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Da quarantena a intelligence, un libro racconta la lotta alla Peste – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 20 SET – “Guardarsi da chi non si guarda”
ovvero assumere misure preventive nei confronti di chi non ne
adotta. Questo il monito che ha permesso Venezia di sconfiggere
l’epidemia di peste nel 1600, diventando un modello di
organizzazione sanitaria. Ed è anche il titolo del libro scritto
da Nelli-Elena Vanzan Marchini (Cierre edizioni, 2022) e
presentato nell’Aula Bovet dell’Istituto Superiore di Sanità.
   
La storia di altre pandemie costituisce un punto di
riferimento per capire e affrontare le attuali, inclusa quella
da Covid-19. Da questo punto di vista la peste bubbonica,
raccontata nei Promessi Sposi ha fatto scuola. Raggiunse l’apice
di contagi e di morti nel 1630, ma poco dopo cominciò ad
allentare la presa e ad uscire dalla laguna veneta, pur
continuando a imperversare negli altri Stati europei. Come è
riuscita la Repubblica di Venezia a controllare la pandemia? La
risposta si snoda lungo le pagine del libro di Vanzan Marchini,
esperta di storia della sanità.
   
Il Senato Veneziano, spiega l’autrice, aveva inventato il
primo lazzaretto già nel 1400, riservato ai sospetti e ai
guariti. Fu in queste strutture che si articolò la prevenzione
quando, due secoli dopo, comparve la peste. Una prevenzione
basata sull’utilizzo metodico delle quarantene: questi periodi
di isolamento dilatarono i tempi e gli spazi fra persone,
garantendo lo svolgimento delle attività commerciali. La
comunicazione di massa per invitare ad accettare tutto ciò fu
affidata alla promozione del culto di San Rocco, protettore dal
flagello della peste. Non solo. Si rese obbligatorio esibire le
‘bollette’ o ‘fedi di sanità’, cioè le certificazioni rilasciate
dai luoghi di partenza, attestanti che non vi era peste in
corso. Al manifestarsi invece di casi conclamati venivano
attivate le restrizioni con i paesi di provenienza: una sorta di
tracciabilità ante litteram. Venne organizzato un articolato
sistema internazionale di raccolta delle informazioni attraverso
una rete di controllori ufficiali, affiancati da un lavoro di
intelligence con informatori segreti e spie. I dati recepiti,
appena rivelavano focolai epidemici, venivano diffusi tramite
migliaia di proclami. E il sistema funzionava talmente bene che
all’inizio del 1700 gli altri Stati cominciarono a imitare il
modello di organizzazione sanitaria di Venezia, sintetizzato in
poche parole: “guardarsi da chi”, per fede o per ignoranza, “non
si guarda”. (ANSA).
   

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