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Caforio (Bms), ’11 miliardi alla ricerca, farmaci più veloci’ – Sanità

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(di Manuela Correra)

Il simbolo di una mano aperta, ad indicare guarigione e il dare e ricevere cure, ed un motto: ‘Trasformare la vita dei pazienti attraverso la scienza’. Il presidente e Ceo del colosso statunitense del farmaco Bristol Myers Squibb (Bms), Giovanni Caforio, sintetizza così la missione dell’azienda e la sua priorità: arrivare alla disponibilità di farmaci innovativi per i pazienti sempre più velocemente, per soddisfare bisogni ancora scoperti. Un obiettivo raggiungibile solo puntando su innovazione e Ricerca: 11 miliardi di dollari l’anno è l’investimento destinato da Bms al settore.

Una vita in volo tra Stati Uniti e Italia, Caforio, 57 anni, nasce come camice bianco: un medico oncologo con “la medicina nel dna”, racconta, ricordando l’infanzia con il padre medico e le telefonate dei pazienti la sera a casa. Quei pazienti che ora indica come cuore della mission aziendale: “Il rapporto con le associazioni dei pazienti è essenziale e cerchiamo tutte le opportunità per aumentare le interazioni, dal loro pieno coinvolgimento per disegnare i protocolli degli studi clinici, che discutiamo e condividiamo, alle modalità per avere un accesso precoce ai nuovi farmaci anche prima dell’autorizzazione in commercio da parte dell’Agenzia europea dei medicinali Ema”.

Con oltre 50 nuove molecole in sviluppo complessivamente, Bms dispone di una delle più grandi pipeline in oncologia, ematologia, cardiovascolare ed immunologia, e punta a terapie all’avanguardia come le terapie cellulari Car-t. E’ la terza azienda farmaceutica in Italia, in cui è presente da oltre 70 anni e che rappresenta un “mercato importante”. Sei sono le nuove indicazioni terapeutiche rimborsate in Italia nel 2022 e altre 6 sono previste entro dicembre. In Italia, nel 2021, Bms ha investito 20 mln di euro in Ricerca con 43 molecole in sviluppo, 141 studi clinici in 750 centri con 4.500 pazienti coinvolti. La “nostra presenza – spiega Caforio – è forte in aree terapeutiche in cui c’è ancora un grande bisogno di farmaci innovativi, come l’oncologia e la cardiologia. L’obiettivo è velocizzare i tempi: se l’industria è stata in grado di sviluppare un vaccino contro il Covid-19 in 12 mesi, non possiamo chiedere ad un paziente oncologico di aspettare 10 anni per avere la disponibilità di un nuovo farmaco”. Per questo, è la strada indicata dal Ceo, “fondamentale è investire sul digitale, perchè la tecnologia ci aiuterà a produrre farmaci più velocemente, tanto che stiamo assumendo più specialisti informatici che ricercatori. E poi cruciale è l’investimento in Ricerca, ma anche la collaborazione ai vari livelli come l’esperienza del Covid ci ha insegnato”.

In questo momento, osserva, “C’è un’accelerazione straordinaria del progresso scientifico ed è un’opportunità che non va sprecata; c’è, in altre parole, un grandissimo potenziale di accelerazione per ridurre i tempi di sviluppo dei farmaci, ma cruciale è la collaborazione con i governi e gli enti. Durante la pandemia, riunioni con gli enti regolatori Ue e Usa venivano convocate in 2 ore, con risposte immediate, mentre in genere ci vogliono settimane. Ecco, ora purtroppo stiamo già vedendo un ritorno al passato e alla maggiore burocrazia e questo ci preoccupa”. Ma a preoccupare il presidente Bms è anche la situazione internazionale ed il ‘caro energetico’: “C’è un aumento dei costi energetici in tutto il mondo ma come industria farmaceutica noi abbiamo un meccanismo di fissazione dei prezzi stabilito dai governi. La cosa che ci preoccupa di più in questo momento è la possibilità che i governi di alcuni Paesi possano prendere misure penalizzanti di contenimento dei costi dirette ai farmaci che possono avere ripercussioni a lungo termine”.

Insomma, anche con un occhio alle prossime elezioni politiche in Italia, la stabilità resta un nodo cruciale: “Il rischio di instabilità politica ci preoccupa sempre. Le nostre industrie fanno investimenti a lungo termine e per questo abbiamo bisogno di certezze, anche a livello normativo. In media, l’investimento per un nuovo farmaco che arriverà dopo circa 10 anni è di un miliardo di euro, un impegno che richiede appunto certezze. Ma il quadro attuale – conclude Caforio – non è dei più facili”.

 

Bms in prima linea per Car-T, nuovo stabilimento in Olanda. Caforio,obiettivo tempi di produzione accelerati e tumori solidi

Tre centri di produzione già attivi negli Stati Uniti ed ora l’allargamento in Europa, con un nuovo stabilimento che verrà aperto a Leiden, in Olanda. L’azienda biofarmaceutica Bristol Myers Squibb (Bms) punta sulle terapie cellulari Car-T, terapie all’avanguardia utilizzate ad oggi per il trattamento dei tumori ematologici ma con grandi potenzialità di ulteriori applicazioni.

“E’ la prima volta – spiega il presidente e Ceo di Bms, Giovanni Caforio – che lanciamo un prodotto che non è un farmaco. Le Cart-T sono infatti cellule che vengono modificate in laboratorio dove sono ingegnerizzate per combattere i tumori, e poi sono reinfuse nel paziente. Abbiamo due terapie Car-T già approvate e questo è un settore in cui stiamo facendo grandi investimenti, ma si tratta di una tecnologia complessa e che oggi richiede tempi abbastanza lunghi. Negli stabilimenti Usa, ad esempio, “oggi si riesce a lavorare su una linea di massimo 25 pazienti a settimana”. Da qui la ‘sfida’ indicata da Caforio: “Il nostro obiettivo è arrivare a terapie cellulari Car-T di seconda e terza generazione che possano avere dei tempi di produzione più accelerati, e puntiamo a poter estendere questa terapia cellulare anche ai tumori solidi, oltre che ai tumori ematologici per i quali è già impiegata”.

Attualmente, sottolinea, “abbiamo in studio altre Car-T dirette a target diversi per il mieloma multiplo, e stiamo conducendo degli studi pre-clinici di Car-T per alcuni tumori solidi”. Ma come rendere più veloce la produzione di Car-T, in modo che possano essere più facilmente disponibili per i pazienti oncologici? La “nostra idea – spiega il Ceo di Bms – è quella di verificare se possiamo programmare tali cellule in modo tale che una parte del loro processo di maturazione possa avvenire non in laboratorio ma direttamente nell’organismo del paziente una volta reiniettate. Non si attenderebbero dunque i tempi di maturazione in laboratorio ma si velocizzerebbe l’utilizzo della terapia”. Un campo , quello delle terapie cellulari innovative come le Car-T, dalle “enormi potenzialità che potrà portare nel futuro – conclude Caforio – grandi vantaggi a tanti pazienti”.



www.ansa.it 2022-09-14 11:48:28

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