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Tumore al polmone: i 5 gap da colmare per migliorare diagnosi e cure

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Sebbene quello al polmone sia uno dei tumori più diagnosticati in Italia, la prima causa di morte per cancro negli uomini e la seconda nelle donne, il 67% degli italiani afferma di conoscere poco questa patologia e 9 intervistati su 10 sottolineano l’importanza di promuovere campagne di informazione rivolte a tutta la popolazione. È quanto è emerso da una ricerca condotta su 800 persone, nata in seno a “Breathink – al tumore del polmone ci pensiamo insieme”, l’iniziativa di open innovation ideata con l’obiettivo di trovare soluzioni innovative ai gap nella gestione della malattia. Dopo avere ascoltato medici, pazienti e caregiver, il progetto, lanciato da Astrazeneca, è giunto alla sua fase finale: il 10 e l’11 novembre, professionisti del settore sanitario, start-up, docenti universitari ed esperti di innovazione ne discuteranno al Milano LUISS Hub per valutare progetti che possano realmente essere di supporto a clinici e pazienti.

Il tumore del polmone

In Italia, nel 2020 sono stati stimanti circa 41.000 nuovi casi – 27.550 tra gli uomini e 13.300 tra le donne – mentre la stima dei decessi nel 2021 ha toccato quota 34.000. A cinque anni dalla diagnosi, la sopravvivenza netta nella popolazione maschile è del 16% mentre in quella femminile è del 23%. Dati, questi, che mostrano in modo chiaro quanto questa neoplasia sia insidiosa. Complice, infatti, la difficoltà di diagnosticare la malattia in stadio iniziale: nella maggior parte dei casi viene individuata quando è ormai già in fase avanzata ed è più difficile intervenire.

I cinque gap da colmare

Quali sono, dunque, le criticità che pesano nel percorso di diagnosi e di cura del tumore al polmone? Mettendo a confronto i punti di vista dei professionisti del settore sanitario (oncologi, chirurghi, radioterapisti, pneumologi, biologi molecolari e psico-oncologi) e delle associazioni di pazienti (WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe e IPOP – Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare), ne sono state individuate cinque più importanti.
1 – Difficoltà nel flusso di informazioni – Spesso le difficoltà di comunicazione tra pazienti, specialisti e associazioni di pazienti creano una generale disinformazione sullo stato della malattia, dei trattamenti e del percorso di cura.
2 – Percorsi diagnostici disomogenei – La disomogeneità nella gestione dell’iter diagnostico e nello scambio di informazioni all’interno del team multidisciplinare può ostacolare l’accesso tempestivo del paziente alla terapia più efficace per la tipologia di tumore di cui soffre.
3 – Pantient Reported Outcomes e pratica clinica non sufficientemente integrate – Nessuno come il paziente può valutare l’impatto delle terapie sulla qualità di vita. Attraverso i Patient Reported Outcomes (PRO), ovvero gli esiti riferiti dai pazienti rispetto al proprio stato di salute, è possibile tradurre le loro esperienze in dati misurabili, confrontabili e utilizzabili nel processo di valutazione dell’efficacia di un trattamento. Se integrati nella pratica clinica, tenendo conto dei vincoli strutturali ed economici delle diverse realtà ospedaliere, possono aiutare a definire le strategie di cura e di gestione della malattia più adatte ad ogni paziente.
4 – Necessità di un monitoraggio costante – Il 73% degli intervistati sottolinea l’importanza di un monitoraggio costante e il bisogno per i pazienti di essere informati e rassicurati in modo tempestivo nella prevenzione, nel riconoscimento e nella gestione degli eventi avversi. Questo aiuterebbe a migliorare la qualità di vita, la motivazione e l’aderenza terapeutica.
5 – Poter contare su una figura di riferimento – Senza una figura di riferimento – come, per esempio, l’oncologo – con cui costruire un rapporto di fiducia e sulla quale contare per avere un supporto costante lungo tutto il percorso di cura, diventa difficile affrontare in modo corretto il percorso di cura.

Dai bisogni alle soluzioni

L’obiettivo della due-giorni di Breathink sarà quello di ideare soluzioni concrete. “Negli ultimi anni si sono registrati progressi significativi nella lotta contro il tumore del polmone: dalle tecniche di diagnosi fino alle prospettive di cura. Si tratta di uno scenario completamente nuovo per il paziente, che oggi può contare su un aumento della prospettiva di vita – commenta Silvia Novello, Presidente di WALCE Onlus – Contestualmente, è anche emersa la necessità di analizzare e comprendere bisogni del tutto nuovi, sia del paziente che dei caregiver. Per questo – conclude l’oncologa – riteniamo che progetti come ‘Breathink’ siano di altissimo valore, sia perché mettono intorno a un tavolo tutte le figure coinvolte nel percorso di cura, sia perché partono dall’ascolto delle necessità per generare insieme soluzioni condivise”.



www.repubblica.it 2022-11-04 15:47:01

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