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“Disturbi alimentari è emergenza. I fondi del Pnrr per la cura dei pazienti”

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Sono stati due anni difficili per tutti: il Covid ha destabilizzato tutti i percorsi di cura per dare precedenza ai malati di Covid-19. Tanti reparti dedicati alle cure sono stati convertiti, tanti ambulatori hanno sospeso le attività e i professionisti sono stati assegnati ai reparti per far fronte all’emergenza sanitaria in atto. Il Sistema Sanitario Nazionale quasi al collasso ha concentrato, giustamente, tutte le forze in campo sull’emergenza della pandemia. Interi ospedali hanno interrotto qualsiasi tipo di attività, hanno assegnato i posti letto dedicati anche ai pazienti affetti da Disturbi dell’Alimentazione e Nutrizione (DAN) alla cura del Covid-19.

Gli ambulatori sono stati chiusi, molti trattamenti sospesi. Per i malati di DAN questi due anni hanno costituito una vera e propria emergenza sanitaria: una pandemia nella pandemia, che riguarda circa 3,5 milioni di persone in Italia. Le persone che soffrivano di un disturbo dell’alimentazione e della nutrizione si sono aggravate, hanno avuto ricadute, in molti casi le cure sono state sospese e le domande di cura per i nuovi casi spesso sono state inevase.

Aumentano i casi

Si assiste ad un continuo aumento dei casi sia femminili che maschili e ad un abbassamento dell’età di insorgenza dei DAN sotto i 14 anni, dati che dovranno essere presi in considerazione nella riprogrammazione dei servizi sanitari. Un grido di allarme, quello dell’epidemia da DAN – più volte annunciata dalle Associazioni e dai familiari – che non ha mai trovato una risposta concreta da parte delle istituzioni sia a livello Ministeriale che nelle autonomie Regionale. I 3,5 milioni di malati di questa devastante patologia soffrono in silenzio con dignità, i 3500 morti all’anno, con una variabilità maggiore nelle regioni con scarsi percorsi di cura, non riescono a smuovere gli animi dei nostri politici e degli amministratori che non conoscendo la complessità della malattia e i danni che questa produce ai pazienti e all’intero nucleo familiare, sottostimano i dati presentati dalle associazioni.

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Le Regioni virtuose

Nelle regioni dotate di tutti i livelli di cura il tasso di ospedalizzazione, che riguarda la necessità di un ricovero salvavita, è molto più basso e anche il tasso di mortalità scende evitando la mobilità extraregionale, i cosiddetti viaggi della speranza che non aiutano le famiglie, i pazienti e la spesa pubblica della sanità delle Regioni dove sono assenti strutture di cura. Abbiamo urgente bisogno del primo livello assistenziale, ovvero quello della medicina del territorio, che nel caso dei disturbi alimentari è rappresentata dalla rete ambulatoriale completa di equipe multidisciplinare ben integrata, impiegata stabilmente e che lavori in sinergia con i medici di medicina generale, con i pediatri di libera scelta e con le Associazioni di familiari.

Gli ambulatori

Abbiamo urgente bisogno che tornino ad essere funzionanti tutti gli ambulatori che hanno sospeso le attività. Deve essere  garantita la formazione continua e specifica di tutte le figure professionali coinvolte nella prevenzione, diagnosi e cura. Inoltre andrebbero urgentemente ripristinati i presidi ospedalieri con posti letto dedicati in area critica, essenziali nei casi di emergenze. Si tratta di casi minoritari, ma che troppo spesso hanno un esito fatale. Non ci stancheremo di ripetere che i Disturbi alimentari sono la seconda causa di morte in età giovanile, dopo gli incidenti stradali.

Nelle strutture sanitarie servono subito figure professionali (psichiatri, psicologi, tecnici della riabilitazione). Servono nuove assunzioni e formazione specifica. Abbiamo urgente bisogno che venga garantita l’uniformità degli standard sociosanitari in tutte le regioni.

Il Pnrr

Le Regioni devono essere richiamate all’osservanza delle Linee di indirizzo nazionali per la salute mentale ed in particolare per la cura dei disturbi alimentari. Abbiamo urgente bisogno che i fondi del Pnrr vengano destinati anche alla cura dei disturbi alimentari.

Riteniamo che i disturbi alimentari debbano, pur restando all’interno dei dipartimenti di Salute mentale, avere nei Lea un percorso separato rispetto alle altre malattie psichiatriche, proprio perché costituiscono “un mondo” a sé stante, diverso dalle altre malattie mentali, con esigenze peculiari dal punto di vista diagnostico, clinico e terapeutico.

Le Associazioni di familiari non hanno mai smesso e non smettono di stare accanto a chi soffre, sono state e sono un grande punto di riferimento in questo periodo così difficile, hanno sempre continuato e continuano a far sentire la loro voce denunciando le criticità ed esprimendo le richieste necessarie per assicurare cure adeguate per tutti su tutto il territorio nazionale.
Perché con diagnosi e cure precoci, di Disturbi Alimentari si può guarire!

Giuseppe Rauso è presidente Consult@noi



www.repubblica.it 2022-07-08 09:32:22

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