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Borgna: “La lezione di Basaglia a 100 anni dalla nascita: restituì dignità ai pazient…

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A quarant’anni dall’approvazione della legge di riforma della assistenza psichiatrica, voluta e realizzata da Franco Basaglia, non si può non riflettere sulle fondazioni teoriche e pratiche del suo discorso. Le premesse alla rivoluzione, che gli ha consentito di cambiare radicalmente il modo di essere della psichiatria, sono state (direi) queste: il mettere fra parentesi ogni apparente certezza somatologica, l’importanza della introspezione e della immedesimazione nelle esperienze vissute e negli stati d’animo delle persone, malate, o non malate, la importanza delle relazioni umane fra chi cura e chi è curato, il rispetto della dignità e della umanità di ogni forma di sofferenza psichica, e la consapevolezza che la cura in psichiatria non possa se non svolgersi nel contesto di una collaborazione che non veda  gerarchie.  Sono state le premesse alla redenzione di una psichiatria perduta ai valori e ai significati umani della follia, e recuperata nella sua umanità e nella sua donazione di senso.

La rivoluzione di Basaglia

A cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, possiamo dire che queste premesse sono confluite nella straordinaria trasformazione di una psichiatria che, eterogenesi dei fini, proprio in Italia, nella quale la psichiatria manicomiale ha avuto le sue più strazianti conseguenze, è giunta alla riscoperta e alla rifondazione di ideali, che sembravano perdersi in una utopia sognatrice, e si sono invece concretati nella cancellazione dei terrificanti luoghi manicomiali.

Sono stato il direttore di un manicomio solo femminile, a Novara, e questo mi ha consentito di fare una psichiatria umana con le porte aperte, e senza alcuna contenzione, che continua ad essere presente nei servizi ospedalieri di psichiatria. Questo mi è stato possibile solo perché la follia femminile non conosce l’aggressività di quella maschile: Antonio Slavich, che è stato il primo allievo di Basaglia, e direttore poi dei manicomi di Genova, ha scritto in un suo bellissimo libro, che dei manicomi italiani salvava il solo manicomio femminile di Novara.

Franco Basaglia

Franco Basaglia 

 Il cuore della rivoluzione

La conseguenza radicale e sconvolgente della legge di riforma è stata la chiusura degli ospedali psichiatrici, e questo a quarant’anni dalla sua approvazione, non può non essere ricordato nella sua rivoluzionaria significazione storica. Il cuore teorico della rivoluzione, che ha cambiato il modo di fare psichiatria, si rispecchia nelle considerazioni di Basaglia nelle sue conferenze brasiliane, quando dice in particolare che noi psichiatri non possiamo non andare alla ricerca di un ruolo che ci metta, per quanto è possibile, alla pari con chi sta male, e in una condizione di vita in cui la malattia sia messa fra parentesi.

Questa tesi si è rispecchiata in modalità radicalmente diverse di svolgere gli incontri terapeutici; e questo perché, solo mettendo fra parentesi la malattia, ci si avvicina alla sofferenza psichica, cogliendone la fragilità, e la umanità. La psichiatria manicomiale, che non è nemmeno oggi scomparsa dal modo di agire in psichiatria, si radicava in una esclusiva attenzione alla malattia, e non alla soggettività, alla interiorità, alla storia della vita, alla persona, di chi veniva curato.

Questo cambiamento di paradigma si è accompagnato alla rinascita delle emozioni nella conoscenza e nella cura della sofferenza psichica, non più considerata come qualcosa da analizzare con la freddezza di un chirurgo, che taglia, e ricompone, un organo malato, ma come una ferita viva da arginare con la pazienza e la immedesimazione nella vita interiore di chi sta male. Senza questo cambiamento di paradigma, che dobbiamo alla genialità di Basaglia, non saremmo giunti a conoscere la follia nella sua fragilità e nella sua nostalgia di gentilezza e di solidarietà, e nelle sue ultime radici della sua umanità.

La psichiatria italiana, oggi

I problemi della psichiatria di oggi sono quelli che rinascono dai modi, con cui si curano le pazienti e i pazienti nei servizi ospedalieri di psichiatria, nei quali non mancano dilaganti farmacoterapie e contenzioni, porte chiuse e mancanza di ore di ascolto e di dialogo. Condizioni di cura non diverse da quelle manicomiali e non diverse da quelle che si hanno in case di cura private. Non potrei non ricordare come Basaglia non volesse l’apertura di servizi di psichiatria ospedaliera, temendo quello che poi è avvenuto.

Sarebbero stati i reparti di medicina generale, in stanze ovviamente separate, ad accogliere le pazienti e i pazienti con problemi psicopatologici. Quelli, che sono i servizi ambulatoriali e le comunità di psichiatria, che prima della legge di riforma non esistevano, sono invece, per quanto mi è possibile conoscere, idonei a svolgere una psichiatria non lontana da quella che Franco Basaglia considerava una psichiatria che conosce e rispetta la dignità e la libertà delle pazienti e dei pazienti.

Così si concludono le mie riflessioni sulle fondazioni cliniche ed etiche di una psichiatria che Franco Basaglia ha radicalmente rifondata: liberandola dai pregiudizi che non ne riconoscevano la dignità e la umanità.

 

Eugenio Borgna è primario emerito di psichiatria dell’ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Milano. È uno degli esponenti italiani di punta della psichiatria fenomenologica



www.repubblica.it 2024-03-11 10:50:37

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