Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Miastenia gravis, come si manifesta e quali sono le terapie più innovative

38

- Advertisement -


È una malattia fluttuante, per così dire. La sua sintomatologia, e di conseguenza anche la sua gravità, possono variare nell’arco dei mesi, delle settimane, a volte persino dei giorni. Ci si sente bene al mattino, male la sera o viceversa. E questa, per le persone che ne soffrono, è una sorta di dannazione giacché i medici che non la conoscono bene rischiano di non prendere sul serio i loro racconti.

Parliamo della miastenia gravis, una malattia rara – secondo gli ultimi dati in Italia colpisce circa 17 mila individui – sulla quale si cercherà di fare chiarezza in occasione del “Miastenia Day: gestione del paziente, dalla diagnosi alla cura”, l’evento organizzato il 27 aprile con l’obiettivo di creare un protocollo di gestione comune con il coinvolgimento di specialisti, rendere più tempestivo il riconoscimento della patologia, facilitare i contatti tra il territorio e i centri specializzati e soprattutto identificare i bisogni non espressi dei pazienti durante il percorso di diagnosi e cura.

Come si manifesta

“La miastenia – spiega Renato Mantegazza, Direttore dell’Unità operativa Malattie neuromuscolari e Neuroimmunologia di Fondazione IRCCS Istituto neurologico Carlo Besta di Milano e tra i coordinatori dell’evento – è una malattia della giunzione neuromuscolare, cioè del punto di contatto tra nervo e muscolo, dove viene trasmesso l’impulso affinché il muscolo si contragga e dia forza e resistenza”. A seconda dei gruppi muscolari colpiti, si ha una sintomatologia conseguente: se si tratta di quelli che controllano l’occhio e i movimenti delle palpebre, per esempio, ci possono essere problemi alla vista (come la visione doppia), alla masticazione o in generale all’espressione facciale.

“Sintomi non gravi di per sé ma che impattano fortemente sulla qualità di vita della persona colpita”, aggiunge Mantegazza. Nei casi più seri, quando ad essere colpito è il muscolo del diaframma che controlla la respirazione, il rischio è quello di insufficienza respiratoria che può portare anche al soffocamento.

Una malattia insidiosa

In questo senso, la miastenia gravis è malattia insidiosa: le manifestazioni cliniche possono essere molto diverse. Chi ne viene colpito rischia di non comprendere i propri sintomi, e inizia a rivolgersi ai diversi specialisti (l’oculista, l’otorinolaringoiatra, lo psichiatra, il fisiatra) con il rischio di ritardare la diagnosi corretta e l’immissione nel corretto iter terapeutico.

Quello della progressione, poi, è un punto cruciale: “La caratteristica tipica della miastenia è quella di variare per gravità e sintomatologia anche nello stesso paziente – continua il neurologo – e i medici che non hanno consuetudine con questo andamento possono non dare credito ai malati, interpretando le loro difficoltà come disagio psichico e somministrando farmaci anche nocivi per la trasmissione neuromuscolare”. Anche per questo, dunque, serve consapevolezza.

Quali sono le cause

Ma quali sono le cause di questa malattia? Tecnicamente, continua Mantegazza, la miastenia è una malattia di tipo autoimmune: gli anticorpi in circolo interferiscono con le proteine deputate alla trasmissione neuromuscolare, bloccando i recettori post-sinaptici dell’acetilcolina, e riducendo così la validità della contrazione. Raramente, però, si osservano anche forme su base genetica.

A che età si manifesta

La sua insorgenza sembra essere cambiata nel corso degli anni: un tempo risultava prevalente nelle giovani donne, ricorda l’esperto, ora da quello che si riscontra negli ambulatori sembra essere diffusa anche nei maschi adulti dopo i 60-65 anni. Il perché è presto detto: una popolazione che invecchia, e che dunque ha una maggiore probabilità di incontrarla nell’arco della sua vita, ma anche una migliore capacità di diagnosi, che tende a dare finalmente un nome a sintomi, anche lievi, che fino a non molto tempo fa venivano ricondotti ad altro.

Quali sono le terapie

Le terapie ci sono, e controllano la malattia con un buon grado di efficacia: si tratta di cortisone o immunosoppressori in uso cronico. Un’altra strada è quella della timectomia, l’asportazione chirurgica del timo, l’organo da cui ha origine il nostro repertorio immunologico e le cui anomalie innescano la risposta autoimmune.

Ma il prezzo di questo arsenale terapeutico sul paziente in termini di effetti collaterali è spesso molto elevato. Così i pazienti sono in attesa di novità.

Due farmaci innovativi

Già alla fine del 2017 la Food and Drug Administration ed EMA, dopo uno studio internazionale chiamato REGAIN, ha finalmente approvato il primo di una classe di farmaci innovativi (che però non ha ancora la rimborsabilità del SSN), un biologico con un diverso meccanismo d’azione che blocca la attivazione del complemento. Non più, spiega Mantegazza, l’induzione di una immunosoppressione generalizzata, ma una inibizione mirata delle attività degli anticorpi, in particolare delle immunoglobuline di tipo G, che interferiscono con la giunzione neuromuscolare.

Inoltre, secondo il Rapporto Horizon Scanning dell’Agenzia Italiana del Farmaco, una nuova molecola fa parte dei medicinali contenenti nuove sostanze attive orfane in valutazione e con parere EMA atteso nel 2022. Lo studio ADAPT che ha valutato l’efficacia e la sicurezza del farmaco biologico è stato condotto per 26 settimane su 167 pazienti assegnati in modo casuale al trattamento con il farmaco o con il placebo. I risultati mostrano come un numero significativamente maggiore di pazienti trattati migliora la capacità di svolgere le attività della vita quotidiana rispetto al placebo (68% contro 30%).

“Si tratta di un passo avanti nella direzione della medicina di precisione, che potrebbe cambiare completamente l’approccio terapeutico e incidere sul ‘burden of disease’ della miastenia”, dice Mantegazza. È vero, i nuovi farmaci sono costosi. Ma non dobbiamo dimenticare, continua il neurologo, che questa è una malattia cronica, i trattamenti tradizionali sono molto pesanti e hanno gravi ripercussioni sulle attività quotidiane. Spendere di più all’inizio significa risparmiare in futuro, e migliorare in modo significativo la qualità di vita dei pazienti.



www.repubblica.it 2022-04-26 14:29:06

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More