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Quattro milioni di anziani e fragili: un’emergenza per la politica

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Si vive più a lungo. Ma spesso si rimane soli a fronteggiare la solitudine, le disabilità, le cronicità che avanzano. E il mondo esterno diventa difficile. A volte può togliere a chi è in difficoltà psicofisiche la speranza, i rapporti, la compagnia. La qualità di vita crolla, complici il progressivo calo del welfare degli ultimi anni e la sferzata negativa della pandemia che ha drammaticamente messo in luce le carenze dei servizi per la terza età, in molti casi oggi è difficile trovare le risposte di cui si ha bisogno. Che sono un diritto. Non solo per età, ma anche per ambito sociale e stato di salute. Per questo l’Associazione Italiana di Psicogeriatria (Aip) ha preso carta e penna ed ha stilato dieci obiettivi che dovrebbero far parte degli impegni della politica, dopo le elezioni.

Cosa significa essere fragili

“Oggi sono da tre a quattro milioni gli anziani fragili, una cifra destinata a crescere perché si vive più a lungo ma pesano sempre le cronicità e le disabilità: inoltre quasi una persona su quattro che nei centri urbani si trova ad affrontare la vita da sola – spiega Marco Trabucchi, Presidente dell’Aip”. Si crea quindi un circolo vizioso da cui è difficile uscire, anche perché prima i tagli al sistema del welfare e poi la pandemia hanno pesantemente limitato le opportunità di supporto a queste persone. “La “crisi” sanitaria della pandemia non ha colpito le tecnologie e l’innovazione, ma si è abbattuta come una scure sui servizi e sulle strutture di supporto – aggiunge l’esperto. Sono state colpite le aree meno protette, come quella del sostegno alle fragilità”.

Una valutazione non solo economica

In primo luogo occorre evitare di parlare solamente di “risparmio” e di “spreco”. Ogni provvedimento deve essere attuato sulla base dell’utilità individuale e collettiva, pur con la dovuta attenzione ad appropriatezza ed efficienza. È fondamentale strutturare in modo radicalmente nuovo la formazione degli operatori sanitari e dell’assistenza a tutti i livelli, da quello universitario agli altri luoghi di formazione. Oggi mancano operatori preparati umanamente e tecnicamente per la cura degli anziani fragili, con le gravissime conseguenze che oggi rendono precario il lavoro di molti servizi.

Tra i punti chiave la necessità di offrire risposte in base al livello di fragilità, senza considerare esclusivamente l’età anagrafica. “È necessario considerare tra i criteri per la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale – scrivono gli esperti – la deprivazione sociale, indicatore di svantaggio in termini di istruzione, di capacità economica e di relazioni”. L’attenzione all’organizzazione dei servizi va concentrata in particolare nel meridione.

Città a misura di anziano

“È inutile e offensivo invitare gli anziani a uscire di casa e a vivere nella comunità se le strade sono deserte, inospitali, talvolta frequentate da persone non amiche, spesso con barriere architettoniche – si legge nel decalogo”. Occorre al contrario studiare modalità urbanistiche dove la persona fragile possa trovare punti di appoggio fisico e psicologico, oltre che occasioni di contatto e socialità. Particolare attenzione va posta alla sfida alla solitudine e all’impiego delle nuove tecnologie, per evitare che chi è fragile si senta escluso, anche con programmi di digitalizzazione diffusi nel territorio.

Ospedale, territorio e Rsa

I piani attuativi del PNRR dovranno identificare alternative al ricovero ospedaliero realmente efficaci sul piano clinico- assistenziale, che però non pongano sulle famiglie carichi di lavoro insostenibili. Occorre una maggior attenzione per chi si prende cura della persona fragile, sia in senso organizzativo che sotto l’aspetto economico.

L’assistenza ospedaliera va riorganizzata tenendo conto della forte prevalenza delle persone molto anziane tra i degenti: “un ospedale adatto agli anziani fragili sarebbe per le sue caratteristiche un ospedale migliore per tutti – scrivono gli studiosi”.

Infine, il capitolo case di riposo: i finanziamenti vanno aumentati e il personale deve essere numericamente adeguato e con preparazione specifica. I servizi territoriali e ospedalieri devono prevedere modalità di cura e accoglienza delle persone affette da demenza, che hanno esigenze specifiche e sono particolarmente fragili. Un’ultima raccomandazione: “l’anziano è costruttore di futuro. L’organizzazione politica che non accetta questa posizione non costruisce una comunità equilibrata e giusta”.



www.repubblica.it 2022-09-01 05:35:41

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