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Vent’anni per l’omicidio della compagna, parenti vittima ‘è poco’ – Lombardia

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Riconosciuto vizio parziale mente, pm aveva chiesto ergastolo

(ANSA) – PAVIA, 15 LUG – Vent’anni di carcere per aver ucciso
la sua compagna, strangolandola in casa per poi adagiarne il
corpo nella vasca da bagno. E’ la condanna inflitta oggi dalla
Corte d’Assise di Pavia ad Alessio Nigro, 28 anni, imputato per
l’omicidio di Lidia Peschechera, 49 anni, avvenuto il 12
febbraio 2021 nell’abitazione della donna in via Depretis, a
Pavia. Due settimane fa, nella requisitoria, il pubblico
ministero Diletta Balduzzi aveva chiesto l’ergastolo per
l’imputato, definendolo responsabile di un “delitto brutale”. I
giudici hanno riconosciuto all’imputato il vizio parziale di
mente, accogliendo la tesi del difensore, l’avvocato Giovanni
Caly. La sentenza è stata fortemente contestata dalla sorella e
dalle amiche di Lidia.
   
Nigro ha ammesso di aver ucciso Lidia, con la quale aveva una
relazione, al culmine di un violento litigio. L’uomo era
accusato di omicidio aggravato dai futili motivi, e anche di
furto e indebito utilizzo di strumenti di pagamento:
appropriatosi del bancomat della vittima, nei giorni successivi
al delitto aveva fatto delle spese.
   
Secondo la ricostruzione degli inquirenti il giovane, che era
residente a Casaletto Lodigiano (Lodi) e aveva problemi di
dipendenza dall’alcol, non si era presentato a un appuntamento
al Serd di Treviglio (Bergamo). Una volta ritornato nella casa
della compagna, era sorto un alterco con Lidia, al termine del
quale l’aveva uccisa. In seguito, per tre giorni era stato in
casa della donna a bere e dormire, prima di tentare la fuga a
Milano, dove era stato individuato e bloccato dalle forze
dell’ordine.
   
I giudici hanno anche stabilito un risarcimento, tra 30mila e
40mila euro, per i familiari della vittima: la madre, la sorella
e l’ex marito. Subito dopo la sentenza, fuori dal palazzo di
giustizia di Pavia, la sorella e le amiche di Lidia Peschechera
hanno sfogato la loro rabbia. “E’ come se Lidia fosse stata
uccisa un’altra volta – ha affermato la sorella Carmen
Peschechera -. Ci aspettavamo l’ergastolo dopo quanto ha fatto
Nigro. Mia madre, che ha 82 anni ed è malata, ha perso una
figlia; io ho perso l’unica sorella che avevo. Dal febbraio
dello scorso anno stiamo sopportando uno stress psicologico che
ci ha distrutto. E ora arriva questa sentenza, Del risarcimento
non ci interessa nulla, volevamo solo che fosse fatta giustizia
per Lidia”.
   
Presenti anche le esponenti dell’associazione ‘Non una di
meno’, che hanno seguito tutte le udienze del processo: “Come si
fa a condannare a soli 20 anni un uomo che ha tolto la vita a
una creatura meravigliosa? – ha chiesto una rappresentante
dell’associazione – Gli è stata riconosciuta la parziale
infermità mentale: ma una persona che ha questi problemi, non si
comporta come ha fatto lui. Speravamo in una sentenza che
potesse dare fiducia alle donne che subiscono violenza e non
hanno il coraggio di denunciarla. Siamo deluse, non crediamo più
in queste istituzioni”. (ANSA).
   

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