Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Trapianti con organi animali, gli Usa aprono le porte alla sperimentazione

27

- Advertisement -


Continuare l’opera di sensibilizzazione per favorire l’aumento dei donatori. E, di conseguenza, dei trapianti. Ma per permettere a tutte le persone in attesa di un organo di averlo in tempi brevi occorre iniziare a esplorare nuove opportunità. Come gli xenotrapianti, ovvero l’utilizzo di organi di esseri viventi appartenenti a specie diverse. La pressione crescente viene registrata negli Stati Uniti. La Food and Drug Administration (l’agenzia federale che si occupa di utilizzare l’utilizzo di nuovi farmaci, dispositivi medici e terapie, compresi i trapianti) sta infatti valutando l’opportunità di autorizzare le prime sperimentazioni cliniche per valutare la sicurezza e l’efficacia di queste procedure.

“L’elevato profilo di sicurezza dei trapianti ha contribuito ad accrescere la consapevolezza dei cittadini su queste tematiche – spiega Wilson Bryan, il direttore del dipartimento trapianti e terapie avanzate della Fda -. Il momento è opportuno per avviare un confronto anche sugli xenotrapianti”.

I primi trial clinici

La questione è stata oggetto di un approfondimento su Nature, che ha ricostruito il confronto tra gli esperti dell’ente regolatorio statunitense e i principali specialisti coinvolti nel campo della chirurgia dei trapianti. Se l’interesse di questi ultimi verso la pratica era già noto, a destare sorpresa è stata l’apertura da parte della Fda. Nessun azzardo, ma la volontà di capirci di più è risultata comune. “I dati oggi disponibili supportano l’avvio di trial piccoli e rivolti a una platea molto selezionata di pazienti”, ha spiegato Allan Kirk, esperto di Immunologia dei trapianti della Duke University (Durham), dopo aver partecipato all’incontro. Senza sperimentazioni cliniche, d’altra parte, sarà pressoché impossibile rispondere ai tanti quesiti che riguardano questa possibile soluzione terapeutica. Un’ipotesi al momento di là da venire. Ma le cui ricadute potrebbero essere notevoli.

Xenotrapianti: una storia che dura da oltre tre secoli

Il trapianto di organi, tessuti o cellule tra organismi di specie differenti è una procedura sperimentale che punta a individuare nuove fonti con cui fronteggiare la carenza di organi. Il primo riferimento risale al 1667, nel contesto di una trasfusione di sangue da un agnello all’uomo. L’uso clinico di organi animali è stato invece documentato per la prima volta nel 1905: con il trasferimento di un rene dal coniglio all’uomo. Da quel momento in avanti, sono stati condotti diversi studi considerando come donatori dei primati non umani: facendo leva sulla ‘somiglianza’ genetica che avrebbe potuto attenuare il rischio di rigetto. Altre ragioni (dall’alto rischio di trasmettere infezioni alle differenze nelle dimensioni degli organi, fino alle preoccupazioni di natura etica) hanno però spinto la comunità scientifica a valutare i maiali come possibili donatori di organi per l’uomo.

I maiali prima scelta

Alcuni riscontri positivi, soprattutto a livello preclinico, portano oggi a considerare i suini come una probabile ‘prima scelta’ in ragione delle dimensioni degli animali e della loro somiglianza fisiologica con l’uomo, del breve periodo di gravidanza e delle dimensioni relativamente grandi dei suini alla nascita (aspetto che renderebbe ampia la platea dei potenziali donatori), del basso rischio di trasmissione di zoonosi e della possibilità di intervenire sul genoma di questi animali per ridurre il rischio di rigetto degli organi.  

Le questioni aperte

Può l’organo di un maiale essere in grado di garantire continuità alla vita di un uomo che, in alternativa, sarebbe destinato a morire? Secondo gli esperti statunitensi, la risposta è quasi certamente affermativa. E va a questo punto ricercata senza escludere alcuna possibilità. “Se l’obiettivo ultimo è giungere a poter prelevare un organo da un maiale e trapiantarlo in un uomo, l’avvio di uno o più trial è necessario”, dice la veterinaria Caroline Zeiss, docente di Anatomia comparata e Patologia clinica all’Università di Yale. Le questioni aperte, d’altra parte, sono molteplici. E spaziano, com’è stato ricostruito su Nature, dalla “definizione del miglior cocktail immunosoppressivo per permettere all’uomo di accettare l’organo proveniente da un’altra specie” alla “gestione del rischio infettivo”. Screening infettivo e rigetto gli ostacoli più difficili da superare.

Sull’onda di quanto accaduto pochi mesi fa con il fallimento del primo xenotrapianto di cuore Zeiss spiega: “Uno dei primi passi da compiere è il miglioramento delle procedure di screening virale. Servono test validati che permettano di evitare che infezioni silenti, come quella da citomegalovirus, portino a eleggere a donatori animali infetti”. Senza trascurare altri aspetti, come “la selezione della specie di suini più adatta per candidarsi al ruolo di donatore” e “la gestione nei pazienti di eventuali altre malattie croniche”. Al possibile avvio dei primi trial guardano con interesse anche diverse aziende, impegnate da tempo nello studio delle ‘correzioni’ da apportare al Dna dei suini per renderli idonei alla donazione di organi per l’uomo.

In Italia oltre 8 mila pazienti in attesa di un organo

Intanto arrivano i dati del rapporto completo del Centro Nazionale Trapianti sull’attività condotta nel 2021. Al 31 dicembre dello scorso anno, erano 8.065 i pazienti in attesa di un organo. Un dato in calo quasi del 3% rispetto al 2020: segno di una piena ripresa dell’attività, dopo i mesi più duri della pandemia. Quanto ai tempi medi, si aspetta di più per il cuore (3,7 anni), di meno per il fegato (1,7 anni). Periodi durante i quali alcuni pazienti possono uscire dalle liste di attesa a causa di un decesso o della compromissione delle loro condizioni fisiche al punto da non rendere più fattibile il trapianto.



www.repubblica.it 2022-07-26 10:23:37

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More