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Effetto fumo sul cuore: molto peggio di quanto si credesse

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L’effetto fumo sul cuore è molto peggio di quanto si ritenesse finora. Perché non solo il cuore è più fragile in chi fuma ma tende ad ispessire le proprie pareti, con un tessuto muscolare più debole e meno efficace. Che gli fa perdere più facilmente colpi. Per fortuna, dire addio alle sigarette significa recuperare la salute cardiaca, quando ovviamente non ci sono danni permanenti. Ma prima si dimenticano e meglio è.

 

Ad offrire una motivazione in più, aggiungendo un ulteriore tassello ai danni legati alle sigarette che rappresentano un fattore di rischio cardiovascolare fondamentale per la loro azione sulle arterie, è una ricerca condotta in Danimarca da Eva Holt dell’ospedale Herlevand Gentofte di Copenaghen, presentata al Congresso della Società Europea di Cardiologia che si tiene a Barcellona. L’indagine dimostra che quanto più si fuma tanto maggiore è il danno alla funzione cardiaca e quindi il cuore ha meno possibilità di spingere a dovere il sangue necessario all’organismo.

Più si fuma e peggio funziona. Smettendo si recupera in parte

“Lo studio dice che i fumatori hanno un volume di sangue minore nella camera cardiaca sinistra e meno energia per pomparlo nel resto del corpo – spiega l’esperta. Più si fuma, peggiore diventa la funzione cardiaca. Il cuore può recuperare in una certa misura con la cessazione del fumo, quindi non è mai troppo tardi per smettere”. Stando alle stime, il fumo di sigaretta è responsabile del 50% di tutte le morti evitabili tra i fumatori: la metà di queste è dovuta a malattie cardiovascolari aterosclerotiche come infarto e ictus. Si sa anche che il fumo è associato a un rischio maggiore di scompenso cardiaco, con il miocardio che non pompa il sangue nel corpo come dovrebbe, di solito perché è troppo debole o rigido. Ciò significa che il corpo non riceve l’ossigeno e i nutrienti di cui ha bisogno per funzionare normalmente.

La ricerca, in particolare, ha voluto scoprire se esisteva una correlazione tra fumo e mutamenti nella struttura e nella funzione del cuore nelle persone, partendo dai dati del quinto Copenhagen City Heart Study che ha studiato i fattori di rischio cardiovascolare e le malattie nella popolazione generale. Sono stati arruolati un totale di 3.874 partecipanti di età compresa tra 20 e 99 anni (56 anni età media) senza malattie cardiache. Attraverso un questionario si sono poi valutate, in tutti i soggetti, le sigarette fumate nel corso della vita utilizzando come parametro un anno/pacchetto (20 sigarette fumate ogni giorno per un anno). Poi, attraverso l’ecografia e dopo aver escluso il peso di altri eventuali fattori di rischio, si è valutata la struttura del cuore.

Per i fumatori cuore più deboli e pesanti

I ricercatori hanno confrontato le misure dell’ecocardiografia dei fumatori attuali con quelle dei non fumatori. Quasi un partecipante su cinque era un fumatore attuale (18,6%), mentre il 40,9% era ex fumatore e il 40,5% non aveva mai fumato. Rispetto ai non fumatori, i fumatori attuali avevano cuori più deboli e più pesanti. “Abbiamo scoperto che il fumo attuale e gli anni accumulati erano associati al peggioramento della struttura e della funzione della camera cardiaca sinistra, la parte più importante del cuore fa sapere la studiosa”. Il fattore tempo, ovviamente, è importante: si è visto anche che in dieci anni chi ha continuato a fumare ha sviluppato un cuore con pareti meno sottili, più pesante e più debole. E comunque in queste persone il muscolo cardiaco è risultato meno in grado di pompare il sangue rispetto ai non fumatori e a chi ha smesso.

Col tempo il fumo provoca tachicardia e ipertensione

In chi fuma il cuore è costretto a lavorare di più, quindi più facilmente si sfianca e può andare incontro a scompenso. Col tempo il fumo fa aumentare il numero dei battiti, inducendo tachicardia, e provoca un incremento della pressione arteriosa, favorendo l’insorgenza di un vero e proprio stato ipertensivo. Come se non bastasse, cala la quantità di sangue trasportata all’interno delle arterie, per cui si crea una maggior richiesta da parte dei tessuti periferici. In pratica il cuore deve fare uno sforzo sempre maggiore mentre diminuisce il carburante, cioè il sangue in arrivo dalle arterie coronarie che lo irrorano. Questo meccanismo negli anni pregiudica la resistenza del miocardio. Ancora: la nicotina favorisce il restringimento del calibro arterioso e modifica la normale componente di grassi nel sangue, incrementando le lipoproteine LDL che tendono a mantenere il colesterolo all’interno dei vasi e quindi aumentando il rischio di occlusioni vascolari.



www.repubblica.it 2022-08-25 11:20:12

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