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Quando la tavola è un incubo, quel ‘mal di mangiare’ che nasce nel cervello

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Una tavola imbandita può apparire un incubo; avvicinarsi e pensare di dover mangiare può scatenare una sensazione di repulsione; può rappresentare una prova di forza da superare, quando però la forza non c’è. Che i Disturbi del comportamento alimentare (Dca) nascano dal cervello, che la “non fame” o la “fame continua” siano indicatori di una disfunzione di aree cerebrali che giocano un ruolo di primo piano nella regolazione dell’appetito, è uno dei temi principali affrontati nel nuovo numero di Salute, in edicola giovedì 27 ottobre con il vostro giornale

A tavola sto male

Nel suo reportage sul “Cibo & neuroni. Paura di mangiare“, Paola Emilia Cicerone approfondisce il tema. Partendo dal concetto, appunto, che la fame nasce nel cervello, come pure i disturbi dell’alimentazione. La conferma arriva da studi recenti che analizzano i diversi meccanismi che gestiscono il nostro rapporto col cibo. Come fa una recente ricerca su Nature Metabolism che ha permesso di individuare, per ora negli animali, un meccanismo che contribuisce a regolare l’equilibrio tra fame e sazietà. Si tratta di un enzima, l’autotassina, che agisce sulle lisofosfatidilcoline, sostanze che contribuiscono a regolare il nostro senso di fame. Si è visto che bloccando l’attività di questo enzima i topi, anche se affamati, tendono a mangiare meno e a non prendere peso. Una possibile strada per trovare farmaci efficaci? Ne parla Livio Luzi, ordinario di Endocrinologia all’Università di Milano e direttore del Dipartimento di Endocrinologia, Nutrizione e Malattie Metaboliche di Multimedica: “È uno studio importante, che permette di individuare un nuovo meccanismo periferico dell’appetito”, dice.

Sempre più piccoli

Intanto il problema cresce, il dramma di molte adolescenti cavalca verso numeri che preoccupano. Come questo: Circa il 30% delle persone che soffrono di disturbi alimentari ha meno di 14 anni. E la pandemia ha pure aggravato la situazione. Al sentirsi sopraffatti, in primo luogo dalla continua perdita di controllo del peso, contribuiscono anche meccanismi metabolici, oltre a una disfunzione del microbiota intestinale legata al collegamento tra cervello e intestino. Luzi avverte: “Ricordiamo che, se parliamo di disturbi dell’alimentazione perché questo è il sintomo più visibile, in realtà si tratta di una psicopatologia che ha alla base alterazioni cognitive, disfunzioni dei meccanismi del piacere, oltre ad ansia sociale e altri problemi”.

Quanto conta l’ambiente?

Resta da capire quale sia il rapporto tra le alterazioni cerebrali e la malattia, “in cui entrano senz’altro in gioco – spiega Santino Gaudio, psichiatra e ricercatore all’Università di Uppsala – l’ambiente culturale in cui si vive, la percezione di quello che è o non è magrezza. Oltre che altri fattori come il genere della o del paziente”. Senza contare che un recente studio giapponese ha dimostrato che uomini e donne hanno modi diversi di relazionarsi col corpo: nelle donne termini negativi legati all’immagine corporea provocano una reazione emotiva, mentre la reazione maschile è di tipo cognitivo.

Quali terapie adottare contro il “male di alimentarsi”? Una nuova frontiera della cura di questi disturbi potrebbero essere trattamenti non invasivi come la stimolazione magnetica transcranica, o le applicazioni di corrente a bassa frequenza, sulle aree cerebrali in cui l’imaging rivela iperattività o ipoattività, per attivarle o inibirle. Un settore ancora in fase di studio.

Il latte giusto

Ma il nuovo numero di Salute va oltre, toccando altri temi di interesse. Come il latte e l’allergia che può far ascere nei più piccoli. Nel servizio “Ok, il latte è giusto“, Fabio Di Todaro va a fondo del problema, proponendo alcune linee guida per i genitori. Una premessa: a determinare la reazione immediata dopo l’ingestione di un alimento sono quasi sempre le IgE, anticorpi che si attivano contro la componente non tollerata. Nel caso del latte vaccino, le proteine in questione sono tre: la caseina (la più reattiva), l’alfa-lattoalbumina e la beta lattoglobulina.
Quindi, se un bambino mostra di non accettare il latte vaccino, cosa bisogna fare? Evitare di insistere e non darglielo? Il punto è – gli esperti convengono – che “bisogna somministrare piccole dosi dell’alimento sin dai primi mesi di vita, questo per abituare il sistema immunitario dei piccoli a rischio”. Il motivo? Rinunciare avrebbe un impatto troppo negativo sulla loro qualità di vita. Così facendo gli scienziati ribaltano le vecchie abitudini, che hanno causato disagi, ma anche reazioni gravi.

Superfood o marketing?

Infine Salute propone un argomento che divide la scienza dal marketing. Nel reportage “Quel Superfood non ha superpoteri“, Giulia Masoero Regis spiega cosa sta dietro la trovata del Super cibo. La domanda, se si tratti veramente di alimenti sopra la norma oppure di una montatura pubblicitaria, se l’è posta un articolo della School of Public Health di Harvard, che ha ripercorso a ritroso la storia dei super alimenti.
Di fatto il termine è nato dal marketing, per cui non c’è una precisa percentuale di vitamine o di omega 3 per cui un cibo possa essere definito tale. E non c’è alcun ente, che in questo caso dovrebbe essere Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), deputato a catalogare come superfood un alimento che soddisfa tali caratteristiche.

Gli alimenti battezzati “super”

Negli anni sono stati battezzati così l’avocado, il cavolo nero, i broccoli, le noci, i semi di chia, i mirtilli, le bacche di goji e quelle di açaí, la melagrana, estratti di piante (come la curcumina), l’alga spirulina e, di recente, persino la lenticchia d’acqua, che non essendo ancora diffusa si è già guadagnata il titolo di superfood di domani. Il più delle volte i benefici associati a questi alimenti riguardano la gestione del colesterolo e della pressione sanguigna, la prevenzione di patologie croniche, il rinforzo del sistema immunitario o anche il potere dimagrante. Su di loro gli studi e gli esperimenti si moltiplicano. Ma saranno veramente “super”?



www.repubblica.it 2022-10-26 05:00:40

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