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Osteoporosi, come difendere la salute delle ossa a tutte le età

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Quest’anno, la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi del 2022, indetta da IOF (International Osteoporosis Foundation) e promossa in Italia dalla Fondazione FIRMO, focalizza l’attenzione su 5 categorie di soggetti fragili e più predisposti a fratture ossee: gli anziani, gli ammalati con patologie croniche particolari, le donne in gravidanza, gli ammalati di patologie rare, pazienti oncologici. Ma l’osteoporosi è una malattia che può colpire a tutte le età. Vediamo il perché.

“Ogni tre secondi, nel mondo, un uomo o una donna si fratturano il femore, il polso o una vertebra a causa di un’unica patologia, l’osteoporosi. Non è mai troppo presto per pensare alla salute delle ossa” afferma Fabio Vescini, endocrinologo dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine.

I soggetti con maggiore fragilità ossea sono “le donne dopo la menopausa per quanto si riferisce all’osteoporosi involutiva legata all’età. Ma per le osteoporosi secondarie tutti sono a rischio uomini, donne e bambini, perché un fattore che causa l’osteoporosi non riconosce né sesso né età. Pensiamo ai cortisonici!” spiega la professoressa Maria Luisa Brandi, docente di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università di Firenze.

Che cos’è l’osteoporosi

L’osteoporosi è una malattia che deteriora l’architettura ossea e riduce la massa minerale, quella componente che conferisce la durezza e la compattezza delle ossa. Aumenta la fragilità dell’osso e il rischio di fratture spontanee o piccoli traumi.

In Italia colpisce circa 5 milioni di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa. Sul territorio nazionale è indetta dalla Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) l’iniziativa, giunta alla sua 7a edizione, dei Bollini rosa: presso gli ospedali che aderiscono sono possibili visite e colloqui con gli specialisti, esami, info point, conferenze e distribuzione di materiale informativo per la prevenzione e la diagnosi precoce dell’osteoporosi per la popolazione femminile. È necessario un giusto apporto di calcio e di altri minerali e una adeguata produzione di diversi ormoni quali: l’ormone paratiroideo, l’ormone della crescita (ormone somatotropo), la calcitonina, gli estrogeni e il testosterone. 

Le ossa più a rischio frattura

Nel corpo umano, le ossa a maggior rischio di fratture da fragilità sono alcune tipologie:  l’avambraccio, il femore, le vertebre, l’omero, la pelvi, le anche, il polso. Questo perché ad esempio “le vertebre sono molte e devono sorreggere il peso del nostro corpo che anche I femori sorreggono” spiega la professoressa Brandi. Mentre “per lo scheletro appendicolare (agli arti) la ragione è legata al fatto che cadendo sono i primi ad essere colpiti dal trauma”.

“Entro il 2050, le fratture dell’anca raddoppieranno in tutto il mondo” è l’allarme lanciato dall’associazione Medici Endocrinologi (AME), riunita al Congresso nazionale, che si apre oggi a Roma, nello stesso giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’osteoporosi.

“La metà di tutte le fratture sono causate dall’osteoporosi”: è quanto emerge dallo studio condotto da un gruppo di ricercatori di Hong Kong che ha analizzato i dati raccolti da 20 database sanitari di 19 paesi diversi dal 2005 al 2018. In particolare, è emerso che l’incidenza della frattura dell’anca è in preoccupante aumento: entro il 2050 i casi di frattura dell’anca raddoppieranno a livello globale rispetto al 2018, con un aumento maggiore negli uomini rispetto alle donne. 

Prendersi cura delle ossa fin da piccoli

I principali fattori di rischio dell’osteoporosi sono: l’età, il genere (le donne hanno una minore massa ossea rispetto agli uomini e patiscono la riduzione degli ormoni sessuali in menopausa) e la familiarità. E questa è l’osteoporosi primaria, la più frequente.

I consigli su alimentazione e integrazione

Ma un’altra tipologia di osteoporosi è la secondaria e è un problema a tutte le età. Per “costruire uno scheletro sano” dobbiamo seguire un corretto stile di vita con un apporto di calcio con la dieta.  “Le migliori fonti di calcio sono i latticini: latte, yogurt, formaggio. Ma anche l’acqua ricca di minerali, mandorle, cereali fortificati, latte di mandorle o di soia fortificato” spiega Vescini.
E ancora: godersi la luce solare in modo adeguato. Mantenere un giusto peso corporeo. Evitare il fumo e l’abuso di alcol. Infatti, “la forza delle nostre ossa durante la giovinezza influisce direttamente anche sulla loro forza quando invecchiamo. Il corpo utilizza il calcio in diversi modi e, se non ne assumiamo abbastanza dalla nostra dieta il nostro corpo inizia a estrarlo dalle ossa, rendendole più deboli”, sottolinea l’esperto. 

