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Associazione Coscioni, la legge 40 sulla Pma compie 20 anni – Sanità

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La legge 40 sulla Procreazione
medicalmente assistita compie 20 anni e sono circa “14.000 i
bambini all’anno nati dopo l’eliminazione di divieti
incostituzionali che la legge prevedeva”. A sottolinearlo è
l’Associazione Luca Coscioni. “Grazie alle conquiste raggiunte
con l’intervento della Corte costituzionale – afferma Filomena
Gallo, segretaria dell’associazione – dal 2010 ogni anno nascono
circa 14.000 bambini che altrimenti non sarebbero mai nati.

   
Continueremo a ricorrere ai tribunali per eliminare gli ultimi
divieti”.

   
Il 10 febbraio 2004 veniva infatti approvata dal Parlamento
la legge 40, ‘Norme in materia di procreazione medicalmente
assistita’. Il 19 dello stesso mese la legge è stata firmata e
poi pubblicata in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore Il 10
marzo. Una legge, rileva l’associazione Coscioni, “colma di
divieti incostituzionali contro il diritto alla salute
riproduttiva, alla libertà di scelta nell’accesso alle cure e
contro la libertà di ricerca scientifica, che l’avvocata Gallo
insieme all’associazione e ad altre associazioni di pazienti e
coppie ha da subito posto al centro di un’incessante azione
politica e di difesa legale”. Nel 2005 (il 12 e 13 giugno) venne
promosso un referendum popolare sull’abrogazione di buona parte
dei divieti. Non fu raggiunto il quorum ma l’80% di chi votò,
sottolinea Gallo, “scelse di cancellare le proibizioni sulla
fecondazione assistita e sulla ricerca sulle cellule staminali
embrionali”. Negli anni l’Associazione Coscioni ha inoltre
attivato, prosegue, “giurisdizioni nazionali e internazionali
rendendo possibile: la fecondazione di più di tre gameti
cancellando l’obbligo di contemporaneo impianto; la fecondazione
eterologa; l’accesso alla PMA per le coppie fertili portatrici
di patologie genetiche”. Ad oggi, precisa l’associazione,
“restano il divieto di ricerca scientifica sugli embrioni non
idonei per una gravidanza, su cui il Parlamento è stato chiamato
a legiferare nel 2016 dalla Consulta, la discriminazione di
accesso alle tecniche e la disuguaglianza tra Regioni”.

   

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www.ansa.it 2024-02-09 09:03:38

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