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Esercizi di forza ed equilibrio, e gli anziani restano fit

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La terza età è fragile, sempre. In maniera e misura differente lo è per tutti. Ma contrastare la fragilità fisica degli anziani, rallentare negli anni la disabilità motoria, e quindi vivere più a lungo in autonomia, si può. Uno studio che ha coinvolto 16 centri clinici di 11 paesi europei pubblicato sul Bmj (British medical journal) ha dosato e descritto nei dettagli – e questa è la novità della ricerca – un preciso programma di attività fisica moderata che combinata a consigli dietetici personalizzati, nell’arco di un periodo di osservazione ha ridotto del 22% il rischio andare incontro a disabilità motoria negli over70.  “L’intervento – spiegano gli autori – può essere proposto come una strategia per preservare la mobilità nelle persone anziane a rischio di disabilità”.

Lo studio

Lo studio è stato coordinato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Geriatriche e Ortopediche dell’Università Cattolica, Campus di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS coordinati da Roberto Bernabei, Francesco Landi e Emanuele Marzetti nell’ambito di SPRINTT, Sarcopenia and Physical Railty IN older people: multi-componenT Treatment strategies), un progetto europeo finanziato nel 2014 dalla Innovative Medicines Initiative (una partnership pubblico-privata tra Commissione Europea e Federazione Europea delle Industrie Farmaceutiche).

Fragilità fisica e sarcopenia

SPRINTT ha esaminato un campione di 1.519 uomini e donne di 79 anni di media con fragilità fisica e sarcopenia. La fragilità fisica è una condizione associata all’invecchiamento che si può definire come una ridotta capacità dell’organismo di adattarsi agli eventi stressanti, come, ad esempio la pandemia.

I sintomi? Senso di stanchezza e fatica, riduzione della velocità di cammino, perdita di peso, sedentarietà. Spesso la fragilità provoca disabilità, cadute, ricoveri, riduzione della qualità della vita. La sarcopenia è la perdita di forza e di massa muscolare che accompagna l’invecchiamento, che tende ad aumentare negli anni, fino a diventare una causa importante di disabilità.

Che cos’è la sarcopenia

La definizione di fragilità fisica e sarcopenia si basa su una batteria validata di test, la Short Physical Performance Battery (SPPB), che misura in maniera standardizzata la performance funzionale degli anziani attraverso test di equilibrio, deambulazione e forza muscolare. Questa condizione viene valutata con DEXA, un esame radiologico simile a quello utilizzato per la diagnosi dell’osteoporosi.

1519 partecipanti seguiti fino a tre anni

Ma torniamo allo studio: il campione è stato suddiviso in due gruppi, 760 partecipanti hanno seguito il programma combinato di attività fisica con supporto tecnologico e nutrizione e 759 (i controlli) hanno partecipato a un percorso di seminari sull’invecchiamento in salute. Tutti i 1519 partecipanti sono stati monitorati fino a 36 mesi. Il gruppo di intervento ha partecipato 2 volte alla settimana a sessioni di attività fisica di intensità moderata nel centro di studio e fino a 4 volte a settimana a casa. Le attività comprendevano sessioni di camminata a passo sostenuto, esercizi di rinforzo muscolare prevalentemente degli arti inferiori, esercizi di equilibrio e esercizi di flessibilità.

Non servono attrezzi

Tutte le attività sono state personalizzate, cioè misurate sulla base delle capacità di ognuno  e non hanno richiesto attrezzature specifiche.  La quantità di attività fisica praticata è stata misurata periodicamente con un actimetro (uno strumento che contiene sensori sensibili al movimento e misura l’attività motoria)  posizionato sulla coscia per 7 giorni, in questo modo è stato possibile monitorare i progressi e personalizzare il tipo e l’intensità di attività fisica di ognuno. Tutti i partecipanti hanno ricevuto consulenze nutrizionali personalizzate e piani dietetici individuali. I partecipanti del gruppo di controllo hanno ricevuto una volta al mese una formazione sull’invecchiamento sano e un breve programma di esercizi di stretching per la parte superiore del corpo o tecniche di rilassamento.

I risultati

Tra coloro che all’inizio dello studio avevano una maggiore compromissione della funzione fisica (che punteggio alla SPPB di 3-7), la disabilità motoria (l’incapacità di camminare autonomamente per 400 m in meno di15 minuti) si è verificata nel 47% dei partecipanti all’intervento attivo e nel 53% dei controlli. La funzione fisica è migliorata di più nel gruppo di intervento che nei controlli sia dopo 24 mesi che dopo 36 mesi.

Nei partecipanti allo studio con una migliore capacità motoria di base (quelli che in partenza avevano ottenuto un punteggio di 8 o 9 alla SPPB), l’intervento non ha modificato il rischio di sviluppare disabilità motoria e ha avuto effetti marginali sulle prestazioni fisiche.

Si muovono meglio

“L’intervento multicomponente è stato associato a una riduzione dell’incidenza della disabilità motoria negli anziani con fragilità fisica e sarcopenia e punteggi SPPB di 3-7 (quelli con maggiore compromissione della funzione fisica, ndr)- è la conclusione degli autori  – La fragilità fisica e la sarcopenia possono essere prese di mira per preservare la mobilità nelle persone anziane vulnerabili.