Il ruolo della vitamina D

La vitamina D ha un ruolo focale nella prevenzione dell’osteoporosi perché “certamente la mineralizzazione va mantenuta ottimale” attraverso l’assorbimento di calcio dagli alimenti. La vitamina D è assorbita dal cibo e è prodotta dalla pelle grazie alla luce solare. Le ossa sono continuamente demolite e riformate, un processo noto come rimodellamento: piccole regioni di tessuto osseo sono continuamente rimosse e sostituite da nuovo tessuto. Questa continua rigenerazione dello scheletro influenza la forma e la densità delle ossa. Durante l’infanzia e l’adolescenza il tessuto osseo raggiungere intorno ai 20-25 anni di età il picco di massa ossea e le ossa crescono in larghezza e lunghezza con la crescita corporea. A partire da questo momento e sino alla menopausa nella donna e ai 65-70 anni nell’uomo le ossa aumentano di larghezza, ma non possono più allungarsi. “Nella popolazione anziana che non sintetizza a dovere la vitamina a causa dell’invecchiamento della pelle, va reintegrata.

“Così saremo in grado di assorbire le giuste quantità di calcio e fosfato: i due ioni che compongono l’idrossiapatite, il nostro cristallo osseo” spega la professoressa Brandi.
Durante l’assunzione dei farmaci la vitamina D è importante ma “non può sostituire i farmaci antifratturativi, perché non ha questo ruolo. Purtroppo quello che oggi accade è che il medico prescrive la vitamina D da sola nella speranza di prevenire le fratture. Questo è un errore”.

La diagnosi dell’osteoporosi e il questionario Defra

L’osteoporosi è una patologia “silenziosa”, ma facilmente diagnosticabile attraverso analisi strumentali. “I segni di perdita ossea sono rari, per cui nella fase iniziale della malattia si devono valutare i fattori di rischio, individuali e familiari e, se necessario, misurare la densità minerale ossea” spiega Vescini. È possibile, infatti, attraverso l’esame della densitometria ossea effettuare “una misurazione radiologica che usa i raggi X e che ci permette proprio per una diversa densità del minerale rispetto ai tessuti molli di misurare la quantità del minerale osseo, parametro che correla con la fragilità del nostro scheletro”. Andrebbe eseguito “quando sospettiamo una condizione di osteoporosi”.

Come si valuta il rischio di fratture

Per aiutare a determinare il rischio di frattura esiste una carta di rischio: la FRAX, uno Strumento di valutazione del rischio di frattura. “Esistono degli algoritmi creati proprio a questo scopo: un calcolo che associa la densità minerale ossea alla valutazione dei fattori di rischio di frattura individuali, come la familiarità, il fumo, l’alcol, la concomitanza di patologie/farmaci osteopenizzanti. Dal risultato si otterrà una percentuale di rischio di frattura a 10 anni, che permetterà di classificare i pazienti in tre diverse categorie: coloro che necessitano di un trattamento immediato, quelli che possono procrastinare l’inizio di una terapia limitandosi solo a misure igienico-sanitarie e di alimentazione, e i pazienti che dovranno sottoporsi ad un controllo negli anni futuri” spiega Vescini

“In Italia i ricercatori dell’Università di Verona hanno sviluppato una nostra carta di rischio, nota come Defra, che ci permette di stabilire dopo la menopausa il rischio che abbiamo di fratturarci per fragilità” dichiara la professoressa Brandi

Le terapie

La ricerca ha messo a disposizione vari trattamenti farmacologici. “Potremmo dire che ce n’è per tutti! Farmaci che inibiscono la distruzione ossea, che ne aumentano la formazione e che combinano i due effetti in una sola molecola. Si somministrano per bocca, per via intramuscolare, per via sottocutanea, per via endovenosa. Si assumono una volta alla settimana, una volta al mese una volta ogni tre mesi, una volta ogni sei mesi, una volta all’anno. Possiamo combinarli o assumerli in sequenza. E funzionano! Possono ridurre il rischio di fratturarci fina al 70%” afferma la professoressa Brandi.  .

Da circa 10 anni è stato commercializzato un anticorpo monoclonale molto valido. Da oltre 15 anni, inoltre, esiste anche un anabolizzante osseo, un farmaco particolare indicato per le fasce di popolazione con rischio di frattura molto elevato. Da un mese circa, anche in Italia, è prescrivibile un nuovo anticorpo monoclonale che associa ad una potentissima azione anabolizzante una buona efficacia anti-riassorbitiva; in pratica questo farmaco da un lato stimola la costruzione di osso nuovo e dall’altro riduce la distruzione ossea”, conclude Vescini.



www.repubblica.it 2022-10-20 10:53:19

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