Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Tumori delle vie biliari, l’immunoterapia alla prova della pratica clinica

30

- Advertisement -


Un gruppo di tumori relativamente rari, che in Italia contano ogni anno 5.400 diagnosi, ma che purtroppo sono in crescita. Parliamo delle neoplasie delle vie biliari, i dotti che collegano il fegato all’intestino, spesso silenti e scoperti quando sono già avanzati. Ma se fino a tre anni fa era disponibile solo la chemioterapia, oggi è possibile ricorrere alle terapie target e all’immunoterapia: in particolare i dati del primo studio al mondo real life (cioè dalla pratica clinica e non dai trial clinici) indipendente mostrano che la combinazione di immunoterapia con durvalumab e la chemioterapia in prima linea permette di ottenere una risposta complessiva nel 34,5% dei casi, e di controllare la malattia nell’87,6% (ad un follow up mediano di 8,5 mesi), senza peggiorare la qualità di vita. La sopravvivenza libera da progressione della malattia si è attestata a 8,9 mesi mentre la sopravvivenza globale è di 12,9 mesi. 

Lo studio italiano, pubblicato su Liver International, ha coinvolto 145 pazienti reclutati in 17 diversi centri oncologici che hanno ricevuto durvalumab insieme a gemcibabina più cisplatino. Oggi la combinazione non è ancora approvata dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), ma è disponibile nel nostro Paese grazie a un programma di accesso. Durvalumab è uno degli ultimi farmaci approvati in Unione Europea per i tumori delle vie biliari, sulla base dei dati dello studio internazionale TOPAZ 1: nello studio, i pazienti trattati con l’immunoterapia hanno raddoppiato la sopravvivenza a 2 anni rispetto al placebo (24% vs 12%).

I fattori di rischio e la diagnosi difficile

Esistono diversi fattori di rischio conclamati, tra cui alcune patologie croniche delle vie biliari ma anche alcuni stili di vita scorretti, come un eccessivo consumo di alcol, il fumo di sigaretta e soprattutto l’obesità, il fegato grasso e la sindrome metabolica. “La diagnosi della malattia non è facile in quanto spesso il paziente non presenta sintomi evidenti – spiega Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia Medica presso Humanitas University e IRCCS Humanitas Research Hospital di Rozzano (Milano), intervenuta oggi nel corso del media tutorial organizzato da AstraZeneca – Infatti un quarto dei casi è scoperto per caso e dobbiamo di frequente intervenire su un cancro già in fase avanzata. L’età media di insorgenza era storicamente dai 60 anni in su, ma si sta abbassando: vediamo anche persone di 40 anni, ma non sappiamo perché. Ce ne sono diversi sottotipi, che possono colpire in modo differente uomini e donne”. 

L’importanza di curarsi in centri di riferimento

Secondo survey europee, circa la metà dei pazienti non viene trattata: da una parte perché arriva tardi alla diagnosi, dall’altra perché non è curato in un centro di riferimento per la patologia. “Questa percentuale scende a meno del 20% nei centri di riferimento – riprende l’esperta – Fondamentale l’approccio multidisciplinare perché è una patologia rara e complessa, in cui il chirurgo è specializzato nella chirurgia epato-biliare. In Italia ci sono circa una dozzina di centri specializzati con tutte le expertise, ma non sono ben distribuiti”. Importantissimo rivolgersi anche a un’associazione di pazienti, come Apic, Associazione pazienti italiani colangiocarcinoma, in grado di indirizzare verso i centri più vicini.

L’importanza dei test NGS

Nei centri di riferimento è anche possibile, oggi, accedere ai test di profilazione genomica NGS (Next-Generation Sequencing): piattaforme che analizzano in maniera simultanea più alterazioni molecolari nel genoma di un tumore. “Come per altri tumori – spiega Rimassa – in alcuni casi specifici di colangiocarcinoma possono aiutarci a selezionare le terapie in base alla loro reale efficacia. Tutti i pazienti candidati a terapia medica devono fare NGS in quanto fino al 44% di loro presenta alterazioni molecolari. È quindi fondamentale – conclude – riuscire a garantire questi esami che consentono una corretta profilazione molecolare e anche una prescrizione più appropriata delle terapie”.



www.repubblica.it 2023-12-19 11:36:51

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More