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12 anni, prima della chemioterapia le prelevano il tessuto ovarico

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È una piccola romana di 12 anni, in cura per un sarcoma, la prima paziente minorenne sottoposta a prelievo di tessuto ovarico per la crioconservazione, presso la Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma. La bambina è stata sottoposta a maggio all’intervento chirurgico di rimozione del sarcoma e, in un secondo tempo (il 5 luglio), al prelievo di tessuto ovarico. Il prelievo di tessuto ovarico (e il più comune prelievo e congelamento di ovociti) – e il successivo congelamento – dovrebbe essere prassi quando si ricorre a terapie che potrebbero danneggiare la fertilità femminile.

Prima della chemioterapia

“La bambina era affetta da un sarcoma a cellule indifferenziate dei tessuti molli della zona pubica, comparso come una tumefazione – spiega Antonio Ruggiero, Direttore UOSD di Oncologia Pediatrica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – il tumore non aveva fortunatamente ancora dato metastasi e dunque siamo ottimisti rispetto alla prognosi della nostra paziente. Il trattamento di questi tumori prevede l’asportazione chirurgica, seguita da un trattamento sistemico (chemioterapia) e a volte anche radioterapia. Vista la necessità di un trattamento chemioterapico, che può compromettere la fertilità, è stata offerta alla bambina e alla sua famiglia la possibilità di accedere a questo programma di crioconservazione. Tra i tumori pediatrici, quelli che potrebbero accedere a questo programma sono i tumori solidi non metastatici che devono affrontare una chemioterapia”.

L’accordo con la Banca

Il prelievo è stato effettuato in virtù di un accordo siglato nel gennaio 2022 con la Banca del Tessuto Ovarico e Cellule Germinali (BTO) della Regione Lazio (all’IFO di Roma e diretta da Enrico Vizza), che rappresenta al momento l’unica Banca in Italia certificata dal Centro Nazionale Trapianti (CNT) e l’unica inserita nel compendio Europeo degli Istituti dei tessuti. Nei mesi precedenti, sempre in virtù di questo accordo, era stato inviato dal Policlinico Gemelli tessuto ovarico prelevato da tre giovani donne in terapia oncologica. 

La convenzione con la banca

L’intervento è stato effettuato dal professor Lorenzo Nanni, Direttore UOSD di Chirurgia Pediatrica di Fondazione Policlinico Universitario Gemelli in collaborazione con Giacomo Corrado, Dirigente Medico UOC Ginecologia Oncologica e coordinatore del PCA Oncofertilità dello stesso Policlinico. “Un aspetto molto importante – spiega Corrado – è che fino alla sigla di questo accordo, per effettuare il prelievo di tessuto ovarico, era necessario trasferire la paziente presso la ‘banca’ dell’IFO, ma questo scoraggiava molte pazienti che finivano per rinunciare a questa possibilità (dal 2018 quelle che hanno accettato sono 18, di cui 2 bambine). Grazie a questo accordo il prelievo può essere effettuato direttamente al Policlinico Gemelli. Al momento, questa del Gemelli, insieme a quella stipulata con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – IRCCS, rappresentano le uniche convenzioni di questo tipo attive in Italia con la Banca del Tessuto Ovarico e Cellule Germinali (BTO) della Regione Lazio, mentre gli altri ospedali continuano a indirizzare le pazienti all’IFO per il prelievo”.

L’importanza della rete

Enrico Vizza, Direttore del Dipartimento Clinico e di Ricerca Oncologica dell’IFO-Regina Elena e Responsabile della BTO della Regione Lazio, sottolinea “l’importanza della collaborazione in rete per problematiche altamente specialistiche quali la tutela della fertilità nelle giovani pazienti oncologiche per la quale è richiesta sia competenza specialistica oltre che alte professionalità tecniche e tecnologiche in campo biologico. Questa interazione tra due Istituti così rilevanti sia sul piano nazionale che internazionale ha infatti importanti ricadute per pazienti e per il mondo della ricerca”.

Come si preleva il tessuto

“L’intervento – ricorda Lorenzo Nanni, che ha effettuato il prelievo di tessuto ovarico – è l’ultimo anello di una catena, che viene dopo un’elaborazione imponente per creare questo accordo. La bambina è in ottime condizioni e il prelievo di tessuto ovarico non impegna in maniera importante la paziente. Viene effettuato in laparoscopia, in questo caso con tre accessi (‘buchini’) sull’addome, uno per l’ottica e due per gli strumenti. La procedura è semplice dal punto di vista laparoscopico, se l’addome non è stato già sottoposto a interventi chirurgici, e dura in tutto mezz’ora”.

Congelamento in azoto a -196 gradi

Il tessuto prelevato dal chirurgo, viene posizionato in un terreno di coltura specifico e immediatamente trasportato con una catena del freddo, presso la banca dell’IFO. Qui giunto, l’équipe dei biologi della banca diretti dal responsabile biologo Marcello Iacobelli, lo preparano e lo congelano in azoto a -196 gradi. “Prima del prelievo, nei moduli di consenso informato – ricorda Corrado – viene chiesto al paziente (e alla sua famiglia) cosa fare di questo tessuto nel caso in cui non possa essere utilizzato per una gravidanza. Le alternative possibili sono distruggerlo o donarlo alla ricerca. Finora tutte le pazienti lo hanno donato alla ricerca”.

Che cos’è l’oncofertilità

Ogni anno nel nostro Paese a circa 5 mila donne sotto i 40 anni, dunque in età riproduttiva, viene diagnosticato un tumore. I progressi della terapia oncologica hanno fatto raggiungere importanti tassi di lungo-sopravvivenza (fino all’85% nei tumori mammari e nei linfomi), ma allo stesso tempo i trattamenti sistemici possono danneggiare in modo irreversibile la riserva ovarica delle donne, provocando problemi di infertilità, che hanno un impatto importante sulla qualità di vita. È da queste premesse che nasce la branca dell’oncofertilità, una disciplina a ponte tra l’oncologia e l’endocrinologia riproduttiva, che ha lo scopo di preservare la fertilità nelle giovani donne alle prese con una malattia oncologica.



www.repubblica.it 2022-07-28 10:19:51

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