La fragilità? Lentezza dei movimenti e perdita di muscolo

Ma cosa è davvero la fragilità? Cosa intendiamo quando diciamo che l’anziano è fragile?  “C’è un momento in cui ti accorgi che tuo padre, tua madre cammina più lentamente di quando lo hai incontrato l’ultima volta: ecco, questa è la concretizzazione del concetto di fragilità”, dice Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di Scienze dell’invecchiamento, neurologiche, ortopediche e della testa-collo e della UOC Riabilitazione e Medicina Fisica Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e professore ordinario di Medicina interna e geriatrica all’Università Cattolica campus di Roma, e primo autore della pubblicazione su BMJ. 

Fragilità vuol dire camminare piano. Per la sarcopenia

“Soprattutto negli ultimi due anni si è parlato molto di fragilità, definendola come qualcosa di vago, ma se la vogliamo attualizzare, concretizzare, fragilità significa in fondo camminare piano. E questo – aggiunge il geriatra – è sostenuto dal secondo concetto: la sarcopenia. Le due cose insieme sono la fragilità. Col nostro studio abbiamo detto che c’è un modo per bloccare la fragilità, e, esagerando, per bloccare l’invecchiamento, e per la prima volta abbiamo fornito per così dire tipologia e dosaggio di questo sistema”.

L’attività fisica non basta

Un sistema, che non è fatto solo di esercizio fisico, i partecipanti allo studio hanno avuto anche tconsigli dietetici personalizzati. “L’attività fisica non basta, ci vuole un apporto proteico adeguato: se non butto dentro la benzina, e cioè le proteine, il muscolo non potrà che decadere, indebolirsi”, spiga Bernabei.. Passando al dosaggio? “1,2 grammi di proteine al giorno per ogni chilo di peso e 40 minuti di attività fisica giornaliera, che, attenzione, non è un’attività fisica qualunque, ma un’attività precisa. Non è passeggiare guardando le vetrine, per intenderci”, E cosa è, invece, per esempio?

40 minuti di camminata al giorno

“É camminare per 40 minuti al giorno, e fare esercizi di controresistenza: mettersi due piccoli pesi alle caviglie e tirarle su e giù da seduti per 15 minuti due volte al giorno”, consiglia Bernabei. “Molte volte si è detto alle persone anziane di fare attività fisica: ma la questione è fare attività fisica seriata, ben fatta, giusta e mettere dentro benzina. Con il nostro lavoro abbiamo definito la quantità e la tipologia di quello che serve per contrastare la fragilità”.

Le giuste proteine

Impossibile non chiedersi se e quanto un programma di questo tipo si possa trasferire da uno studio controllato alla vita di tutti i giorni, alle case di nostri anziani. Si può? “Camminare a passo a veloce per 40 minuti al giorno e due volte al giorno sollevare due scatole di pelati da un chilo per 15 minuti e mangiare quella quantità di proteine per fare benzina, non è difficile, si può fare. In fondo la bellezza del lavoro che abbiamo appena pubblicato è questa”, conclude Bernabei.

La nuova ricetta

La nuova ricerca conferma i benefici dell’attività fisica strutturata negli anziani, come spiega  Thomas Gill, professore alla Yale School of Medicine nell’editoriale di presentazione della pubblicazione sul British Medical Journal. Gill riconosce che può essere impegnativo tradurre nella pratica clinica i risultati degli studi anche quando progettati in maniera rigorosa, ma sostiene che le evidenze ottenuto da SPRINTT, insieme a quelli di un altro grande studio statunitense, il LIFE Study, “forniscono prove convincenti che la capacità di muoversi in maniera indipendente può essere preservata negli anziani fragili residenti in comunità attraverso l’attività fisica, con il camminare come modalità principale”.

Invecchiamento patologico e di successo

La fragilità è connaturata all’invecchiamento, dicevano all’inizio. Ma il fatto è che dalla fragilità si passa alle limitazioni funzionali e alla disabilità motoria cioè all’invecchiamento patologico, che è un grosso impegno  sia per le persone che per i sistemi socio-sanitari: l’invecchiamento patologico a soffrire e costa, anche. Al contrario dell’invecchiamento di successo, che secondo i geriatri deve essere promosso, sviluppando strategie sicure, efficaci per contrastare la fragilità e i suoi rischi e preservando la mobilità nelle persone anziane perché non incorrano in un ulteriore declino delle capacità funzionali.

I numeri della fragilità in Italia

Dal report Istat “Le condizioni di salute della popolazione anziana in Italia – Anno 2019“, pubblicato lo scorso luglio, si evince che in Italia sono circa 3 milioni e 860mila gli anziani con gravi difficoltà nelle attività di base della vita quotidiana, pari a oltre il 28% della popolazione di 65 anni e più. Di questi 2 milioni e 833mila hanno gravi difficoltà nel camminare o nel salire o scendere le scale senza l’aiuto di una persona o il ricorso ad ausili. Le persone con gravi difficoltà nelle funzioni motorie e nelle attività di base sono più spesso donne delle regioni del Sud rispetto agli uomini e alle donne che vivono al Centro o al Nord. Si stima che in Italia circa 1 milione e 400mila anziani (10,1%) viva con una forte riduzione dell’autonomia nelle attività essenziali della vita quotidiana, a fronte di una media UE22 pari all’8,5%.



www.repubblica.it 2022-05-15 05:36:00

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