Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

C’è un legame tra consumo di carne e sclerosi multipla?

28

- Advertisement -


Ricostruire il puzzle delle cause all’origine della sclerosi multipla (SM) non è semplice, perché i pezzi sono tanti. Dopo l’annuncio, pochi giorni fa, del ruolo importante svolto dal virus Epstein-Barr nella malattia, questa settimana è la volta dei batteri e della dieta. C’è una sorta di firma nel microbioma e nell’alimentazione delle persone con sclerosi multipla: i loro microrganismi sono diversi e in generale questo nei pazienti si associa a un maggior consumo di carne. 

Beninteso, precisano gli autori del paper dedicato al tema apparso sulle pagine di EbioMedicine: non si tratta di agenti causali né che valgono in assoluto – ovvero non in grado di per sé di portare alla malattia o di influenzarne i sintomi – quanto piuttosto di associazioni meritevoli di essere indagate. Sia per far luce sull’origine di una malattia, sotto certi aspetti misteriosa, sia per migliorarne i trattamenti. D’altra parte, che il microbiota possa avere un ruolo nella patologia è in discussione da tempo. Nelle persone con sclerosi multipla, infatti, appare diverso: alcuni batteri sono più presenti di altri, altri meno rispetto alle persone sane. E questo – riassumono dall’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) – potrebbe collegarsi direttamente alla patologia: l’ipotesi infatti è che un’alterazione del microbiota influenzi anche l’attività del sistema immunitario, sregolato nella sclerosi multipla (malattia autoimmune, in cui il nostro sistema di difesa bersaglia ingiustamente i rivestimenti di mielina degli assoni delle cellule nervose). Al tempo stesso, la dieta modula anche la composizione del microbiota, al punto che alcuni filoni di ricerca indagano già il potenziale terapeutico di alimentazioni speciali. Anche se comprendere le esatte relazioni tra i vari componenti e il rischio di malattia è tutt’altro che semplice, non significa che gli scienziati non ci stiano provando. 

E proprio in questo contesto si pone il lavoro del team dell’Università del Connecticut e della Washington University, che ha analizzato la composizione del microbiota, la funzione immunitaria, la dieta e caratterizzato la presenza di alcune sostanze nel sangue in un gruppo di persone, alcune con sclerosi multipla, altre no (49 in tutto), nel corso di sei mesi. L’idea era quella di identificare delle caratteristiche comuni nelle persone con SM e delle associazioni con i vari fattori analizzati. E così è stato. In generale nel corso di sei mesi i valori osservati sono rimasti stabili, e nelle persone con SM appaiono alterate diverse vie metaboliche, come quelle della sintesi degli acidi grassi o del metabolismo del linoleato, aumentano i marker proinfiammatori e sembrano diminuire i batteri associati alla digestione dei polisaccaridi, come quelle dei vegetali. Faecalibacterium, Prevotella, Lachnospiraceae, Anaerostipes le specie sottorapresentate. Alcune differenze nel microbiota correlavano anche con il grado di disabilità. Degna di nota una correlazione in particolare, che coinvolgeva diversi fattori: i ricercatori hanno osservato che nelle persone con SM il consumo di carne era più elevato, e che questo si accompagnava alla riduzione del batterio Bacteroides thetaiotaomicron, all’aumento di una sottopopolazione di linfociti T (TH17), così come all’aumento di metaboliti associati alla carne. 

La ricerca nel campo prosegue, ma un simile approccio integrato, non centrato sui singoli fattori, ma sul loro insieme, ha sottolineato Laura Piccio, tra gli autori del paper, potrebbe avere risvolti considerevoli nel campo. A maggior ragione considerando il carattere multifattoriale della malattia, dove: “Potrebbe portare all’identificazione di reti importanti che possono essere manipolate per la prevenzione della malattia e interventi terapeutici”. 



www.repubblica.it 2022-01-27 10:57:46

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More