Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Denatalità la ricetta di Farmindustria: lavoro flessibile e incentivi

19

- Advertisement -


Che c’entra Farmindustria, l’associazione degli industriali del farmaco, con la scarsa natalità del nostro paese? C’entra perché in qualche modo pare che l’industria farmaceutica una possibile soluzione l’abbia trovata e i numeri snocciolati all’incontro romano su “Natalità: una questione di coppia” vanno certamente in controtendenza rispetto a una situazione italiana definita da “glaciazione” dei nuovi nati.

Tante donne all’apice nell’industria del farmaco

E vediamoli questi numeri: la media nazionale dei nuovi nati nelle aziende farmaceutiche è del 45% più alta rispetto alla media nazionale, e la percentuale di donne nelle imprese del farmaco è elevatissima: 53% nel campo della ricerca, il 45% dei quadri e il 46% dei dirigenti. Ma avere tante donne non sempre si traduce nell’avere tanti bambini e la differenza la fa il sistema di welfare offerto: tutti i dipendenti sono coperti da assistenza sanitaria integrativa, oltre il 90% delle aziende applica da anni smart working, part-time, flessibilità oraria in entrata e uscita, permessi retribuiti per visite mediche in aggiunta al contratto nazionale, il 58% delle imprese offre asili nido e rimborsi spese per istruzione e baby sitter, il 47% congedi e aspettative per maternità più lunghi rispetto al contratto nazionale.

Il caso Msd

Poi, c’è chi va oltre, come Msd. “Da noi – racconta Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata Msd Italia – non c’è differenza di salario tra uomini e donne, e abbiamo costruito un welfare aziendale chiedendo ai nostri dipendenti di cosa avrebbero avuro bisogno. Risultato: tra le altre cose, abbiamo eliminato le timbrature, introdotto flessibilità oraria, fornito sedie ergonomiche e scrivanie per il lavoro da casa, ma anche congedi parentali per il padre, borse di studio per i figli e libri scolastici, mensa gratuita, servizi di tintoria e sostegno psicologico. E giornate di informazione ai nostri dipendenti sulla fertilità”.

I figli si fanno dove ci sono le condizioni per farli. “Non fai un figlio per i 300 euro di bonus  perché dai 6 mesi di aspettativa ai papà – premette lo psichiata Paolo Crepet – ma se ci sono asili nidi e materne per tutti, elementari atempo pieno, pulmini gialli che prendono i bambini per portali a scuola e li riportano alle 18.30, come fanno in Olanda e Danimarca. Perché non lo facciamo anche noi che abbiamo pure un Pil superiore? Non c’è un rapporto di causa-effetto ovviamente, ma sai che se fai un figlio il sistema ti aiuta. Non c’è un welfare per genitori”.

L’età dei figli sempre più avanti

Se questo è uno dei due aspetti del problema, l’altro – indissolubilmente legato al primo, però – è anche l’età più avanzata in cui si pensa a un figlio. Ignorando spesso che la fertilità non dura per sempre. Lo ignorano le donne, che pensano di avere tanto tempo davanti e lo ignorano anche i maschi, la cui fertilità da un decennio è in caduta libera. E c’è un problema di comunicazione di questi aspetti. Dove si dovrebbe cominciare? Lo scriviamo da almeno un decennio: la scuola è il posto giusto e l’Italia è uno dei pochissimi paese europei a tener fuori fertilità, prevenzione della malattie, conoscenza del proprio corpo, sessualità e affetto delle relazioni, rigorosamente fuori dalla scuola.

La proposta: screening della fertilità per maschi e femmine

“All’interno del tavolo ministeriale su stili di vita e fertilità – propone Maria Rosaria Campitiello, ginecologa e capo della segreteria tecnica del ministro della Salute – vorremmo proporre alle ragazze a 20, 25 e 30 anni uno screening della fertilità con ecografia basale e il dosaggio dell’ormone antimulleriano, che consente di stimare la riserva ovarica e quindi le possibilità riproduttive. Per i maschi uno spermiogramma, già a carico del Ssn”.

Fertilità maschile in caduta libero

Già, i maschi. Pensano di non essere mai loro i responsabili delle difficioltà di concepimento. Pensano di essere fertili fino a un’età avanzata – precisa Pier Francesco Bassi, professore di Urologia all’università Cattolica – e non sanno che diabete, obesità, fumo, alcol, droghe, infezioni, inquinamento e alcune patologie stanno colpendo duramente la fertilità: la stima è che nel 2070 i maschi saranno meno fertili del 50% rispetto al 2000″. In appena 70 anni…

 



www.repubblica.it 2024-03-13 14:14:22

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More