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Tumore al seno triplo negativo, una campagna per parlare anche delle forme più gravi

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Il tumore metastatico triplo negativo è una forma particolarmente aggressiva di carcinoma alla mammella di cui si parla poco. Ma la necessità di ricevere informazioni e assistenza da parte delle pazienti è molta, anche perché sono diverse le novità terapeutiche che oggi possono essere comunicate. Tra le opzioni terapeutiche più promettenti, spiccano in particolare gli anticorpi farmaco coniugati, che hanno dimostrato di ridurre del 60% il rischio di progressione della malattia e di dimezzare il rischio di decessi. Per parlare di opportunità terapeutiche specifiche, di percorsi dedicati, e di servizi informativi e di socio-assistenza di cui oggi le pazienti possono beneficiare, AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), in questo mese di novembre, farà partire la prima campagna di sensibilizzazione dedicata alle donne con questo tipo di tumore mammario. L’iniziativa, promossa dagli oncologi e realizzata con il supporto di Gilead, coinvolgerà anche tutte le associazioni di pazienti. AIOM promuoverà la campagna sui propri social e organizzerà una serie di webinar, coinvolgendo oncologi e associazioni di pazienti, che saranno diffusi in diretta streaming su AIOM Tv.  “L’obiettivo – spiega Saverio Cinieri, Presidente Nazionale AIOM – è parlare di questa forma di carcinoma mammario, per illustrare, da un lato, la complessità del percorso di cura, dall’altro, i progressi delle terapie e le prospettive della ricerca”.

 

Perché è così difficile curare il tumore al seno triplo negativo

 

Nel 2020 ci sono state circa 55.000 nuove diagnosi di tumore alla mammella, con circa 8.000 nuovi casi (15% del totale) di tumore al seno triplo negativo (TNBC). “Come indica il nome, in questo sottotipo di carcinoma mammario mancano i recettori (per gli estrogeni, per il progesterone e l’HER2) che invece in altre forme rende possibile agire con terapie mirate fungendo da bersaglio – spiega Lucia Del Mastro, direttore della Clinica di oncologia medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e professore ordinario di Oncologia dell’Università di Genova. – Questa caratteristica ha reso sino a poco tempo fa il TNBC un tumore più difficile da trattare rispetto agli altri, perché affrontabile solo con la chemioterapia e perché in genere caratterizzato da una maggiore aggressività biologica”.

Anche un recente studio francese, pubblicato dalla rivista scientifica online ESMO OPEN, ha dato ulteriore conferma di quanto questo tipo di tumore sia molto più aggressivo rispetto agli altri sottotipi di carcinoma mammario. Dopo avere valutato la sopravvivenza di oltre 20 mila pazienti con carcinoma mammario metastatico tra il 2008 e il 2017, è emerso che la sopravvivenza mediana delle pazienti con recettori ormonali positivi ed HER2 negativi è risultata di 43 mesi, con una sopravvivenza a 5 anni del 36%, che nel sottogruppo HER2 positivi è stata di 50 mesi, con una sopravvivenza a 5 anni del 44%, e che nel sottogruppo triplo negativo è stata registrata una sopravvivenza mediana di soli 14,5 mesi, con una sopravvivenza a cinque anni dell’11%. “Proprio a causa di questa sopravvivenza così ridotta le pazienti con tumore al seno triplo negativo riescono a ricevere meno linee di trattamento, con la percentuale di “attrition rate” (cioè di tasso di abbandono) dei trial clinici che aumenta progressivamente – sottolinea ancora Del Mastro – Guadagnare tempo, ritardando il più possibile la progressione della malattia, è quindi il primo obiettivo da perseguire grazie alle nuove terapie che la ricerca sta mettendo a disposizione”.

Le nuove terapie

 

Le opzioni terapeutiche disponibili fino a pochi anni fa per trattare il TNBC si limitavano alla classica chemioterapia, con risultati decisamente insoddisfacenti. “Il panorama terapeutico oggi invece sta finalmente cambiando anche per questo tipo di tumore – commenta Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toracica dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS “Fondazione G. Pascale” di Napoli – Seguendo il percorso già fatto dalla ricerca negli ultimi due decenni per gli altri sottotipi di tumore mammario, le terapie innovative oggi disponibili sono: l’immunoterapia, che va aggiunta alla chemioterapia nei tumori che esprimono il PDL1, un marcatore di sensibilità immunologica presente in circa il 40-45% di tutti i triplo negativi, gli inibitori di PARP, una terapia orale attiva nei tumori con mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e 2 (che rappresentano circa il 15% di tutti i tumori triplo negativi), e gli  anticorpi farmaco-coniugati, potenzialmente efficaci nella maggior parte dei tumori triplo negativi. Si tratta di terapie che promettono di allungare l’aspettativa di vita senza generare tossicità importanti e di porre le basi per cronicizzare anche il tumore triplo negativo metastatico”.

 

I farmaci per le linee avanzate

 

Se l’immunoterapia e gli inibitori PARP si sono dimostrati efficaci soprattutto in pazienti nelle prime linee di trattamento, gli anticorpi farmaco coniugati, invece, si sono mostrati in grado di andare incontro a un forte bisogno terapeutico non soddisfatto nelle linee più avanzate. Si tratta infatti di farmaci che indirizzano molecole chemioterapiche estremamente potenti direttamente nelle cellule tumorali, grazie al ruolo svolto dagli anticorpi. Sono proprio questi ultimi a legarsi specificamente ad una molecola presente prevalentemente sulle cellule neoplastiche causandone la morte. I tessuti sani, in questo modo, non vengono esposti all’azione del farmaco e gli effetti collaterali per il paziente si riducono.

Il ruolo delle associazioni 

 

Centinaia le associazioni di pazienti che parteciperanno alla campagna. “C’è ancora la necessità di lavorare insieme per creare conoscenza e informazione sul fatto che il tumore al seno non è uno e che le pazienti che ricevono una diagnosi non devono affrontare tutte lo stesso percorso – spiega Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia – Quando si parla di forme tumorali come il triplo negativo, sono ancora tanti gli obiettivi da raggiungere per garantire una buona qualità di cure e di vita”. 

Uno di questi è il diritto delle pazienti di accedere subito alle nuove terapie. “Ancora più delle altre, queste donne non possono e non devono aspettare – aggiunge Anna Maria Mancuso, Presidente di Salute Donna Onlus – Ogni volta che sulla base di comprovati dati clinici si prospetta la possibilità di ricorrere a nuove e più efficaci terapie, il nostro impegno deve  essere indirizzato nel sostenere un’accelerazione nel renderle disponibili e anche nel fare in modo che siano fruibili nel maggior numero possibile di strutture sanitarie”.

Il tema dell’accelerazione della disponibilità di farmaci è anche in cima all’agenda della Fondazione IncontraDonna. “Abbiamo inviato nei primi giorni di ottobre, come Fondazione, una lettera rivolta ai vertici dell’AIFA in cui abbiamo voluto sottolineare come nonostante l’Italia si posizioni tra i primi Paesi europei in ambito di autorizzazione dei medicinali, per quanto riguarda i farmaci per il tumore al seno – in particolare per il tumore al seno metastatico – i tempi di attesa per arrivare in Gazzetta Ufficiale sono ancora troppo lunghi – conclude Sonia Carisi, Direttore Generale Fondazione IncontraDonna – Il tempo è un fattore cruciale, il più rapido accesso possibile per questo tipo di terapie è fondamentale nella lunga strada che deve portare alla cronicizzazione della patologia”.



www.repubblica.it 2022-11-08 17:46:01

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