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Più tempo per i pazienti con l’immunoterapia sottocutanea

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Prima è arrivato il Regno Unito, e ora è pronta ad unirsi anche l’Unione Europea nella somministrazione sottocutanea del farmaco antitumorale atezolizumab. La Commissione Europea, infatti, ha appena approvato l’immissione in commercio della formulazione sottopelle dell’anticorpo monoclonale utilizzato contro diversi tipi di tumore. Un cambio di passo importante nel campo delle immunoterapie, perché in questo caso il tipo di somministrazione stravolge profondamente il carico di cura sia per i pazienti che per i sistemi sanitari. In meglio. 

In questa nuova veste – approvata per tutte le indicazioni del farmaco, usato contro il tumore del fegato, della vescica, del polmone e della mammella – sarà possibile ridurre di circa l’80% il tempo necessario a ricevere la terapia. Si passa dalla mezz’ora, un’ora a volte richiesta per la formulazione endovenosa, ai soli sette minuti in media necessari per quella sottocute. Le prove – volte a confrontare la nuova formulazione rispetto a quella tradizionale – hanno mostrato che è possibile farlo, senza mettere a rischio sicurezza ed efficacia dell’anticorpo. A dimostrarlo sono i dati che arrivano dallo studio di fase IB/III IMscin001, che ha confrontato le due formulazioni su un campione di 371 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico che non avevano risposto a chemioterapia.

La nuova formulazione di atezolizumab

A differenza della formulazione endovenosa, in quella sottocute l’anticorpo monoclonale – una forma di immunoterapia che mira a risvegliare l’azione dei linfociti T inibendo la proteina PD-L1 – si trova anche un enzima che degrada l’acido ialuronico, che favorisce da ultimo l’assorbimento del farmaco nel sangue. La notizia dell’approvazione del farmaco sottocutaneo è stata accolta con entusiasmo dagli esperti, così come era stato la scorsa estate all’indomani del via libera nel Regno Unito. Tutti hanno infatti sottolineato come atezolizumab in sottocute permetterà di guadagnare tempo, e così qualità di vita. Un guadagno che si ripercuote anche sui sistemi sanitari, consentendo procedure di somministrazione più snelle, operatori sanitari più liberi e un conseguente risparmio di risorse.

Meno tempo in ospedale, liste di attesa più corte

“Questo tipo di somministrazione sicuramente sarà maggiormente gradita ai pazienti: passare da una somministrazione endovenosa ad un’iniezione sottocutanea ha certamente un impatto psicologico positivo, oltre che un guadagno di momenti preziosi per il paziente e il suo caregiver – ha commentato Silvia Novello, professoressa ordinaria di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Presidente WALCE Onlus – Per il personale sanitario questo significherà poter riorganizzare l’attività di Day Hospital, migliorare i flussi e, a tendere, ridurre potenzialmente le liste di attesa per l’erogazione della terapia”. Senza considerare, ha aggiunto Enriqueta Felip, responsabile dell’unità di oncologia toracica dell’Ospedale di Vall d’Hebron di Barcellona e che ha preso parte agli studi sulla nuova formulazione, che questa potrebbe “consentire, dove possibile, il trattamento al di fuori dell’ospedale”. 

L’arrivo dell’approvazione della nuova formulazione – la prima sottocutanea per un’immunoterapia antitumorale disponibile nell’UE – rappresenta un traguardo importante nel campo. Diverse équipe sono al lavoro da tempo per rendere più agevoli le somministrazioni delle immunoterapie anticancro, sfruttando magari, come in questo caso, una somministrazione sottocutanea al posto delle più tradizionali (e ben più onerose) infusioni endovena. 



www.repubblica.it 2024-01-17 15:23:30

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