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Ora solare, come adattarsi al cambiamento soprattutto se si soffre d’insonnia

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Domenica prossima, 30 ottobre, sposteremo le lancette indietro di un’ora. Si torna all’ora solare, ai ritmi dettati dalla natura. Un toccasana per la salute, meno per le nostre tasche a causa del caro bollette, dato che saremo costretti a tenere le luci accese più a lungo. In attesa che venga presa una decisione sull’alternanza degli orari – l’Europa ha ‘liberalizzato’ la scelta, ma l’Italia non si è ancora espressa sull’adozione dell’ora solare o legale – andiamo a scoprire quali sono gli effetti sul nostro organismo a breve e lungo termine.

I ritmi circadiani

“Ogni essere vivente sulla Terra è regolato dai ritmi circadiani, che conferiscono un vantaggio biologico denominato “anticipazione”. Questo perché se un fenomeno è ritmico, è predicibile e ogni tessuto può quindi organizzarsi per ottimizzare ogni sua attività”, spiega il professor Roberto Manfredini, cronobiologo dell’Università di Ferrara. “Il disturbo dei ritmi circadiani è documentato essere alla base di una ampia serie di disturbi a carico di numerosi organi ed apparati. E anche cambiare l’ora due volte all’anno rappresenta una forma di desincronizzazione”.

Sei gufo o allodola?

Ognuno ha un proprio bioritmo genetico che viene inevitabilmente influenzato dagli impegni sociali. La preferenza circadiana individuale, il cosiddetto cronotipo, può tendere più al gufo, ovvero serale, o all’allodola, mattutino. “L’ora solare favorisce i gufi, mentre quella legale le allodole, che già prediligono svegliarsi presto e andare a letto prima. Ma inevitabilmente per tutti, cambiare orario può provare alterazioni del sonno e orari sbagliati dei pasti, che sono le prime cause dei disturbi metabolici”, ricorda il neurologo Alessandro Cicolin, coordinatore del Centro di riferimento regionale per i disturbi del sonno del San Giovanni Battista di Torino.

Anche lo spostamento di un’ora può avere conseguenze sulla nostra salue.”Come possiamo vedere con il jet leg, un’ora in più o in meno non grava particolarmente sulla nostra giornata e nel giro di 48 ore lo shift viene compensato. Diverso – spiega ancora Cicolin – è per chi soffre di insonnia o ha disturbi conclamati del ritmo circadiano. Chi si trova in questa situazione può andare incontro a una maggiore deprivazione del sonno, provare freddo e nausea al risveglio e avere problemi di concentrazione per tutta la giornata. Nei casi più gravi, per il riallineamento può servire anche una settimana”.

Cambiamenti graduali

Ma cosa bisogna fare per prepararsi al meglio? “Il consiglio per tutti è di avvicinarsi gradualmente al cambio, iniziando a spostare la sveglia e l’orario del riposo in vista dei nuovi orari. Non basta sicuramente una domenica per riallinearsi. La melatonina può essere un altro aiuto, da assumere prima del cambio dell’ora intorno alle ore 21. Per chi la mattina si sente sfasato, il consiglio è di esporsi alla luce solare il maggior tempo possibile. Essendo autunno, per aiutarci esistono delle lampade speciali da 10 mila lux che equivalgono a una soleggiata giornata estiva”, conclude Cicolin.

Meno sonno e più ictus

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno indagato sugli effetti del cambio dell’ora legale sui ritmi circadiani. E hanno evidenziato “disturbi del sonno e depressione, oltre alla riacutizzazione di malattie psichiatriche e l’aumento di accessi al pronto soccorso, di ricoveri ospedalieri e traumi da incidenti stradali”, prosegue Manfredini.

“Studi condotti in diversi paesi d’Europa e negli Stati Uniti hanno confermato un aumento del 5% degli infarti del miocardio, un aumento del 9% degli ictus nei primi 2 giorni dopo la transizione primaverile e dei ricoveri per aritmia da fibrillazione atriale, specie a carico del sesso femminile, nei quattro giorni seguenti il cambio dell’ora. Contrariamente, dopo il cambio autunnale, il rischio di arresto cardiaco era ridotto del 12%”. E anche i giovani soffrono di più l’ora legale, “fra sonnolenza diurna, ridotta vigilanza, deficit di attenzione e ridotte performance scolastiche”.

La decisione europea

Nel febbraio del 2018 alcuni paesi del Nord, capitanati dalla Finlandia, hanno avanzato una mozione al Parlamento Europeo per abolire l’ora legale che ha raccolto 4,6 milioni di voti. L’Unione Europea ha così deliberato l’abbandono dello scatto ogni biennio, mantenendo per tutto l’anno lo stesso orario e lasciando gli Stati membri liberi di scegliere da che parte schierarsi.

“Dai dati riportati allora all’attenzione della Commissione Europea, una serie di studi mostrano che i risparmi energetici complessivi derivanti dall’ora legale siano piuttosto limitati, se non addirittura marginali. Mentre le spese di tipo sanitario legate al fuso orario, dirette ed indirette, sono state stimate in circa 130 miliardi di euro, l’1% del Pil europeo”, sottolinea il cronobiologo, autore di “Un tempo per ogni cosa – Vivere in sintonia con il proprio orologio biologico” (edito da Piemme).

La scelta del nuovo governo

L’Italia ha vissuto in ora solare fino al 1966, quando è stata istituita l’ora legale. Da noi è stata fatta poca ricerca su questo tema, ma “uno studio sul numero di accessi al pronto soccorso dell’Ospedale di Padova ha mostrato un aumento di visite (3%) e di riaccessi (10%).

Uscendo dall’area patologica, invece, un recentissimo studio condotto dall’Università di Padova sugli effetti dell’ora legale sulle prestazioni di guida ha anche documentato un significativo peggioramento. “Personalmente – conclude Manfredini – , condivido pienamente l’abolizione dello scatto di orario due volte l’anno, posizione che ho manifestato anche in un documento sottoscritto assieme ad un gruppo di esperti internazionali, messo a disposizione e discusso a Bruxelles in Commissione Europea. Spetterà ora al nuovo governo una scelta consapevole tra rischi e benefici in termini sia di salute pubblica che di economia e minori consumi”.



www.repubblica.it 2022-10-28 03:22:04

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