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Effetto pandemia sulla procreazione assistita, nascite in calo del 20%

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La pandemia sta portando conseguenze drastiche anche sulle nascite con procreazione assistita: è del 20% il calo registrato nel periodo Covid, situazione che preoccupa. Da ciò scaturisce un appello a sostenere i servizi di Pma come strumento per aiutare il Paese a uscire dall’inverno demografico, riaprendo nel contempo il capitolo sulle tariffe dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) relativi al settore, bloccate dalla scorsa legislatura. A lanciarlo, al nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni, è la Società italiana di Fertilità e Sterilità – Medicina della riproduzione (Sifes-Mr), riunita per il congresso annuale a Roma dal 10 al 12 novembre.

Nascite Pma scese del 20%

Per effetto della pandemia, rileva la Sifes-Mr, il calo delle nascite con la Pma è del 20% dal 2019 al 2020. E premette: “L’infertilità viene riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come una vera e propria patologia: è definita come l’assenza di concepimento dopo 12 mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti. In Italia riguarda circa il 15-20% delle coppie”.
Va detto che l’anno scorso, in Italia, per la prima volta si è scesi sotto le 400.000 nascite, un segnale del pesante calo demografico che prosegue da tempo: alle nascite in continua discesa (presto toccheranno il record negativo di 350 mila secondo l’Istat) corrispondono 800 mila morti l’anno. Dall’altra parte, i bambini venuti al mondo grazie alla Pma sono risultati in costante crescita fino al 2019, pari al 3% di tutti i nuovi nati (circa 14.000).

La relazione del ministero

Secondo la recente Relazione al Parlamento firmata dal ministero della Salute sulla Legge 40 del 2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita, dal 2019 al 2020, per effetto della pandemia Covid, si è osservata una diminuzione del ricorso alla medicina della riproduzione: le coppie trattate sono scese da oltre 78.000 a 65.000, i cicli effettuati sono passati da 99.000 a 80.000 (-19%) e i bambini nati vivi sono passati da oltre 14.00 a 11.000 (-20%). Un apporto in meno al calo demografico al quale in Italia si assiste da anni.

Il fattore incertezza sociale

“La grande incertezza sociale legata a questo delicatissimo periodo storico è uno dei motivi per cui in Italia le coppie cercano una gravidanza sempre più tardi – sottolinea Filippo Maria Ubaldi, presidente Sifes-Mr -. Dal 2010 a oggi l’età media al parto delle donne italiane è salita da 31,1 a oltre 33 anni, ed è stato costante anche l’aumento dell’età della donna all’inizio della ricerca di un figlio”.
Ubaldi evidenzia che “è proprio l’età materna avanzata la principale causa di infertilità”. Suggerendo: “Quando la necessità è quella di cercare una gravidanza più sicura e più rapidamente, perché l’età avanza e i tentativi spontanei non raggiungono i risultati sperati, si deve riconoscere l’importante ruolo della Pma, ma soprattutto diffondere la corretta informazione su questo tema e assicurare un corretto ed esteso accesso ai centri specializzati in tutta Italia”.

Il tavolo tecnico

Sull’argomento interviene anche Luca Mencaglia, coordinatore del Tavolo tecnico per la ricerca e la formazione nella prevenzione e cura dell’infertilità istituito presso il ministero della Salute e presidente della Fondazione Pma. “L’Italia si trova nella morsa di una drammatica riduzione delle nascite e l’apporto della Pma potrebbe essere molto maggiore se si dedicassero a questa disciplina più fondi – evidenzia Mencaglia in occasione del congresso – . Pur avendo dato vita a un tavolo tecnico ad hoc, che potesse analizzare e risolvere i problemi relativi al mondo della fecondazione assistita e al quale abbiamo partecipato con entusiasmo, e nonostante il Governo precedente abbia stanziato 234 milioni di euro per la tariffazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) introdotti nel 2017, il Decreto tariffe è rimasto arenato, così come sono ferme le misure che avevamo proposto per facilitare la donazione di gameti anche nel nostro Paese”.

Ecco cosa serve

Dunque cosa occorre? Secondo Mencaglia “serve un’azione decisa per invertire la rotta e venire incontro alle esigenze delle coppie con problemi di infertilità, costrette ancora oggi a spostarsi in altre Regioni o all’estero per tentare di raggiungere l’obiettivo di avere un figlio”.
Mentre, se non ci sarà un intervento da parte del nuovo Governo, per Ubaldi “queste coppie continueranno a essere discriminate in base al luogo dove vivono, e le strutture proseguiranno a erogare servizi a macchia di leopardo, con tutte le disuguaglianze che ne conseguono: una miopia tutta italiana”.

Tariffe legate alle prestazioni

Nel frattempo il tavolo ministeriale ha lavorato per attribuire una tariffa a ogni prestazione di Pma prevista nei Lea. “Si è arrivati alla definizione di costi ragionevoli per prestazioni anche molto avanzate, predisponendo l’introduzione nei Lea di nuove prestazioni con relative tariffe finora completamente ignorate, come la diagnosi genetica preimpianto e il congelamento e scongelamento di gameti ed embrioni – spiega Mencaglia -. L’obiettivo è per tutti quello di ottenere un sistema omogeneo e funzionale anche alla ripresa delle nascite in Italia. Al momento, però, la speranza che qualcosa possa cambiare è sfumata”.

I temi del congresso

Du tutto questo si sta parlando al congresso Sifes, società scientifica presente nell’elenco ufficiale dal ministero della Salute. Oltre alle tematiche socio-politiche, si stanno approfondendo  argomenti medico-scientifici. Eccone alcuni: “I test diagnostici ‘accessorì alla Pma funzionano?”; “La gravidanza dopo fecondazione assistita: multipla, con complicanze, con uno sguardo alla salute dei bambini nati da queste tecniche”; “Genetica e intelligenza artificiale nella riproduzione assistita”; “Nuove frontiere nella stimolazione ovarica”; “Fattori impattanti la salute riproduttiva: dalle malattie infiammatorie e/o autoimmuni alla nutrizione”.



www.repubblica.it 2022-11-10 11:25:07

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