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Malattia X, la nuova pandemia può arrivare anche domani. Ecco i virus più pericolosi

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Attaccherà soprattutto le vie respiratorie, come ha fatto il virus SARS-CoV-2. Ma potrebbe essere 20 volte più letale. “La Malattia X è dietro l’angolo  – spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore dell’Ospedale Galeazzi di Milano -. Potrebbe sorprenderci anche domani, con una nuova pandemia in grado di metterci in scacco”. Se il Covid è stato la prima Malattia X, dunque, si fa sempre più concreta l’idea che ne arrivi un’altra sensibilmente più potente. L’allarme parte dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità): “Può succedere ancora”, ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesusal al World Economic Forum di Davos del gennaio scorso. Un’eventualità che preoccupa gli esperti.

Cos’è la malattia X

Su cosa sia la Malattia X è stata la stessa Oms a fornire chiarimenti. Tedros Adhanom Ghebreyesus, che oltre a essere il direttore generale dell’Oms è anche un biologo esperto in immunologia, ha spiegato: “Tutti gli anni l’Oms stila una lista delle malattie emergenti. Abbiamo inserito Mers, Zika, Ebola. Ma abbiamo detto anche che ci sono cose che potrebbero succedere e che oggi non conosciamo. A ciò abbiamo dato il nome di Malattia X. Si tratta, quindi, di una malattia ipotetica, provocata da un agente patogeno che ancora non è stato identificato dagli scienziati”.

Lo stesso direttore generale dell’Oms ha più volte sottolineato che da tempo l’Organizzazione mondiale della sanità ripete che il verificarsi di una pandemia “è una questione di quando e non di se”. “Se lo diciamo non è per creare il panico, ma per prepararsi – ha evidenziato -. Il tempo di prepararsi alla nuova pandemia è adesso, non quando arriva”. Aggiungendo: “Potrebbe essere causata da un virus influenzale o da un nuovo coronavirus, oppure da un nuovo agente patogeno che ancora non conosciamo”.

Pregliasco: “Il pericolo viene da molti agenti virali”

Della Malattia X parla anche il virologo Pregliasco. “L’Oms, ma anche i Centers for Disease Control and Prevention (organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti) – prosegue Pregliasco -. Il ministero della Salute in Italia lo fa nel nuovo Piano pandemico, dove parla di patogeno X, non di nuovo patogeno in senso stretto, ma della possibilità che inneschi una nuova pandemia, attaccando le vie respiratorie. In questa “famiglia” dobbiamo inserire molti agenti virali, tutti presenti nel nuovo piano, definiti pericolosi perché hanno caratteristiche potenziali di generare varianti che possono contagiare la popolazione, proprio come ha fatto SARS-CoV-2″.

“Può accadere anche domani”

È sempre Pregliasco a parlare: “Di sicuro le pandemie hanno costellato la vita e la storia dell’uomo: nel Medioevo hanno determinato le pestilenze, ma già le troviamo nel 430 a.C., nelle citazioni Tucidide. Quello che possiamo affermare è che mediamente arrivano ogni 17 anni. Ovviamente parlo anche dell’influenza”.

“Cos’è cambiato rispetto al passato? La stuazione si è fatta più pesante perché incidono quattro fattori – prosegue il virologo. Abbiamo una densità di popolazione più alta; i viaggi sono più frequenti; influisce il cambiamento climatico, con situazioni ambientali che favoriscono la circolazione virale. Infine c’è l’atteggiamento umano, ossia l’abbassamento della percezione del rischio, che ci fa dire: ora non c’è più pericolo e quindi non è necessario proteggersi. Di conseguenza dobbiamo fare i conti con situazioni non controllabili, pandemie che potrebbero scatenarsi in qualsiasi momento: anche domani”.

L’imperativo: prepararsi subito

Veniamo da un passato in cui virus come Zika, Chikungunya o Dengue erano gestibili. Ora non più. “La Sars emersa nel 2005 è stata circoscritta perché il virus poteva essere fermato solo controllando i pazienti sintomatici – ricorda Pregliasco – . Adesso le cose stanno diversamente: i virus sono veloci nel circolare, colpiscono da un capo all’altro del mondo in poco tempo e possono contare su vettori che i cambiamenti climatici spostano sempre più dai Paesi tropicali a quelli europei. Quindi dobbiamo attrezzarci sin da ora”. Cosa fare? Secondo Pregliasco “ci vuole sensibilità, sia da parte dei cittadini che delle istiituzioni”. “Dobbiamo fare buon uso dell’insegnamento positivo che ci ha lasciato Covid – dice -. Puntiamo a semplificare le procedure e al dialogo tra istituzioni”.

E cosa dobbiamo aspettarci? Una pandemia generata da virus o da batteri? “I virus hanno la capacità di provare nuove varianti, quindi è più probabile che arrivi da questi – conclude l’esperto – . Quali segnali ce lo faranno capire? A contare è la concentrazione di casi nel tempo e nello spazio. A tale proposito si parla malattia sporadica, endemica, epidemica e pandemica. Ma è la capacità di monitorare la situazione che fa la differenza, e la comunicazione va governata nel modo giusto”.

La lista dei rischi

La malattia X, chiamata Disease X in inglese, è stata inserita dall’Oms nell’elenco delle malattie prioritarie tra quelle che hanno un potenziale epidemico. Nell’elenco ci sono anche Covid, febbre emorragica Congo-Crimea, malattia da virus Ebola e malattia da virus di Marburg, febbre di Lassa, sindrome respiratoria da coronavirus Medio Orientale (MERS-CoV) e sindrome respiratoria acuta grave (SARS), infezione da virus Nipah e malattie causate da henipavirus, febbre della Rift Valley, infezione da virus Zika.

Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell’Oms, ha spiegato che accendere i riflettori su virus e agenti patogeni – anche sconosciuti – per ricercare e sviluppare contromisure è “essenziale per una risposta rapida ed efficace alle epidemie e alle pandemie”. Parlare di malattia X, quindi, serve a identificare “lacune di conoscenza e priorità di ricerca”.

L’incognita vaccini

Infine il capitolo vaccini. Nell’eventuale risposta contro l’ipotetica Malattia X, gli sforzi degli esperti si concentrano sui vaccini che dovranno essere creati e somministrati per contrastare rapidamente l’emergenza. L’obiettivo è fornire una risposta celere ed efficace, soprattutto in caso di una diffusione su larga scala della malattia. Ma l’Oms ha avvertito che, come nel caso della precedente pandemia, non vi è alcuna garanzia che i vaccini siano pronti ed efficaci in tempi rapidi.

D’altro canto bisogna tenere conto del fatto che la pandemia Covid potrebbe aver reso più facile il percorso perché ha stimolato lo sviluppo di nuovi progetti di vaccini, compresi alcuni che possono essere rapidamente riproposti per colpire nuovi agenti patogeni. È il caso dei vaccini basati sull’mRNA. Questa formula contiene un breve pezzo di materiale genetico che fa sì che le cellule immunitarie del corpo producano la proteina spike del coronavirus. Ma questa formula potrebbe essere aggiornata per fare in modo che le cellule producano una proteina diversa, semplicemente riscrivendo la sequenza dell’mRNA.



www.repubblica.it 2024-02-21 09:32:59

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