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Obesità infantile in Italia: è tempo di fare il punto

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POSSIAMO anche dirci il paese della dieta mediterranea, ma a guardare i dati sull’obesità infantile – patologia che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) considera uno dei principali problemi di salute nel mondo – l’Italia non ha niente di cui vantarsi. Secondo l’ultimo report di OKkio alla Salute, un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute, il nostro è tra i paesi europei con il più alto tasso di bambini sovrappeso e obesi: su un campione di 50mila bambini di terza elementare, il 20,4% è in sovrappeso e il 9,4% è obeso.

Sono dati del 2019, che devono essere aggiornati per restituire un quadro più chiaro del fenomeno. Per questo FIMP – Federazione Italiana Medici Pediatri, la Clinica Pediatrica, Endocrinologia, IRCCS Istituto Giannina Gaslini e l’Università degli Studi di Genova, in collaborazione con Helpcode Italia, hanno creato ONOI – l’Osservatorio Nazionale sull’Obesità Infantile: un questionario diffuso dai pediatri alle famiglie assistite, che ha l’obiettivo di descrivere e analizzare lo stato nutrizionale dei bambini italiani.

Obesità infantile in Italia

I numeri della malnutrizione infantile in Italia sono allarmanti. Dall’ultimo report sulla malnutrizione infantile condotto da Helpcode emerge che un terzo dei bambini italiani nella fascia d’età 6-9 anni è obeso o in sovrappeso, per un totale di circa 100mila bambini, con una netta prevalenza dei maschi (21%) sulle femmine (14%).
Un problema sanitario dagli enormi costi sociali ed economici, per contrastare il quale FIMP, l’Istituto Gaslini e Helpcode Italia lanciano ONOI, una raccolta di dati a livello nazionale che mira a fotografare l’incidenza del fenomeno su tutto il territorio italiano. “L’obiettivo è quello di raccogliere circa 50mila questionari, utili a delineare la situazione dell’obesità e del sovrappeso in età infantile e di indagare le eventuali correlazioni con gli stili di vita”, spiega Giorgio Zagami, presidente di Helpcode Italia. La modalità è semplice: nel corso del 2022, i genitori saranno invitati a compilare il questionario online in cui si indicano le abitudini alimentari e di vita dei propri figli (tra cui il consumo della prima colazione, gli alimenti privilegiati e il tempo dedicato all’attività fisica), contribuendo quindi a sviluppare una ricerca sulla relazione tra la salute alimentare e lo stile di vita dei bambini.

“Questo importante progetto – aggiunge Giuseppe Di Mauro, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP – consentirà di avere fondamentali informazioni per mettere in atto una più mirata prevenzione dell’obesità infantile. Riusciremo ad individuare i momenti critici della crescita in cui più frequentemente si manifesta l’obesità e potremo attuare specifici programmi di prevenzione”. Anche la dieta mediterranea è oggetto di indagine, per capire quanto sia seguita dai bambini e quali siano invece le cattive abitudini alimentari più frequenti.

Con una panoramica dettagliata della situazione in mano, l’idea degli esperti è di sviluppare programmi educativi innovativi, strumenti attraverso cui i pediatri di famiglia possano correggere i comportamenti errati. “Una strategia vincente non solo per la riduzione dell’obesità infantile ma anche per la prevenzione di malattie croniche dell’età adulta”, afferma Antonio D’Avino, Presidente FIMP, ricordando quanto sostenuto dall’Oms sull’impatto negativo dell’obesità sullo stato di salute generale della popolazione, anche per quanto riguarda gli esiti delle patologie infettive come Covid-19.

Obesità e pandemia

Lo studio ONOI permetterà di analizzare i dati sulle abitudini alimentari e dell’indice di massa corporea (BMI) di un’ampia coorte di bambini e adolescenti in un periodo particolarmente critico come quello della pandemia di COVID-19. Dati recenti, infatti, dimostrano una variazione del BMI che si è verificata tra i bambini americani di età compresa tra i 5 e gli 11 anni rispetto a giovani di età compresa tra 12 e 15 anni e a quelli di età 16-17 anni.
“Questi risultati, se generalizzabili, suggeriscono un aumento dell’obesità pediatrica a causa della pandemia”, chiarisce Mohamad Maghnie, Direttore della Clinica Pediatrica IRCCS Istituto Giannina Gaslini, Università di Genova. “Allo stesso modo abbiamo osservato nel nostro paese durante la pandemia modifiche dello stile di vita e delle abitudini alimentari, la riduzione dell’attività sportiva/sedentarietà, un maggiore tempo speso di fronte a TV, smartphone e cambiamenti delle ore/ritmo del sonno e della povertà”.

 



www.repubblica.it 2022-05-02 15:56:14

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