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Dall’industria del farmaco alle corsie degli ospedali: la Sanità è sempre più donna

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Sono ormai la maggioranza nelle corsie degli ospedali e anche nell’industria del farmaco, fiore all’occhiello della manifattura italiana, ci sono più donne in media che in tutte le altre filiere industriali grazie anche a politiche di sostegno al welfare e alla natalità messe in pista dalle imprese. Se c’è un settore cruciale del Paese anche in termini di Pil dove le donne sono finalmente protagoniste – anche se ancora non sempre ai vertici (soprattutto di ospedali e Asl) e a volte con stipendi più bassi -, è quello della Sanità che ha negli ultimi due anni grazie anche al loro decisivo contributo ha retto l’urto dello tsunami del Covid.

Le donne medico sono diventate la maggioranza

Le donne medico con meno di 70 anni, quindi potenzialmente in attività nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, sono, seppur di stretta misura, più degli uomini: 169.477 contro 163.515, il 50,9% del totale. A certificarlo, i dati elaborati come ogni anno in occasione dell’8 marzo dal Centro studi della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (

Fnomceo
). La forbice si allarga, a favore delle donne medico, al diminuire dell’età: i medici con meno di 65 anni sono il 55%, sotto i 50 anni sono il 60%. Analizzando i dati per fasce di età di 5 anni, le donne sono la prevalenza in tutte le fasce sino ai 54 anni compresi. Il picco numerico si ha tra i 35 e i 49 anni: le donne sono il 62% del totale. Tra i 40 e i 44 anni, quasi due medici su tre (il 64%) sono donne. La situazione tende a “normalizzarsi”, anche se la prevalenza è sempre femminile, tra i nuovi iscritti: sotto i 30 anni “solo” il 56% dei medici è donna. Soprattutto nelle fasce di età più avanzate gli uomini sono in maggioranza schiacciante: tra i medici over 70 sono il 73%.

Protagoniste nella filiera del farmaco

Le donne sono protagoniste anche nelle imprese del farmaco. Lo testimoniano i numeri appena diffusi da Farmindustria: sono il 43% del totale degli addetti, molto più che negli altri settori (29% in media). Una quota che è identica tra i dirigenti e i quadri. Nella ricerca poi, cuore del settore, superano il 50%. E sfiorano il 50% tra gli under 35, con punte del 55% tra dirigenti e quadri. Ma per aiutare le donne bisogna favorire la natalità e le misure di welfare aziendale. Temi questi al centro di un incontro organizzato da Farmindustria con la Fondazione Onda proprio in occasione della festa della donna per ribadire ogni sforzo per dire stop al declino demografico, «L’industria farmaceutica da anni ha creato modelli di welfare che permettono alle persone che vi lavorano di conciliare vita e lavoro – sottolinea Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria -. Abbiamo molte best practice e un aiuto è stato garantito dalla presenza ‘rosa’ nelle nostre imprese, una risorsa preziosa. Donne che lavorano, che sono madri, che sono caregiver della famiglia. E che danno un contributo fondamentale alla Ricerca per trovare terapie sempre più efficaci».

Servono politiche di sostegno al Welfare e alla natalità

«Nel nostro settore le donne sono il 43% del totale occupati. Un numero importante. La parità per noi non è solo uno slogan numerico, ma è qualcosa di concreto: le donne e gli uomini hanno gli stessi incarichi e la possibilità di carriere identica», ha evidenziato Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria. Entrando nel merito dei problemi della natalità in Italia, Giorgetti ha ricordato che «negli ultimi 60 anni in Italia siamo passati da più di 1 milione di bambini nati ogni anno a meno di 400mila e, se contiamo il numero di figli medio per donne e ci confrontiamo con Francia e Germania, la nostra curva scende a picco negli ultimi 10 anni. Siamo il fanalino di coda dell’Europa – ha osservato – Ma nel nostro settore le famiglie hanno un numero di figli superiore del 45% rispetto alla media nazionale e tra i lavoratori della farmaceutica i figli sono una volta e mezza rispetto alla media italiana». Numeri questi favoriti appunto da politiche aziendali che agevolano le donne perché, come ha rimarcato il direttore generale di Farmindustria, i dati dell’Ispettorato del lavoro mostrano che la difficoltà di conciliare tempi di vita e di lavoro causa l’85% delle dimissioni.

Le differenze negli stipendi e ai vertici di Asl e ospedali

Ancora più marcata la presenza “rosa” tra gli altri operatori della Sanità: secondo i dati di Fnopi, federazione delle professioni infermieristiche, il 76% degli infermieri è donna. Permangono però ancora significative differenze, a cominciare dal livello contributivo. Secondo i dati Almalaurea, citati da Fnopi, le infermiere donna, guadagnano in meno, rispetto ai colleghi maschi, il 12,8%. La differenza scende al -2,6% se invece si considerano solo i professionisti a tempo pieno. Marcata ancora la differenza sulla presenza delle donne ai vertici di Asl e ospedali dove solo due direttori generali su dieci sono donne. La presenza femminile ai vertici delle direzioni generali delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane, sia pur ancora molto bassa, registra comunque un aumento percentuale del 3,8% rispetto allo scorso anno.Secondo i dati di Fiaso (la Federazione che riunisce i manager di Asl e ospedali) il trend positivo di crescita di donne manager è stato graduale ma continuo negli ultimi quattro anni passando dal 14,4% del 2018 al 22% . È più accentuata la presenza di direttrici amministrative pari al 37,9% del totale che fa registrare un incremento del 2,7% rispetto al 2021. Quasi immutata, invece, la presenza femminile nei ruoli apicali delle direzioni sanitarie che si attesta al 32,6%. Sono oltre quattro su dieci (44,4%), infine, le donne che occupano il ruolo di direttore sociosanitario.



www.ilsole24ore.com 2022-03-08 16:01:34

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