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Tumori femminili: in 10 anni +34% di donne vive dopo la diagnosi

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Sono oltre 2mila gli oncologi arrivati a Roma per il XXIV Congresso Nazionale Aiom che affollano le numerose sessioni dalle quali arrivano gli ultimi aggiornamenti della ricerca scientifica che cammina sempre più a braccetto con la comunicazione perché avere nuove terapie a disposizione non basta a sconfiggere un tumore se non si arriva presto alla diagnosi. E’ su questo che si concentra la campagna ‘Neoplasiadonna’ lanciata a luglio di quest’anno proprio con l’intento di informare ed educare. 

Mortalità in discesa 

 

Si parte da una buona notizia: in Italia le donne vive dopo la diagnosi di tumore sono aumentate del 34% in 10 anni, da 1.433.058 nel 2010 a 1.922.086 nel 2020. Terapie efficaci e sempre più mirate consentono di vivere sempre più a lungo, anche quando la malattia è scoperta in fase avanzata. “Il numero sempre più alto di donne vive dopo la diagnosi di un tumore ‘tipico’ femminile ci dimostra quanto la ricerca abbia compiuto passi avanti importanti – afferma Saverio Cinieri, presidente Aiom. Oggi sono disponibili terapie a bersaglio molecolare efficaci per neoplasie come il carcinoma mammario, che in Italia, solo nel 2020, ha colpito circa 55mila donne. Queste armi, efficaci anche nelle forme più aggressive come quelle triplo negative, hanno permesso una significativa diminuzione della mortalità. E la ricerca sta ridefinendo il trattamento per circa metà delle pazienti colpite da carcinoma mammario, cioè quelle con bassi livelli di espressione della proteina Her2”.

I programmi di screening 

 

Ma alle terapie si accompagnano i programmi di screening, che soprattutto nel carcinoma della mammella stanno evidenziando risultati importanti. In sei anni (2015-2021), fra le donne del nostro Paese, la mortalità per questa neoplasia è diminuita di quasi il 7%. I passi avanti dell’innovazione terapeutica sono evidenti nel cancro dell’ovaio, dove non vi sono programmi di prevenzione secondaria disponibili ma i decessi sono calati del 9%. 

L’educazione sui tumori femminili 

 

Numeri che risollevano il morale, ma per gli oncologi si può fare di più. Servono campagne mirate per tumori che stanno diventando sempre più femminili perché strettamente legati al fumo di sigaretta, come quelli della vescica e del polmone, che hanno fatto registrare un netto incremento dei decessi (+5,6% e +5%). “Ora è fondamentale sensibilizzare le donne, portarle a conoscenza di queste patologie e degli screening, quando presenti”, continua Cinieri. 

La campagna ‘Neoplasiadonna’

 

Proprio con l’obiettivo di informare ed educare le donne, a luglio di quest’anno Aiom ha lanciato la campagna di comunicazione ‘Neoplasiadonna’ realizzata con il supporto non condizionato di AstraZeneca. “Abbiamo realizzato una guida sulla prevenzione che è stata distribuita nelle maggiori città italiane, molte attività social, interviste e confronti con clinici e pazienti e incontri di sensibilizzazione one-to-one. Abbiamo in programma anche uno spot. Speriamo così di intervenire anche sul recupero dei ritardi negli screening causati dalla pandemia”.

Il tumore ovarico 

 

Tra i tumori femminili più invalidanti per una donna c’è il carcinoma ovarico, ma anche in questo caso gli oncologi sono rassicuranti: “Oggi abbiamo a disposizione nuove terapie mirate per il carcinoma ovarico, anche per donne con diagnosi in fase avanzata, in grado di migliorare significativamente l’aspettativa di vita, riducendo rischio di progressione della malattia o morte – spiega Domenica Lorusso, professore Associato di Ostetricia e Ginecologia e Responsabile Programmazione Ricerca Clinica della Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli di Roma. 

Le nuove terapie

 

In Italia, oggi, quasi 50mila donne convivono con una diagnosi di tumore dell’ovaio e il 70% delle pazienti con malattia in stadio avanzato va incontro a recidiva entro due anni. “Per loro – prosegue Lorusso – abbiamo terapie di mantenimento in prima linea, in grado di ottenere remissioni a lungo termine. Sono molto importanti i dati aggiornati di due studi, PAOLA-1 e SOLO-1, presentati al recente Congresso europeo di oncologia medica (ESMO), con due pazienti su tre vive, a 5 e 7 anni, trattate con una terapia mirata, capostipite della classe dei Parp inibitori. Resta evidente l’importanza della diagnosi precoce. Uno dei problemi su cui dobbiamo concentrarci in questo momento sono le visite perse negli ultimi due anni a causa della pandemia. Temiamo che lo stop di questo biennio possa avere ripercussioni negative nell’immediato futuro. Le donne devono mettere in agenda una visita annuale dal ginecologo, se presentano fattori di rischio anche più spesso”.

Il tumore del polmone 

 

Tra i tumori considerati femminili c’è anche quello del polmone a causa dell’aumento delle donne che fumano. “Oggi, grazie alla ricerca, un grande numero di neoplasie, caratterizzate un tempo da prognosi negative, può essere curato, come il tumore del polmone in fase avanzata – sottolinea Rossana Berardi, ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica, AOU Ospedali Riuniti di Ancona e membro del Direttivo Nazionale Aiom. “Per quelle che presentano situazioni più complesse, è spesso possibile invece una cronicizzazione: significa offrire speranza alle donne, che non devono essere spaventate dalla possibilità di una diagnosi a seguito della visita. Prima si identifica la malattia, maggiori sono le possibilità di cura. La campagna ‘Neoplasiadonna’ punta proprio in questa direzione: aumentare la conoscenza e la consapevolezza dell’importanza della diagnosi precoce nella popolazione femminile. Senza dimenticare gli stili di vita sani. È importante indirizzare messaggi di prevenzione mirate per salvare più vite”.



www.repubblica.it 2022-10-02 11:04:13

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