati sanitari che economici). Questa piattaforma consentirà
di orientare politiche sanitarie in merito alla produzione di
specifici vaccini e mAbs, e permetterà di informare
l’allocazione strategica delle risorse necessarie. Avrà la
durata di 5 anni ed è finanziato per 9 milioni di euro tramite
l’Innovative Medicines Initiative 2 (IMI2). (ANSA).
   

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