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Linfoma a grandi cellule B, terapia CAR-T promettente in seconda linea di trattamento

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Le terapie cellulari CAR-T hanno rivoluzionato il trattamento delle forme più aggressive di alcuni tumori del sangue. Li chiamano farmaci viventi, perché sono linfociti prelevati dai pazienti e modificati in laboratorio per riconoscere le cellule tumorali e attaccarle. Grazie a queste cure complesse, oggi è possibile dare una speranza di sopravvivenza a lungo termine al 40% dei pazienti con un linfoma a grandi cellule B recidivante e refrattario a tutti gli altri trattamenti: un importante traguardo se si considera che prima la sopravvivenza non superava i sei mesi in queste forme della malattia.

Queste terapie oggi vengono effettuate dalla terza linea di trattamento in poi, e cioè per linfomi refrattari o recidivanti anche dopo il trapianto di cellule staminali, o per pazienti che non sono eleggibili al trapianto. Quello che il mondo della ricerca sta cercando di fare, però, è anticipare il loro utilizzo a linee di trattamento più precoci. E dall’atteso congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si aprirà il 3 giugno, arriveranno i primi dati su una recente terapia CAR-T, lisocabtagene maraleucel (approvata in Europa lo scorso mese), che è stata testata in seconda linea nello studio PILOT. I risultati indicano che la terapia dà risposte complete in più della metà dei pazienti e migliora la qualità della vita.

Il linfoma a grandi cellule B

Il linfoma a grandi cellule B, il tipo più comune di linfoma non-Hodgkin, è un tumore aggressivo del sangue e circa il 40% dei pazienti presenta malattia refrattaria o recidivante dopo il trattamento di prima linea. La chemioterapia ad alte dosi seguita da trapianto autologo di cellule staminali ha costituito il pilastro della cura in seconda linea di trattamento. Tuttavia, meno della metà dei pazienti con malattia refrattaria o recidivante dopo la prima linea di terapia viene considerata candidabile al trapianto di cellule staminali.

Lo studio PILOT

Lo studio PILOT ha arruolato un’ampia popolazione di pazienti con linfoma a grandi cellule B recidivante o refrattario dopo terapia di prima linea, che non sono considerati candidabili al trapianto in base all’età, alle condizioni generali o alle comorbidità, e indipendentemente dal tempo alla recidiva dopo il trattamento di prima linea.

A un follow-up mediano di 12,3 mesi, la maggior parte dei pazienti trattati con lisocabtagene maraleucel (61) ha mostrato una riduzione della malattia: la risposta alla terapia c’è stata nell’80% dei pazienti, e per il 54% si è trattato di risposte complete. La risposta è stata duratura, fino a 21,7 mesi di durata mediana nei pazienti in risposta completa. La sopravvivenza libera da progressione della malattia (mediana) è stata di 9 mesi. Inoltre, a detta degli stessi pazienti c’è stato un miglioramento della qualità della vita: meno fatigue e dolore, così come inferiori sono stati percepiti i sintomi correlati al linfoma. Lisocabtagene maraleucel non ha mostrato nello studio PILOT effetti avversi nuovi, confermando un profilo di sicurezza gestibile: sia la sindrome da rilascio di citochine (verificatasi nel 38% dei pazienti) e gli eventi neurologici gravi (manifestatisi nel 31% dei pazienti) non hanno superato il grado 3 su 5.

Estensione dell’autorizzazione all’esame

Affiancando altre due terapie cellulari CAR-T, ad aprile scorso lisocabtagene maraleucel è stata approvata nell’Unione Europea per il linfoma a grandi cellule B (LBCL) recidivante o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica. Anche alla luce dei dati dello studio PILOT, la richiesta di estensione dell’autorizzazione di lisocabtagene maraleucel è depositata e in revisione presso la Food and drug administration (FDA) statunitense – procedura che dovrà concludersi entro il 24 giugno 2022.



www.repubblica.it 2022-06-01 11:03:21

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