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Per prevenire il rischio ictus controllate (anche) i reni

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Se nelle urine si vedono proteine in quantità, parlatene con il medico. E non solo per scoprire se dovete fare i conti con la malattia renale cronica, che colpisce in forma più o meno grave circa una persona su dieci. In presenza di proteinuria, cioè appunto di proteine nella provetta di pipì, insieme ad una limitata funzione di “pulizia” del sangue da parte del rene (tradotto, una scarsa funzione di filtrazione) può crescere il rischio di andare incontro ad un ictus.

Il collegamento tra reni, cuore e cervello

A collegare i tre organi nobili, ovvero reni, cuore e cervello, in un’unica strada che può favorire il rischio di ictus è una ricerca condotta in Giappone dagli esperti del National Cerebral and Cardiovascular Center, pubblicata su Neurology. Lo studio dimostra infatti che per chi soffre di insufficienza renale cronica il rischio sarebbe particolarmente elevato per l’ictus legato ad un’embolia a partenza dal cuore.

Lo studio ha preso in esame più di 10.000 pazienti con ictus i cui dati sono stati raccolti nell’ambito della Japan Stroke Data Bank, sotto il coordinamento di Kaori Miwa. Il registro prende in considerazione una serie di persone con cartelle cliniche informatizzate e gestite acutamente in centri specializzati.

Grazie a queste informazioni estremamente precise si è arrivati a svelare l’associazione tra bassi tassi di filtrazione renale in concomitanza con alti livelli di proteine nelle urine ed ictus cardioembolico.

Ma non basta. Oltre all’aumento del rischio di ictus cardioembolico, il basso tasso di filtrazione si correla anche ad un maggior rischio di disabilità dopo l’evento cerebrovascolare acuto.  La scarsa capacità di filtrazione renale e la proteinuria particolarmente significativa si collegano invece ad un maggior rischio di decesso durante il ricovero.

“I nostri risultati mostrano in modo conclusivo che esiste un’associazione statisticamente significativa tra insufficienza renale ed esiti clinici dopo specifici sottotipi di ictus ischemico – commenta Kazunori Toyoda, tra gli autori della pubblicazione. Dato che quasi il 10% della popolazione mondiale soffre di malattie renali croniche, le informazioni fornite da questo studio su larga scala potrebbero aiutare a prevedere il rischio di ictus e la prognosi finale in molti di questi pazienti”.

L’importanza dei dati dello studio per la prevenzione dell’ictus

Lo studio è di grande importanza in chiave preventiva per chi affronta patologie renali. E soprattutto conferma il valore del monitoraggio della funzione dei reni in chiave di prevenzione cardiovascolare. L’identificazione di alterazioni renali anche lievi ed asintomatiche come la presenza di microalbuminuria (una specifica proteina) o una lieve riduzione del tasso di filtrazione glomerulare (in pratica la valutazione di quanto il rene “pulisce” il sangue) consente di individuare facilmente ed a basso costo i pazienti con ipertensione a più elevato rischio di sviluppare complicanze. Come appunto l’ictus cerebrale.

“Ancora una volta si dimostra che reni e funzione renale rappresentano straordinari marcatori di rischio cardiovascolare – conferma Roberto Pontremoli, direttore della Clinica Medica dell’Università di Genova. I due biomarcatori per stratificare rischio sono la capacità di filtrazione ed eventuale escrezione di proteine, che compaiono in condizioni patologiche. Anche solo uno di questi parametri alterato deve mettere in guardia visto che hanno un ruolo predittivo sfavorevole in modo indipendente l’uno dall’altro”.

In effetti dallo studio emerge che più cala la capacità di filtrazione più cresce l’incidenza di eventi e più la prognosi è peggiore. Lo stesso avviene con la proteinuria. Ma c’è di più. “La ricerca dice che l’albuminuria è predittore di rischio di complicanze trombotiche, da ictus ischemici fino ad altre manifestazioni fa notare Pontremoli. Queste condizioni sono presenti circa nel 10% e del tutto asintomatiche e poco riconosciute, ma dovrebbero essere ricercate attivamente per identificare il rischio e procedere con trattamenti specifici che possono limitarlo. Il rene, che spesso si ammala senza dare manifestazioni, va preso in considerazione per rischio di infarto e ictus, e più in generale di malattie cardiovascolari”.



www.repubblica.it 2022-04-08 15:54:36

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