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Ciccozzi, mutazioni Omicron condizionano svolta su contagi – Sanità

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(ANSA) – ROMA, 08 MAG – L’universo delle sottovarianti di
Omicron pesa ancora su una inversione decisa dei contagi da
Covid-19 in Italia. “Viaggiamo ancora sui 40-50 mila casi al
giorno ma c’è un 10-20 per cento che sfugge ai test, come accade
nella sorveglianza epidemiologica. È urgente invece rafforzare
la sorveglianza genomica e fare sequenze per poter prospettare
scenari di evoluzione dell’andamento pandemico in riferimento
alla diffusione delle sottovarianti di Omicron e delle
ricombinanti”.
   
Così all’ANSA il direttore dell’Unità di Statistica medica ed
epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma, Massimo
Ciccozzi spiegando che la diffusione di Omicron 1 e Omicron 2 in
Italia e in Europa “sta portando a una sorta di immunità
naturale che potrebbe funzionare da possibile scudo e rendere
vita difficile alle nuove sottovarianti BA.4 e 5 che invece
stanno imperverando in Sudafrica pesando per il 75% sui contagi,
Ma se avremo anche noi un picco, grazie alla vasta diffusione
ancora di Omicron 1 e 2, non sarà come quello del Sudafrica. Qui
le due sottovarianti 4 e 5 sembrerebbero inoltre spinte da una
loro mutazione importante, la F486V che sembra essere implicata
nell’eludere gli anticorpi e quindi favorire i contagi”.
   
Sorvegliata speciale, inoltre, resta sempre la ‘vecchia’
variante Delta. “Il virus – spiega Ciccozzi – sta evolvendo come
altri virus respiratori ma dal Sars-CoV-2 non possiamo escludere
sorprese. Dobbiamo essere sempre in allerta anche sulle varianti
che sono state soppiantante da Omicron, come la Delta che non è
scomparsa e potrebbe avere mutazioni e organizzarsi per la
rimonta. Anche la Alfa, l’abbiamo isolata su una persona del
Nord Italia proveniente da Londra”.
   
Sul fattore reinfezioni “chi ha preso la Omicron 1 può
reinfettarsi con la Omicron 2 ma poi non può contagiarsi di
nuovo con la 1”, afferma Ciccozzi sottolineando che in Italia
“abbiamo ancora un livello di casi sempre importante” mettendo
poi l’accento sulla necessità di utilizzare la mascherina quando
c’è bisogno e quando ci sono situazioni di rischio”. E sui
luoghi di lavoro “se i sindacati stanno spingendo sull’utilizzo
fino a fine giugno ci sarà un motivo sensato”. “Ma penso –
conclude Ciccozzi – che avremo un’estate ‘normale’ “. (ANSA).
   

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