Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Camminare tutti i giorni 7.000 passi può dimezzare il rischio demenza

29

- Advertisement -


Non serve esagerare, sottoponendosi ad overdose che possono stressare il fisico. Ma bisogna essere regolari. Quel che conta è abituare il corpo a muoversi, giorno dopo giorno. L’obiettivo è arrivare intorno ai 10.000 passi, ma ne possono bastare anche meno per veder calare il rischio di sviluppare demenza o gravi deficit cognitivi.

Non ci credete? Andate a rileggere quanto riporta un ampio studio pubblicato su Jama Neurology (primo autore Borja Del Pozo Cruz, docente all’Università della Danimarca Meridionale e all’Università di Cadice). E avrete ben chiaro, cifre alla mano, come fare un po’ meno di 10.000 passi al giorno in età adulta offra il massimo calo del rischio di sviluppare demenza. Esagerare, invece, non aggiungerebbe molto. Semmai, è importante non scendere troppo. Per chi comunque supera i 4000 passi quotidiani, i vantaggi per il benessere neurologico ci sono. Eccome. Lo provano i numeri.

Quanti passi al giorno?

Lo studio ha preso in esame una popolazione di quasi 80.000 persone di età compresa tra i 40 e i 79 anni (55% circa donne) della UK Biobank, monitorandole per poco meno di sette anni. Le valutazioni sui passi sono state ottenuti con dispositivi speciali, gli accelerometri da polso.

Dall’indagine emerge chiaramente che tenendosi poco al di sotto dei 10.000 passi quotidiani, per l’esattezza 9.826, si dimezza il rischio di demenza nei sette anni successivi. Ma si conferma quanto sia comunque importante l’abitudine alla passeggiata.

Chi si teneva su una media di 3.800 passi al giorno presentava comunque un rischio inferiore del 25% rispetto alla popolazione di controllo. Insomma: per chi proprio vuole “giocare” sui numeri pare che i 7.000 passi possano essere l’ottimale, ma si tratta solamente di un mero calcolo statistico.

Conta anche l’intensità del cammino

Ovviamente le informazioni che derivano dallo studio riportano solamente un’associazione tra camminate e comparsa di deficit cognitivi, senza proporre possibili meccanismi causali. Ma dall’indagine emergono anche altri dati interessanti: ad esempio si vede che anche non avvicinandosi a quota 10.000 ma camminando a passo veloce si ottiene comunque una nettissima riduzione del rischio di demenza.

Importante l’accelerata

La percentuale protettiva, sempre in termini di probabilità di sviluppare il problema neurologico, si alza infatti fino al 57% per chi fa magari solo 6.300 passi al giorno, ma con un ritmo di 40 o più passi al minuto. Il che significa accelerare la velocità della camminata, inducendo quindi un maggiore sforzo per l’organismo.

Infine un’informazione per chi tende ad allenarsi. Andate tranquilli, ma senza fare gli eroi. Del Pozo Cruz segnala come oltre i 10.000 passi al giorno non esista un’associazione così robusta. “Direi che i vantaggi sono meno chiari, ma forse non meno significativi – segnala l’esperto”.

Movimento anti-infiammazione

Spiegare come mai l’abitudine alla passeggiata possa rivelarsi protettiva nei confronti della demenza non è semplice. Ma le osservazioni sull’argomento non mancano certo, sia a livello sperimentale che sul fronte clinico.

“Molti studi eseguiti sia sul modello animale, il topo Alzheimer, che sui soggetti anziani, dimostrano che l’attività fisica, in particolare una passeggiata al giorno di 30 minuti, riduce il rischio di malattia di Alzheimer – conferma Massimo Tabaton, docente di Neurologia all’Università di Genova. Questo studio perfeziona la metodologia di analisi nel tempo, grazie ad un contapassi che consente di definire precisamente il rapporto fra movimento e rischio”.

Chi cammina ha uno stile di vita sano

Detto che ovviamente c’è da pensare che chi ha questa buona abitudine sia maggiormente portato a seguire le regole di una vita sana, anche sul fronte degli stili di vita e dell’alimentazione, la scienza sta comunque cercando di far luce anche sui meccanismi che potrebbero entrare in gioco.

“Stiamo parlando di ipotesi – conclude l’esperto. Potrebbero entrare in gioco l’aumento di fattori di crescita neuronali (come suggerito dai primi studi sui topi) ma anche e soprattutto una diminuzione dell’infiammazione, che gioca un ruolo non secondario nella degenerazione neuronale”.



www.repubblica.it 2022-09-26 16:05:05

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More