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Indossare le mascherine in ospedale ed Rsa è necessario. Ecco perché

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Tutti, credo, ricordano la triade delle tre paroline magiche, distanziamento, igiene, mascherine, continuamente ripetute dai nostri governanti e dai membri del Comitato  Scientifico, amplificato da giornali e media televisivi, in quel terribile 2020, primo anno della diffusione di Sars-Cov-2 in Italia. Servivano a limitare i danni della pandemia quando non avevamo vaccini od altri farmaci a proteggerci dal perfido coronato.

Le mascherine chirurgiche ci hanno fatto compagnia, più o meno estesamente usate, per tutta la durata della pandemia fino ai nostri giorni, e le ricerche svolte, riassunte in numerose pubblicazioni e documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dimostrano senza alcun dubbio che il loro uso ha di fatto contribuito a moderare l’infezione virale e conseguentemente l’incidenza del Covid nella popolazione. Una malattia, questa, contro cui ora disponiamo di vaccini efficaci, anticorpi monoclonali ed un paio di chemioterapici antivirali, un bel progresso in due anni e mezzo. E tuttavia Covid-19 non è affatto debellata, in un quadro pandemico di certo non esaurito, come ci testimoniano i numeri di  nuovi casi, ricoveri e decessi, giornalieri o settimanali che siano.

Vero, la vaccinazione di massa e l’attuale dominanza di varianti del coronavirus (la famiglia Omicron) meno aggressive delle precedenti, ha reso la malattia diversa, largamente controllabile, niente a che vedere con quella delle precedenti ondate causate dal ceppo cinese primigenio o dalle sue varianti inglese ed indiana, l’aggressiva Delta. Sappiamo anche da un po’ che la protezione vaccinale contro la malattia è mantenuta per via di meccanismi immunologici largamente non anticorpali che riconoscono sequenze conservate della proteina spike e di altri componenti virali in tutte le varianti (finora), meccanismi che ho illustrato in altri articoli su questo giornale.

Tuttavia, la pur ampia protezione vaccinale contro Covid non è mai totale, come per tutte le altre malattie prevenibili con la vaccinazione. Quando si parla di una effettività vaccinale attorno all’80% della quarta dose contro un Covid severo in epoca Omicron (vedi i risultati dei colleghi canadesi del Public Health Ontario, pubblicati su MedRxiv a fine settembre scorso), un valore che i vaccinologi di solito qualificano come una signora protezione, bisogna sempre tener conto di quel che rimane di quella percentuale, cioè quel 20% circa dei vaccinati, non sufficientemente protetti, quindi a rischio di malattia grave se il virus, circolando copiosamente, riesce ad infettarli. Cosa che peraltro gli riesce adesso benissimo visto che la protezione vaccinale contro l’infezione è prossima allo zero dopo qualche mese dalla vaccinazione.

E poi, possiamo esser certi che i nuovi mutanti, i vari Centauri, Cerberi, Grifoni e bestie simili, manterranno la bassa aggressività di Omicron BA.5?  Quantunque i primi dati su BA.2.75.2, la Centaurus, pubblicati congiuntamente sul Journal of Medical Virology da due gruppi di ricerca italiani guidati da Fabio Scarpa,dell’Università di Sassari, e Massimo Ciccozzi, del Campus Bio-Medico di Roma, siano confortanti, in realtà ancora non ne sappiamo a sufficienza per essere certi che continueranno ad essere poco aggressive.

Per tutto quanto sopra, un po’ di lotta al virus oltre che alla malattia, rimane necessario. Per questo, l’uso delle mascherine nei luoghi di ricovero e cura, ospedali e Rsa, dove sappiamo che il virus circola molto ed è probabilmente presente buona parte di quel fragile 20% dei non protetti dal vaccino sembra, dal punto di vista scientifico e medico, giustificato anche all’interno di una sana politica di alleggerimento delle misure di controllo, E do ovviamente per scontato che l’igiene generale, in particolare il lavaggio frequente e corretto delle mani, sia una regola inderogabile in ospedali e Rsa!

La mascherina protegge da altri agenti infettivi

Se conserviamo, con modalità pragmatiche e ragionevoli, gli elementi di quella famosa triade di inizio pandemia, possiamo anche aspettarci qualche beneficio addizionale. Come altri colleghi prima di me hanno accennato, la mascherina correttamente indossata è un utile strumento di protezione contro numerosi altri agenti infettivi, alcuni dei quali impattano  alquanto sui luoghi di ricovero e cura, oltre che nella comunità.

Insieme all’igiene

Dati ampi e consistenti in epoca Sars-CoV.2 non ce ne sono molti. Ora, quanto pubblicato da colleghi appartenenti ad importanti università inglesi e tedesche in un pre-print su MedRxiv il 22 ottobre, ci offre un quadro preliminare ma abbastanza suggestivo di quanto mascherine ed igiene possano proteggerci, limitandone la circolazione, da parecchie altre importanti malattie infettive. In una sorta di esperimento naturale, come loro lo chiamano, questi Autori hanno notato in Inghilterra una significativa riduzione, se non una vera e propria soppressione, di parecchie malattie trasmesse per via aerea, rispetto al periodo pre-pandemico.

Morbillo, varicella, parotite, pertosse e faringite streptococcica

Non è solo il caso dell’influenza che in qualche misura ci si aspettava dopo l’esperienza fatta con la sua drastica riduzione nella stagione 2020-2021. In particolare, malattie quali morbillo, parotite, varicella, faringite streptococcica e pertosse sono risultate ampiamente soppresse nei periodi pandemici in cui esteso era l’uso delle mascherine e degli altri interventi non farmacologici. Notare che casi di morbillo, parotite e varicella ce ne aspettavamo semmai in maggior numero per le note difficoltà delle campagne di vaccinazioni pediatriche durante la pandemia.

Alcune sono tornate

Alcune di queste malattie sono rapidamente ricomparse quando le misure di contenimento, incluso l’uso delle mascherine, sono state sospese e si è cominciato a convivere liberamente col virus. Né si può dire che morbillo e faringite streptococcica siano malattie lievi negli adulti fragili, visto anche le potenziali sequele. Anche l’incidenza di malattie trasmesse per via oro-fecale quali ad esempio la shigellosi, la criptosporidiosi, patologie causate da alimenti contaminati  e le diarrea da norovirus è stata bassa durante la pandemia anche se, per quest’ultime, igiene e distanziamento hanno giocato probabilmente un ruolo prioritario.

Dove ci sono fragili, mascherine necessarie

Sarebbe importante che queste osservazioni fossero confermate ed estese in altri Paesi, Italia compresa, ma sono comunque dati che rafforzano ulteriormente la necessità di mantenere l’uso delle mascherine nei luoghi di cura delle persone fragili. Nel complesso, l’esperienza, i dati disponibili ed il ragionamento sostengono questa scelta che va mantenuta fino a quando la curva epidemica non avrà dato segni di vero cedimento e l’immunità nella popolazione sia sufficientemente robusta e duratura anche contro l’infezione oltre che contro la malattia. Per questo obiettivo, la probabile, spero non troppo lontana, disponibilità di veri, nuovi vaccini di seconda generazione, quelli mucosali ed a pluri-componenti virali, potrà giocare un ruolo determinante.

*Membro dell’American Academy of Microbiology



www.repubblica.it 2022-11-04 06:00:21

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