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Tumore al seno, stili di vita contro genetica

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Una parolina piccola piccola. Anzi, un “frammento” di parola: miRna. Eppure la sentiremo sempre più spesso nella lotta al tumore al seno (e non solo). “Mi” sta per micro che, come dice il nome, sono dei pezzettini di Rna, la molecola divenuta tanto famosa per i vaccini anti-Covid.

La notizia è che alcuni ricercatori stanno cercando di utilizzarli per prevedere il rischio di ammalarsi in donne sane ma geneticamente predisposte a sviluppare il carcinoma mammario a causa della mutazione dei geni Brca1 e 2. Come? Attraverso un semplice prelievo di saliva. Prima di arrivare a questo obiettivo – che è ancora certamente futuristico – gli scienziati vogliono capire se, modificando l’alimentazione e lo stile di vita in queste donne, cambia di riflesso l’espressione di microRna noti per essere associati alla malattia. Quello di cui parliamo in questa newsletter di salute Seno è quindi un progetto di prevenzione primaria vero e proprio, dedicato alle donne ad alto rischio di tumore.

Cosa sono i microRna

Andiamo con ordine. Nel nostro corpo ci sono molti “tipi” diversi di microRna, lunghi si e no una ventina di “lettere” (nucleotidi) dell’alfabeto dei geni. A differenza dell’Rna non servono a “fabbricare” nessuna proteina (in gergo si dice che non sono codificanti). Bene, cosa fanno allora? La risposta è complessa ma, semplificando, servono a modulare l’espressione dei geni. Ovviamente anche dei geni Brca 1 e 2 mutati e, potenzialmente, possono ridurla, abbassando così il rischio di sviluppare il cancro.

Alimentazione e attività fisica per modulare il rischio genetico

“Le mutazioni nei geni Brca possono aumentare di molto il rischio di tumore, del 55-60%, ma sappiamo che c’è una variabilità nella modalità e nel tempo di insorgenza della malattia: anche se la mutazione è la stessa, alcune sviluppano il tumore prima, altre dopo, altre mai”, spiega Rita Antonelli, dottoranda in Medicina Molecolare presso il Centro Universitario di Odontoiatria di Parma: “Si pensa che questo dipenda da quanto il gene mutato venga espresso, ossia ‘tradottò nella proteina difettosa corrispondente. Questo aspetto – che noi chiamiamo penetranza del gene – a sua volta sembra dipendere da variabili personali, endogeni e ambientali, tra cui anche l’alimentazione e l’attività fisica”.

Bene, i microRna sono dei regolatori universali dell’espressione genica ed è già noto che è possibile modificare la loro espressione proprio cambiando dieta e livello di attività fisica. “Noi – continua Antonelli – ora vogliamo fare un passo in avanti: verificare se con una alimentazione personalizzata e indicazioni sull’attività fisica siamo in grado di cambiare la quantità dei microRna associati all’insorgenza del tumore al seno in chi ha mutazioni nei geni Brca 1 o 2 – in particolare miRna21, miRna125b e miRna155”.

Insomma, l’obiettivo finale è trovare dei marcatori che possano indicare se i cambiamenti nella dieta e nello stile di vita stanno effettivamente riducendo l’espressione dei geni Brca e, quindi, il rischio di ammalarsi di queste donne. Non solo: la raccolta dei microRna avviene attraverso la saliva, un metodo ancora meno invasivo del prelievo di sangue, e che i ricercatori sperano di validare.

Lo studio pilota di nutri-epigenomica è portato avanti dalla Breast Unit dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma coordinata da Antonino Musolino, dal Salivary Research Group del Dipartimento di Medicina e Chirurgia coordinato da Marco Meleti, dal gruppo di Paola Mozzoni per le analisi di laboratorio dei miRna, ed è finanziato dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) attraverso un bando competitivo nazionale. I primi risultati saranno presentati venerdì 17 giugno all’interno del programma dedicato alla scienza e alla medicina del Taobuk Festival di Taormina, un evento culturale unico nel suo genere, che vede rappresentate diverse discipline umanistiche e scientifiche.

Una dieta ad personam

Attraverso la Breast Unit, alle 20 donne arruolate (tra 18 e 40 anni) è stato proposto un regime alimentare personalizzato: non una dieta standard e ferrea, quindi, ma indicazioni basate su preferenze, indice di massa corporea, propensione all’attività fisica e così via. La saliva è stata prelevata in 5 momenti: al “tempo zero” (prima dell’inizio dell’intervento nutrizionale) e dopo 3, 6, 11, 17 e 23 mesi. “Andremo a vedere se e come cambia la quantità dei microRna nella saliva prelevata in questi diversi momenti – prosegue Antonelli – per capire se l’intervento nutrizionale ha un impatto o meno. I risultati che presenteremo al Taobuk Festival riguardano i primi 11 mesi di sperimentazione. Abbiamo visto che effettivamente c’è una modifica ed è correlata al nostro intervento in modo lineare. E abbiamo osservato che alcuni microRna non si sono mai espressi: anche questo per noi è un dato importante”.

Il prossimo passo? “Una volta ultimate le analisi, sulla base dei risultati vogliamo condurre una sperimentazione su più larga scala e includere anche le donne con mutazioni Brca che hanno già sviluppato il tumore”, conclude la ricercatrice: “La speranza per il futuro è che questi studi servano a mettere a punto un nuovo esame che possa prevedere lo sviluppo del carcinoma in modo puntuale e personalizzato”.



www.repubblica.it 2022-06-10 14:57:51

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