Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Colesterolo, così gli anticorpi monoclonali proteggono il cuore nelle persone ad alti…

35

- Advertisement -



Iniziare prima possibile il trattamento per far scendere ai valori desiderati il colesterolo Ldl. Perché più è basso e meglio è. Questo obiettivo, valido per tutta la popolazione, diventa fondamentale per chi fa i conti con malattia cardiovascolare aterosclerotica.

Il colesterolo “cattivo” è infatti un fattore causale dell’ostruzione dei vasi e della conseguente ischemia. Per chi soffre di malattia cardiovascolare aterosclerotica, quindi è classificato ad altissimo rischio, occorre far scendere i valori di Ldl drasticamente, portandoli sotto i 55 milligrammi per decilitro. Questi cali si possono ottenere con strategie varie, che spesso comprendono gli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9. Per uno di questi, evolocumab, sono disponibili risultati clinici a lungo termine in termini di sicurezza e tollerabilità, fino a oltre otto anni, in pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica.

La prova viene dalla presentazione dall’estensione open label (Ole) dello studio di fase tre Fourier, presentati al Congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc) e pubblicati contemporaneamente su Circulation.

Quasi 7000 pazienti trattati

Gli studi Fourier-Ole hanno valutato 6.635 pazienti dallo studio originale (3.355 inizialmente randomizzati ad assumere evolocumab e 3.280 ad assumere placebo) negli Usa e in Europa. Sono stati condotti per valutare la sicurezza a lungo termine e la tollerabilità del farmaco in adulti con malattia cardiovascolare aterosclerotica clinicamente evidente. Il monitoraggio mediano è durato fino a 5 anni e con un’esposizione massima alla terapia di oltre otto anni.

L’analisi dei dati ha dimostrato che evolocumab ha portato a una riduzione clinicamente significativa e sostenuta dei livelli di colesterolo Ldl, con l’80% dei pazienti che ha raggiunto livelli inferiori a 55 milligrammi per decilitro. Inoltre, la riduzione del 58 per cento dei valori basali del colesterolo LDL è risultata costante nel follow-up a lungo termine di circa 5 anni. Inoltre una prima analisi mostra un un tasso inferiore di eventi cardiovascolari maggiori come infarto, ictus o decesso per patologie di questo tipo, nei pazienti che originariamente hanno assunto il farmaco, in confronto a quelli trattati con placebo nello studio originale Fourier 1.

Il ruolo dell’Italia nella ricerca

Sono stati complessivamente nove i centri italiani che hanno partecipato allo Studio Fourier-Ole, arruolando un totale di 198 pazienti. “Un aspetto che emerge dallo studio è la totale aderenza dei pazienti alla terapia – sottolinea Piera Angelica Merlini del Dipartimento di Cardiologia dell’Ospedale Niguarda di Milano. La totale aderenza dei pazienti alla terapia è molto importante perché significa che il farmaco ha un buon profilo di tollerabilità”.

Un altro dato che emerge è quello dell’importanza di un inizio precoce della terapia. “Nei pazienti che nei primi trenta mesi avevano ricevuto il trattamento attivo si è registrata una riduzione degli eventi cardiovascolari e della mortalità. Ciò suggerisce che un inizio tempestivo del trattamento e una riduzione prolungata dei livelli di colesterolo consentono di ottenere una stabilizzazione dell’albero coronarico – e non solo coronarico – con conseguente riduzione della mortalità”.

Il colesterolo Ldl è il principale fattore di rischio modificabile per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, eppure quasi la metà dei pazienti nel post infarto non raggiunge l’obiettivo delle linee guida che raccomandano livelli di colesterolo Ldl inferiori ai 55 milligrammi per decilitro, inclusi coloro che stanno assumendo statine ad alta intensità. E circa un terzo dei pazienti che hanno subìto un attacco ischemico rischia un altro evento cardiovascolare nel corso dei successivi cinque anni.

Uno studio italiano nella vita reale

Oltre ai dati di questa ricerca, un’indagine interamente condotta in Italia conferma la possibilità di raggiungere e mantenere nel tempo i livelli target di colesterolo LDL grazie agli inibitori di PCSK9. i trova conferma anche nei risultati di uno studio tutto italiano di Real World Evidence che ha reclutato 798 pazienti con malattia cardiovascolare ischemica o con ipercolesterolemia familiare che erano in terapia con un inibitore del PCSK9 da almeno sei mesi.

“I pazienti hanno presentato una riduzione media dei livelli di colesterolo del 64% che si è mantenuta per tutti i 19 mesi del follow up. L’aderenza e la persistenza alla terapia sono risultate superiori al 95%, con una percentuale di interruzione del farmaco del 3% – commenta Pasquale Perrone Filardi, autore dello studio e presidente eletto della Società Italiana di Cardiologia”.

Lo studio dimostra che anche in una condizione in cui il paziente autogestisce la terapia i risultati sono altrettanto buoni in termini di elevata efficacia rispetto a quelli degli studi clinici, soprattutto nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare. “Per quanto riguarda l’aderenza alla terapia sappiamo che con altri farmaci, tipicamente con le statine, una larga percentuale di soggetti, fino anche al 50%, abbandonano la terapia a un anno dalla prescrizione – conclude l’esperto. Qui invece siamo di fronte a una classe di farmaci che mostra una persistenza alla terapia elevatissima”. E questo, ovviamente, incide anche sull’efficacia delle cure nel tempo.



www.repubblica.it 2022-08-31 08:49:46

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More